Io, prete di periferia e le veglie per le vittime dell’omofobia
Intervista a Francesco Michele Stabile, parroco di San Giovanni Bosco a Bagheria (Palermo), 9 maggio 2013
Sono don Francesco Michele Stabile, parroco a Bagheria (Palermo) e docente di storia della chiesa. Sono prete da cinquanta anni, da cinquant’anni insegno, a sessant’anni ho deciso di fare il parroco di un quartiere di periferia. Ho cercato di assimilare lo spirito del concilio Vaticano II. Mi sono impegnato perché la nostra chiesa palermitana ne realizzasse la vita di comunione e di partecipazione come popolo di Dio, rompesse con il collateralismo politico, vivesse incarnata nel territorio, lottasse contro clientelismo e mafia.
Negli anni ottanta con un gruppo di amici preti e laici cattolici, non conoscendo nulla della realtà del mondo gay, abbiamo voluto conoscere da vicino il mondo degli omosessuali. Abbiamo perciò invitato alcuni omosessuali da noi conosciuti perché ci raccontassero della loro vita.
Fu un incontro di ascolto che ci fece comprendere molte cose, ma fu anche un momento di confronto per chiarire le nostre difficoltà e le nostre perplessità su un mondo omosessuale che ci appariva a volte troppo esibizionista e con troppa promiscuità. Poco sapevamo dei sentimenti e dell’amore.
Come ha scoperto le veglie per le vittime dell’omofobia. Che cosa hanno suscitato in Lei quando vi ha partecipato? Ho conosciuto il gruppo Ali d’aquila (di Palermo) che si incontra presso la rettoria di S. Francesco Saverio all’Albergheria affidata al mio amico don Cosimo Scordato. E’ attraverso questo gruppo e a don Cosimo che ho saputo delle veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia.
Ho ritenuto mio dovere partecipare e ho dissentito dalla disposizione dell’arcivescovo Romeo che in un primo tempo negò il permesso di svolgere la veglia nella chiesa di S. Lucia. Si trattava di preghiera e non di propaganda o di un convegno. Partecipai alla veglia davanti l’atrio con un gruppo della nostra comunità parrocchiale.
Quale messaggio importante le veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia lanciano a tutti i credenti delle nostre chiese? Anche se non condividono le scelte di vita di altri fratelli e sorelle, contro ogni forma di violenza, devono impegnarsi per una cultura rispettosa della persona umana e delle sue scelte
Le veglie hanno favorito un cambiamento nelle persone che hanno condiviso questo momento? La preghiera vera è sempre momento di unione, di apertura, di accoglienza, di riconciliazione.
Con quale speranza parteciperà alla veglie di quest’anno? La speranza è che venga sempre più rispettata la dignità di ogni persona umana che va accolta in quanto il suo valore è anteriore a qualunque orientamento personale e a qualunque scelta di vita.