Io sono chiesa. Perchè gay e lesbiche credenti non possono chiamarsi fuori
Riflessioni tratte da sisterfriends-together.org (Stati Uniti) del 1 gennaio 2006, liberamente tradotte da Pina
Perche’ infastidire la chiesa? Questa sembra essere la ragionevole domanda che ogni gay all’interno della chiesa cristiana dovrebbe porsi, in particolare dopo che tanti hanno detto e fatto tutto quello che potevano per far sì che le persone gay, lesbiche, bisex, trans e queer (GLBTQ) sappiano quanto essi siano sgraditi e indesiderati, a meno che, naturalmente, non rifiutino o si pentano del proprio orientamento sessuale …
… e, naturalmente, non mi sorprende che le persone GLBTQ rimangano fuori dalla chiesa ad oziare, confusi dai nostri continui sforzi di trovar loro una sistemazione o di far sì che le loro relazioni vengano accettate e celebrate in chiesa.
Non ha senso negare che all’interno delle politiche istituzionali di alcune chiese e nella retorica di certi cristiani non è avvenuto nulla, se non una timida accoglienza, e le storie di crepacuore e soprusi verso gay e lesbiche da parte della chiesa sono sconcertanti.
• Un ministro del culto di una coppia lesbica, attiva nella chiesa da anni, rifiuta di battezzare il loro neonato affermando che, in quanto lesbiche, esse sono incapaci di crescere il bimbo in una vera casa cristiana.
• Un maestro di musica, gay, che suona in una chiesa, viene licenziato quando si scopre che ha l’AIDS, lasciandolo ad affrontare le lunghe cure mediche senza copertura assicurativa.
• Una pastora lesbica nasconde la propria identità sessuale e la sua compagna di vita per quasi venti anni, perché la politica della chiesa richiede che lei nasconda chi è piuttosto che vivere apertamente, sotto la minaccia di essere espulsa dal ministero.
• Una lesbica di circa venti anni si suicida dopo che i suoi genitori le avevano ripetutamente detto che non era più la benvenuta a casa e che sarebbe stata riconosciuta come figlia se avesse rinunciato ad essere lesbica ed avesse iniziato a vivere una vita cristiana.
• Un giovane gay cristiano viene affrontato dal gruppo pastorale della sua chiesa e bloccato fisicamente mentre tentano di scacciare da lui i demoni omosessuali.
• Calunniando gay e lesbiche come minaccia per la famiglia americana, i personaggi della televisione cristiana si arricchiscono con le offerte date dai propri seguaci sinceri ed intimiditi.
Le chiese cristiane, spesso, sono tra i più grandi sostenitori a livello di contributi finanziari (ndr delle campagne contro i gay), mentre il potere statale e la legislazione nazionale vietano i benefici e il riconoscimento delle coppie dello stesso sesso.
• Nelle congregazioni diffuse sul territorio non è consentito alle coppie gay di onorare il proprio impegno nell’ambiente di chiesa, i sacerdoti gay sono rimossi dal servizio e ai membri gay è negato il diritto di partecipare alla comunione.
• I sermoni che vengono regolarmente pronunciati dai pulpiti nell’intera nazione diffondono bugie e falsi stereotipi su gay e lesbiche, mentre viene trascurata la loro cura pastorale …
Mi piacerebbe che la chiesa fosse migliore della società. Vorrei che fosse più amorevole, compassionevole, impegnata nella giustizia per tutti, più disposta a concedere clemenza che punizione e che le stesse persone che formano il grande mondo, formino la chiesa.
La chiesa come istituzione appare imperfetta o giusta come coloro che si radunano all’interno delle sue mura, ne stabiliscono le linee di condotta e proclamano le sue verità, siano esse giuste o sbagliate.
Ci sono ampi spazi all’interno della chiesa di Cristo dove l’amore è stato sostituito dalla legge e un Dio del castigo compare in sostituzione del Dio della grazia.
Io non ho ancora lasciato la chiesa perché ho più motivi per rimanere che per andare, la maggior parte delle volte…e così rimango nella chiesa.
Quando penso al perché rimango nella chiesa, mi ricordo della mia esperienza di lavoro, durante lo scorso anno, con i senza tetto in una delle aree più povere di San Francisco, conosciuta come Tenderloin.
Tra coloro che vivono per strada ho sentito storie inquietanti riguardo le chiese all’interno del circondario che, durante il giorno, chiudevano le porte a coloro che, fuori, erano affaticati e congelati e la domenica mattina rifiutavano l’entrata a qualsiasi senza tetto, uomo o donna, che puzzasse di alcol.
Se queste storie sono vere o esagerate non ne sono sicuro. Prego soltanto che siano i racconti immaginari di pochi, ma, purtroppo, temo che siano le reali esperienze di troppi, perché ho visto la stessa scena nei confronti di gay e lesbiche. Lo abbiamo visto tutti. Molti di noi lo hanno appreso direttamente.
Ma ho visto qualcos’altro e per questo rimango nella chiesa, perché in una fredda mattina d’inverno, all’interno del santuario di Sant’Antonio, sperimentai ciò che la chiesa sarà un giorno.
Mentre entravo attraverso le pesanti porte di legno davo un’occhiata all’imponenza di questa vecchia e gloriosa cattedrale e lì tra le panche vidi i senzatetto, uomini e donne, distesi stretti e addormentati, mentre un prete in abito talare si muoveva tra di loro, mettendo a posto i libri delle preghiere della messa del mattino.
Si muoveva come un sussurro per non disturbarli, rompendo il silenzio se non con un’occasionale parola gentile a coloro che accennavano un saluto mentre passava.
Appresi che ogni mattina le porte della Sant’Antonio si spalancano ai poveri che entrano in una chiesa che vive all’altezza del suo nome, una chiesa autentica divenuta rifugio sicuro, un santuario di Dio che offre calore e benvenuto a tutti quelli che entrano.
Allo stesso modo, esistono congregazioni individuali all’interno della chiesa comune che costituiscono un’oasi per gay e lesbiche e per tutto il popolo di Dio.
Queste congregazioni sono luoghi in cui tutto è culto, dove la vita e i doni di ciascuno vengono ricevuti con riconoscenza e dove tutti i rapporti d’amore sono riconosciuti e consolidati.
Non ci sono estranei ma tutti coloro che entrano sono “famiglia”. Quindi, io rimango nella chiesa, non solo perché queste congregazioni-oasi esistono, ma perché mi permettono di sognare ciò che l’intera chiesa potrebbe divenire. Sogno, prego e spero.
C’è un’altra ragione per cui continuo a partecipare alla vita di chiesa e non solo perché credo in ciò che essa può e dovrebbe essere in questo mondo, ma perché, semplicemente dico, io sono la chiesa.
La chiesa non è un edificio o un’istituzione: la chiesa è ogni singolo credente ed è costruita nel cuore umano piuttosto che nella pietra.
Come dice William L. Countryman in “Donato dalla diversità: gay e lesbiche cristiane nella chiesa”, “non sprecheremo tempo giustificando la nostra presenza nella chiesa.
Come cristiani battezzati, noi stessi siamo la chiesa e siamo, ovviamente, qui come sempre lo siamo stati, fine del discorso”.
Nessuno ha bisogno di darmi accoglienza. Nessuno ha bisogno di liberare uno spazio per me e di invitarmi al tavolo di Dio.
Io sono già nella chiesa, quindi non è necessaria nessuna accoglienza e sono già stato invitato da Cristo al tavolo e il mio spazio mi è stato assicurato tanto tempo fa dal suo prezioso e misericordioso dono d’amore.
Dunque, perché dovrei dar fastidio alla chiesa? Mi preoccupo della chiesa perché Dio si è preoccupato di me, imperfetto come ero e imperfetto come sono.
Anche la chiesa è imperfetta e Dio chiama ognuno di noi. Sono impegnato ad offrire ciò che ho e chi sono per determinare la sua trasformazione. Nel frattempo, ci vediamo al tavolo! Diffondete la Parola!
Testo originale: Why Bother With the Church?