Gay 17enne si uccide: “non sono stato abbastanza forte”
Articolo di Marco Pasqua del 6 dicembre 2012 tratto dall’Huffington Post Italia
Josh Pacheco aveva 17 anni e due mesi fa aveva fatto coming out con la madre. Lo scorso 27 novembre si è tolto la vita, nella sua casa di Fenton, nel Michigan. Colpa del bullismo omofobo di cui è stato vittima, secondo i genitori, fuori e dentro la sua scuola.
“Era un ragazzo divertente e davvero molto sensibile, oltre ad essere sempre attento a non ferire i sentimenti altrui – racconta la mamma, Lynnette Capehart, parlando con “The Flint Journal/MLive” – Non aveva molta voglia di parlarci dei problemi con i bulli”. Problemi che sarebbero stati sottovalutati all’interno della sua scuola. “Nessuno dei professori mi ha mai detto nulla, eppure qualcuno sapeva”, si sfoga la donna.
Josh amava l’arte e la musica (dai Beatles ai One Direction), era un 17enne pieno di senso dell’umorismo e faceva parte di una compagnia teatrale. “Quando mi ha detto di essere gay – racconta Lynnette – non mi sono stupita”. Per lei non cambiava assolutamente nulla.
La prima volta che si è accorta che qualcosa non andava per il verso giusto, a scuola, è stato lo scorso 6 ottobre. Lei era fuori casa, e il figlio era andato ad un ballo. Piangeva ed era anche molto arrabbiato, ma si rifiutava di dirle il perché. Dopo la sua morte, ha scoperto – parlando con alcuni compagni scolastici – che era stato spintonato negli spogliatoi e infastidito. “Non mi stupisce il fatto che non mi abbia mai detto nulla – commenta oggi la mamma – Non voleva far arrabbiare la gente”.
Il fine settimana dopo il giorno dl ringraziamento, Josh aveva parlato con la sorella, della sua vita e del futuro. Aveva fatto considerazioni che, riferite ai genitori, li avevano preoccupati. Per questo Lynnette gli aveva parlato e aveva deciso di prendere un appuntamento con uno psicologo per il 28 novembre. Troppo tardi.
Il 27 novembre, intorno all’ora di pranzo, Josh scrive uno status sul suo profilo Facebook, citando una frase pronunciata da Frodo Baggins, nel Signore degli anelli: “Mi duole annunciare che questa è la fine. Io me ne vado. Vi saluto dal più profondo del cuore. Addio”.
Il patrigno, Michael Capehart, lo legge e, naturalmente, si preoccupa. Josh, quel giorno, era rimasto a casa, perché non si sentiva bene. Il patrigno chiama immediatamente un vicino di casa, chiedendogli di fare un controllo. Alla porta, però, non rispondeva nessuno.
Lo hanno trovato nel furgone acceso, all’interno del garage, con le serrande abbassate. Josh era già morto. Prima di morire ha lasciato dentro al furgone un messaggio, scritto su un foglio di carta: “Mi dispiace non aver saputo essere più forte”.
Da quel giorno, Lynnette e Michael hanno ricevuto numerose segnalazioni da parte degli amici, secondo i quali il 17enne era vittima di bullismo. Un particolare confermato da alcuni docenti il giorno dei suoi funerali, ai quali hanno preso parte più di 400 persone (non solo compagni di scuola). “Nessuno, però, mi aveva mai detto niente”, dice la madre.
La scuola, intanto, sta pensando di organizzare una serie di incontri sul bullismo e sulle problematiche connesse al suicidio. Non servirà più a Josh, ma forse potrà aiutare qualcun altro. “Vedete a cosa portano anni di bullismo?”, dice il padre.