I gay cristiani di Kairos: “Non diteci che dobbiamo guarire”
Articolo di Michele Brancale pubblicato sul sito de La Nazione del 10 ottobre 2013
Alcuni di loro avevano partecipato nel 2009 al convegno ‘Il Vangelo che abbiamo ricevuto’, al quale presero parte diversi gruppi cattolici, nell’auditorium presso la chiesa di Santo Stefano in Pane (a Firenze). Sotto la sigla ‘Kairòs’ si riuniscono alcuni cristiani omosessuali di Firenze.
Hanno scritto in questi giorni una lettera al direttore di Toscana Oggi, il periodico che dà voce alla vita delle diocesi toscane, per raccontare di sé, di quello che fanno, delle loro attese.
La lettera segue uno scambio epistolare particolare: si sono rivolti infatti a Papa Francesco e gli è stato risposto dalla Segreteria di Stato con apprezzamento per il gesto e le parole “di spontanea confidenza”.
Nella lettera anche il “saluto benedicente” da parte del Santo Padre, formula rituale in questi messaggi ma che è stata da essi colta come una novità. Nella lettera a Toscana Oggi, gli appartenenti a ‘Kairòs’ spiegano di essere “attivi da più di dieci anni nella diocesi fiorentina e in tutta la Toscana: siamo giovani, adulti, uomini e donne, persone in cerca di Dio, cariche di domande e di speranza. Kairòs è un gruppo di preghiera, di informazione e di relazione”.
“Le scriviamo a proposito del dibattito sulla legge contro l’omofobia che è stato ospitato più volte sul suo settimanale, sia nella sua versione cartacea che web: tante parole, tanti discorsi… Ma la cosa migliore non sarebbe ascoltare chi vive in prima persona queste situazioni?”.
I firmatari descrivono poi alcune situazioni in cui vengono a trovarsi: “Dio ci ha creati così e abbiamo imparato ad amarci, anche se molti di noi hanno fatto esperienza di discriminazione, di violenza, di isolamento.. Non crede che lo Stato debba dare una risposta anche a questo disagio e promuovere il pieno sviluppo di ogni persona?”. Alcune lettere che “avete recentemente pubblicato mettono addirittura in dubbio la naturalezza del nostro modo di amare, mentre noi sappiamo che non è possibile cambiare la propria affettività, si può solo scegliere come viverla.”
Questo troverebbe conferma, a detta di Kairòs, anche nelle ricerche fatte dai più da Apa(Associazione Psicologi Americani), l’Organizzazione mondiale della sanità, nonché l’Ordine degli psicologi Italiani.
Perciò “ci sentiamo offesi dal fatto che in un giornale come il suo venga dato spazio a certe lettere in cui si parla di ‘terapie riparative’ e di ‘guarigione dall’omosessualità’. Ha presente quanta sofferenza c’è dietro quei metodi cosidetti ‘riparativi’? Alcuni ragazzi del nostro gruppo hanno vissuto l’esperienza di queste cosidette ‘terapie’ e, ahimè, ne portano ancora i segni”. Non solo quelle terapie sarebbero “inefficaci, ma sono drammatiche per chi le subisce, e definite nocive dagli ordini degli psicologi di tutto il mondo”. La lettera si conclude con l’augurio di un approfondimento.
“Né io né il mio giornale – replica il direttore Andrea Fagioli – abbiamo offeso nessuno. Abbiamo semplicemente dato spazio ad alcune opinioni diverse da quelle del gruppo Kairòs, il quale, a sua volta, è stato regolarmente ospitato sul giornale e sul nostro sito internet. Anzi, proprio in seguito ad alcune loro sollecitazioni abbiamo aperto un ampio dibattito che ha trovato posto in ben due pagine del giornale. Da parte nostra, quindi, nessuna preclusione, massimo rispetto per tutti e apertura al dialogo.”
“Ribadisco solo che in questo caso specifico – continua Fagioli – ovvero il dibattito sulla legge sull’omofobia, si rischiano passi indietro e non in avanti andando a perseguire reati d’opinione, ovvero facendo sì che in nome della libertà di alcuni la si tolga ad altri”.