Sono gay e cattolico perchè “non è lasciando la Chiesa che cambieranno le cose”
Testimonianza di Kévin Martos (26 anni) trascritta da Adrien Bail pubblicata nel dossier “L’Eglise et homosexualitè” (Chiesa e omosessualità) del quotidiano cattolico La Croix (Francia) il 21 aprile 2018, pag.3, liberamente tradotta da Giacomo Tessaro
Da dieci anni a questa parte Kévin Martos, 26 anni, ha conosciuto due grandi sconvolgimenti. Il primo, all’età di 17 anni, è stato la scoperta della fede: “Sono stato battezzato da bambino e sono cresciuto in una famiglia operaia, non praticante. Cercando delle risposte alle mie domande, ho fatto un passo in più”. Quale senso dare alla vita, al lavoro, alla morte… “Sono stato evangelizzato soprattutto su Internet, grazie ad alcuni siti cattolici. Poi c’è stata mia nonna, con la quale mi confidavo molto e che mi portava a messa.”
Kévin si integra molto presto in una parrocchia gestita dalla Comunità dell’Emmanuel [associazione di fedeli legata al Rinnovamento Carismatico, n.d.t.], dove si familiarizza con l’Eucarestia, la preghiera, la vita fraterna. “Questi incontri (in particolare, con i sacerdoti) mi hanno fatto nascere il desiderio di donarmi a Dio e alla Chiesa.” Dopo un anno propedeutico a Paray-le-Monial e tre anni di seminario a Bordeaux questo giovane, divenuto nel frattempo animatore pastorale, si sta preparando alla vita consacrata.
Il secondo sconvolgimento è avvenuto sei anni fa: “Da adolescente mi interrogavo sulla mia sessualità, che non mi era per niente chiara, non mi riconoscevo negli stereotipi sull’omosessualità”. Uscito dal seminario, vede affermarsi con forza ciò che era rimasto nascosto: “Ero combattuto: felice di scoprirmi un essere sessuato, ma cosciente che non tutto, all’interno dell’ambiente LGBT, mi piaceva”.
Kévin costruisce il suo equilibrio rimanendo ancorato alla vita parrocchiale e trovando dei luoghi in cui potersi raccontare “nella verità” e impegnarsi nella preghiera: “La Communion Béthanie e Devenir un en Christ (due associazioni di cristiani omosessuali e transgender, n.d.r.) sono due luoghi di pace”, due luoghi di quel “dialogo” che Kévin vuole fare suo: “Molte persone ce l’hanno con la Chiesa perché ne sono stati ferite: vorrei, invece, far conoscere loro la sua bellezza”. Se Kévin si sente assolutamente “amato da Cristo”, non ignora però la sofferenza provocata da certe affermazioni intransigenti e certi atteggiamenti di chiusura, soprattutto quando provengono da responsabili ecclesiali: “Cerco di accettarlo con pazienza e fiducia. Non si può crescere nella fede al di fuori della Chiesa, e non è abbandonandola che cambieranno le cose, al contrario” afferma il giovane, “confortato” da papa Francesco: “Non si tratta di rivendicare alcunché, né di brandire un vessillo. Per me, la militanza si svolge nella preghiera”.
Testo originale: « Ce n’est pas en quittant l’Eglise qu’on changera les choses »