L’abuso di potere e il potere dell’ospitalità (Lc 7:36-8:3)
Riflessioni bibliche* di David Wynn, Mona West e Irene Monroe tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2007, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
I testi di questa settimana sono pieni di nomi e di storie femminili: Gezabele nel libro dei Re, Betsabea che viene nominata nel passo tratto dal libro di Samuele, la donna senza nome che unge i piedi di Gesù con le sue lacrime nel vangelo di Luca, e poi Maria Maddalena, Giovanna la moglie del procuratore di Erode Chuza e Susanna.
Questi racconti ci invitano a osservare le dinamiche di potere nelle narrazioni bibliche e nelle nostre comunità.
In 1 Re 21:1-10, (11-14), 15-21 Gezabele e Acab abusano del loro potere regale facendo morire l’innocente Nabot, e in 2 Samuele 11:26-12:10, 13-15 Davide viene rimproverato dal profeta Natan per il suo abuso di potere, che ha causato la morte di un innocente, Uria il marito di Betsabea.
Di tutti questi personaggi è Gezabel ad essere stata la più denigrata nelle successive narrazioni e interpretazioni bibliche. Nella cultura occidentale il nome Gezabele denota una donna malvagia. A questa malvagità è stato dato un sapore femminile, ma nel racconto così come lo leggiamo, l’abuso di potere di Gezabele non è collegato al suo essere donna ma al suo zelo religioso e alla sua ambizione politica. È vero, in 2 Re 9 “si truccò gli occhi con stibio [e] si acconciò la capigliatura” per affrontare i suoi nemici, ma questo è un segno del suo potere regale e non di seduzione sessuale.
Mentre le azioni di Gezabele (e Acab) erano chiaramente degli abusi di potere, dobbiamo far notare il modo in cui la malvagità viene spesso sessualizzata – in particolare per quanto riguarda le donne, le persone LGBT e le persone di colore – mentre lavoriamo con questi testi. Spesso, quando gli emarginati esercitano il loro potere in maniera appropriata, vengono sessualmente demonizzati da coloro le cui posizioni di potere oppressivo sono minacciate.
– Chi detiene il potere, formale e informale, all’interno della vostra congregazione? Come viene offerto quel potere? Qual è la relazione con il potere della vostra congregazione?
In Luca 7:36-8:3 la donna senza nome che unge i piedi di Gesù con le sua lacrime viene sessualmente demonizzata. Viene definita “donna della città” (cioè prostituta), “peccatrice”. Elizabeth Schlussler Fiorenza fa notare come la maggior parte delle prostitute del mondo del Nuovo Testamento erano povere e obbligate a guadagnarsi da vivere in quel modo a causa della loro emarginazione nella società patriarcale e afferma che “tutte le categorie di peccatori erano in un modo o nell’altro persone emarginate, mal pagate e spesso abusate” (In Memory of Her: A Feminist
Theological Reconstruction of Christian Origins, 128).
Eppure questa “donna della città” è qualcuno che offre un’ospitalità radicale a Gesù, in una casa che non è sua! Irrompe durante la cena perché crede di avere un posto a tavola. Il suo atto forte e incarnato rende nervoso l’ospite. Simone, una caricatura della religiosità rispettabile, è altezzoso verso questa donna, una “peccatrice” di cui non conosciamo il nome.
Storie come questa di Luca sono importanti per le persone LGBT in questo mese di giugno in cui ci si raduna per le celebrazioni del Pride. Questi festeggiamenti affondano le radici in quella che viene chiamata la ribellione di Stonewall. Il 28 giugno 1969 drag queen e “donne della città”, tra cui moltissime persone di colore, si opposero agli arresti e ai continui maltrattamenti da parte della polizia di New York alla Stonewall Inn nel Greenwich Village.
Nella lettera alle chiese della Galazia Paolo confuta coloro che sono venuti a predicare un diverso evangelo, un evangelo che dichiarava ci fossero dei comportamenti richiesti per diventare cristiani, come la circoncisione per i convertiti gentili.
In Galati 2:15-21 Paolo dichiara che tutti, Giudei o Gentili, sono stati giustificati per grazia di Dio in Gesù Cristo. In questi giorni che seguono la Pentecoste lo Spirito continua a chiamare la Chiesa all’inclusione e all’ospitalità radicali che trascendono ogni concetto di comportamento obbligatorio (come l’eterosessualità o il celibato): l’amore e la grazia di Dio sono offerti senza condizioni.
Con il salmista diciamo “Signore, guidami con giustizia… spianami davanti il tuo cammino” (Salmo 5:9); “[Io, il Signore] ti farò saggio, t’indicherò la via da seguire; con gli occhi su di te, ti darò consiglio” (Salmo 31 [32]:8).
– In che modo la vostra congregazione lotta con l’inclusione? In che modo collega l’inclusione all’ospitalità? Quali sono gli usi della vostra congregazione a proposito dell’Eucarestia, della Cena del Signore o della Santa Comunione? Chi viene invitato alla mensa? Viene usato un linguaggio inclusivo per Dio e per le persone?
La nostra preghiera
O Potere Sacro
che dai potere a chi non ne ha
e a chi subisce le forze che si levano
per prendere il controllo dell’universo
prendendo controllo di noi,
dacci i mezzi per cambiare la nostra condizione
e dimenticare i nostri trionfalismi,
perché sappiamo
che Tua è la gloria
e il potere nei secoli dei secoli.
Amen
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI
Testo originale: Ordinary Time through Reign of Christ Sunday Year C