Benedire l’amore che non separa. Il nostro matrimonio gay
Dialogo di Lidia Borghi con Andrea e Luca di Palermo, neo sposi gay
Andrea e Luca (nomi di fantasia) sono due giovani gay cattolici che fanno parte del gruppo di omosessuali credenti Ali d’aquila di Palermo. L’estate passata i due si sono uniti in matrimonio con una cerimonia di rito vetero-cattolico svoltasi all’interno della chiesa valdese di via dello Spezio a Palermo; durante quella memorabile giornata i due hanno pronunciato il loro sì di fronte a Maria Vittoria Longhitano, la prima donna sacerdote d’Italia.
Andrea e Luca si amano davvero e il loro intento, attraverso questo atto rivoluzionario (se pensiamo alla netta chiusura della chiesa cattolica in merito alle unioni religiose fra persone dello stesso sesso), è quello di fornire un esempio positivo a quante e quanti, lesbiche e gay in Italia, stentano ad uscire allo scoperto per vivere le rispettive storie d’amore in modo autentico. Quella che segue è la chiacchierata che ho fatto con Andrea e Luca pochi giorni fa.
Andrea, Luca, la mia prima domanda è provocatoria: sapete che per l’opinione pubblica italiana la vostra unione non ha alcun valore legale, oltre che religioso, da un punto di vista strettamente cattolico? Perché, allora, si chiederebbe l’italiano medio, scegliere di fare una cosa tanto inutile?
La cosa sarà sicuramente inutile se si guarda dal solo punto di vista materiale, ma dal punto di vista emozionale e spirituale ha avuto quell’importanza che probabilmente, nella maggior parte dei casi, il matrimonio “standard” ha perso. Molte coppie si sposano in Chiesa per tradizione e non perché si sentano spinte da un sentimento religioso reale. Avremmo potuto fare, per ufficializzare la nostra unione con amici e parenti, un’altra delle tante “cose inutili” che una coppia gay possa inventarsi, se abbiamo scelto una celebrazione religiosa è solo per fede.
Vi siete uniti in matrimonio con rito vetero-cattolico. Potete spiegare in che cosa consiste questa cerimonia?
La cerimonia vetero-cattolica è quasi uguale a quella cattolica romana, infatti quando ci si trova di fronte a una Chiesa che si definisce “vetero-cattolica” le cose non sono immediatamente evidenti, molti dei nostri invitati ci hanno detto che se il presbitero fosse stato un uomo non si sarebbero minimamente accorti della differenza.
Di fronte a voi stava Maria Vittoria Longhitano, la pastora della chiesa anglicana che venne ordinata presbitera proprio grazie al rito vetero-cattolico… E dietro di voi la parentela più o meno stretta. Come ha reagito alla notizia?
Al nostro invito sono stati tutti molto felici, nessuno si è tirato indietro. Alla celebrazione erano presenti parenti e amici, cattolici romani, anglicani, vetero-cattolici, valdesi, pentecostali ma anche musulmani, buddisti, agnostici e atei; e tutti erano profondamente commossi durante lo svolgimento della liturgia, dal più piccolo al più anziano.
Fra le persone invitate molti amici e diversi esponenti, sia gay che lesbiche, del gruppo palermitano di omosessuali credenti Ali d’aquila. Vi va di parlarcene? Da quanto tempo esiste e quando voi due siete entrati a farne parte?
Il gruppo Ali d’Aquila nasce nel Natale 2008 col desiderio di creare un luogo di accoglienza e di preghiera per le persone omosessuali, per favorire una riconciliazione con se stessi, con Dio e con la Chiesa. Ci incontriamo nell’ascolto reciproco, nella condivisione delle nostre esperienze, nell’accettazione delle nostre umane diversità, con l’amore dei fratelli, mettendo a frutto quei talenti, doni e carismi che Dio ha donato a ciascuno per la crescita del gruppo.
Poniamo Cristo al centro della nostra stessa esistenza, lasciandoci interrogare dalla Sua Parola per la nostra crescita, umana e spirituale, in una continua e instancabile ricerca della Verità che ci rende liberi. Vogliamo percorrere un cammino di riconciliazione con la Chiesa, attraverso il dialogo, il confronto e la conoscenza reciproca, nella consapevolezza che la dimensione omoaffettiva è un valore e può ben costituire un percorso di crescita e di approfondimento per vivere, senza pregiudizi, una relazione autentica con l’altro.
Abbiamo iniziato a frequentare il gruppo tra il maggio e il settembre del 2010 durante un periodo travagliato della nostra storia d’amore. A causa degli impegni lavorativi non siamo sempre presenti alle riunioni, ma, il nostro pensiero va sempre al gruppo che ci ha sostenuto e siamo certi che continua a sostenerci nella preghiera.
Andrea, Luca, quando l’amore è in grado non di separare, ma di unire le persone?
Quando è autentico e senza secondi fini! Come dicevo prima, alla celebrazione erano presenti, ad esempio, anche dei musulmani. I musulmani sappiamo bene che non entrano nelle chiese cristiane, ma hanno risposto che sarebbero entrati e avrebbero pregato il loro Dio nella nostra chiesa perché ci vogliono realmente bene. La loro è stata una presenza commossa e partecipe. Così come quella di atei, buddisti, agnostici, ecc.