L’amore trasgressivo di Dio per le persone LGBT (Mt 18: 12-13)
Riflessioni bibliche di David K. Popham pubblicate su The Bible In Drag (Stati Uniti) il 25 ottobre 2012, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
(Gesù disse) “Che ve ne pare? Se un uomo ha cento pecore e ne smarrisce una, non lascerà forse le novantanove sui monti, per andare in cerca di quella perduta? Se gli riesce di trovarla, in verità vi dico, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite.” (Matteo 18: 12-13) Questo pastore è un po’ strano – strampalato – nel suo modo di fare. Le conseguenze economiche del mettere il benessere dell’ovile a rischio per un singolo animale sono disastrose.
Ci è difficile immaginarlo da quando questa parabola è diventata l’immagine della cura amorevole di Dio, ma avremmo visto i visi perplessi delle persone a cui era indirizzata. Alla domanda – “Il pastore avrebbe dovuto lasciare le novantanove pecore per cercare quella smarrita?” – avremmo sentito la risposta, veemente: “No!”. La parabola ci cattura come l’immagine dell’artista transgender Heather Cassils. Guardando il suo corpo – soprattutto il torace esposto ed sottolineato, il nostro senso della “realtà” si raggela e si viene sconvolti perché il corpo di Cassils resiste dall’essere incasellato nelle categorie o/o (maschile/femminile).
Per mantenere queste categorie standard in questa parabola, qualche commentatore ha tentato di mostrare la sua completa assurdità dicendo che c’erano altri pastori a guardare le novantanove pecore. Eppure, togliendo l’elemento di assurdità e “neutralizzando” la parabola, miniamo la sua capacità di scuotere la nostra capacità di capire la realtà religiosa.
Evidentemente, questa parabola non è indirizzata ai religiosi. Piuttosto è per coloro che sono stati rifiutati dalla religione organizzata, dalla chiesa, dalla sinagoga o dalla moschea che sia. Femministe, pagani, queer e tutti gli eretici, sembrano essere tanto preziosi al Cuore dell’Universo, quanto quelli che rimangono nel gregge.
Se vi è stato detto che siete una “pecorella smarrita”, un “maiale” o un “pervertito”, allora la parabola è per voi. Se non siete mai stati descritti con questi ed altri epiteti, allora questa parabola non è per voi (ne dovrebbero rabbrividire i religiosi). La parabola è semplice – il Santo smarrisce la pecora e il trovarla è una grande gioia. Le persone LGBT che hanno fede, possono e devono considerare questa parabola come qualcosa che dimostri il loro valore. Noi, che siamo stati spesso estromessi a forza dal gregge dei fedeli, veniamo cercati, nonostante gli altri novantanove. Il Santo, diversamente da alcuni ministri che operano in suo none, ha a cuore la nostra salvezza e il nostro benessere.
Nella mia vita, ho tardato un po’ nel discernimento pubblico delle realtà interiori. Ma una volta fatto, ho iniziato a scrivere lettere di coming-out ai miei amici – alcuni dei quali sono “ministri”, nella definizione antiquata della mia gioventù. Conoscendo l’insegnamento della mia ex-chiesa, mi aspettavo di perdere delle amicizie che mi avevano sostenuto durante il college e il seminario.
Mi domandavo solo di come sarei stato solo dopo questa ricerca. Così quando la prima risposta (e la più importante di tutte) arrivò, finiva con la frase “hai un amico in me”. Ne gioii profondamente.
Ci sono molte buone notizie per le persone LGBT e per i loro amici in questa parabola. Il pastore si mette alla ricerca della sua pecora, non perché lo consiglino le leggi della pastorizia.
Il pastore si mette in ricerca solo perché la gioia della relazione lo spinge a farlo. Questa parabola non parla dell’economia di sussistenza – una categoria standard. Questa parabola parla del non-odio – anzi dell’amore – di Dio per la realtà trasgressiva ed eretica.
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Testo originale: The Transgressive Shepherd (Mathew 18:12-13)