La fede e la realtà dello spirito (Isaia 1)
Riflessioni bibliche* di Elcindor Johnson e Lori McPherson tratte dal progetto Out in Scripture (Stati Uniti), del gennaio 2008, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
L’alloggio è stato un bene molto importante negli ultimi anni. Non solo il prezzo medio delle case è salito, anche la loro dimensione media è aumentata. Un articolo di Sojourners del marzo 2007 afferma che la dimensione media delle case unifamiliari è più che raddoppiata dal 1950.
L’articolo cita la scrittrice e architetto Sarah Susanka, la quale ritiene che la crescente dimensione della casa nasconda una ricerca di senso mal diretta: “Noi cerchiamo il senso della ‘casa’, ma non abbiamo sviluppato il linguaggio che possa definire le qualità di cui siamo in cerca.
Questo è rilevante per il lezionario di oggi. Gesù l’ha riassunto in maniera succinta: “Perché dove è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Luca 12:34).
– Dov’è il tesoro delle persone della vostra comunità? Perché per loro si trova proprio lì?
Le cose di cui facciamo il centro della nostra vita sono buoni indicatori di ciò che ci dona conforto e senso. Per alcuni è la casa come edificio e i beni materiali con cui la riempiamo. Per altri sono i figli. Per alcuni è il volontariato e l’impegno sociale. Un’altra scelta comune è la religione. La pratica religiosa può sembrare la cosa migliore in cui riporre la nostra fiducia, ma c’è il rischio che diventi poco più di un vuoto rituale (Salmo 49 [50]:7-8).
La lettura da Isaia 1 ci fornisce un vivido esempio dell’atteggiamento di Dio verso i rituali scollegati dalle profonde realtà spirituali che simboleggiano. Noi gravitiamo attorno alle cose tangibili perché noi stessi siamo tangibili. Le cose materiali ci danno conforto perché siamo, in parte, esseri materiali.
Ma Ebrei 11 ci ricorda che quello che veramente piace a Dio è la fede (la fiducia in lui): “La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono” (versetto 1). Il “fondamento” della fede è il modo in cui viviamo la nostra vita.
Le nostre azioni spesso contraddicono le nostre parole ma sono sempre uno specchio fedele del nostro cuore. Ciò di cui siamo appassionati, a cui prestiamo la nostra attenzione, per cui lottiamo, costituisce la “prova” innegabile di dove si trova il nostro cuore.
È importante che le persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender lo tengano a mente quando leggono Isaia 1. In questo capitolo troviamo delle parole di avvertimento rivolte al regno meridionale di Giuda attraverso l’esempio di Sodoma e Gomorra. Molti, troppi fra noi conoscono bene la storia di Sodoma e Gomorra e il modo in cui è stata utilizzata per condannare le persone LGBT. Isaia 1 però corregge la distorsione dell’uso comune di questa storia.
Il profeta manda un avvertimento a Giuda perché la nazione mostra dei tratti caratteriali simili a quelli che hanno portato la distruzione su Sodoma e Gomorra.
Quali sono questi tratti caratteriali? È utile ricordare l’assioma che quando un passo della Scrittura dice non fare una cosa è perché la gente della comunità di chi scrive faceva proprio quella cosa. L’inverso è ugualmente vero. In Isaia 1:16-17 il profeta dice al popolo “cessate di fare il male, imparate a fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l’oppresso, rendete giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova”.
Apparentemente il popolo era colpevole di trascurare precisamente queste cose e quindi si stava comportando alla stessa maniera di Sodoma e Gomorra. Vale la pena notare che qui non abbiamo nessun accenno a errate condotte sessuali; infatti, l’interpretazione sessuale del peccato di Sodoma e Gomorra non comparve che centinaia di anni dopo. Sodoma, Gomorra e Giuda erano colpevoli di trascurare i più vulnerabili: gli stranieri, gli oppressi, la vedova, l’orfano.
– Chi sono nella vostra comunità le persone vulnerabili? C’è qualcuno che si prende cura di loro?
Quando le nostre azioni di individui, di comunità e di nazione aumentano il disagio dei più vulnerabili, mostriamo con questo che il nostro cuore ha trovato casa in qualcosa che non è Dio. Le persone LGBT conoscono la sconfortante e deludente esperienza di essere etichettati come “abominevoli” e tagliati fuori dalla famiglia e dalla comunità di fede.
Tuttavia le persone LGBT, come altre che sono state ostracizzate dalle loro comunità di fede, sono anch’esse talvolta colpevoli di scaricare il loro dolore su coloro che sono ancora più vulnerabili invece di offrirlo alla potenza redentrice di Dio. Dobbiamo ricordarci che è la potenza redentrice di Dio che ci permette di operare per la liberazione, per noi stessi e le altre persone oppresse. Possiamo noi trovare una casa confortevole e sicura nel cuore fedele a Dio, un cuore che si manifesta in azioni liberatrici.
– Che tipo di “casa” Dio offre alle persone LGBT? Che tipo di casa siamo chiamati a offrire, noi e tutte le persone credenti, a coloro che soffrono per l’ingiustizia, la violenza e l’indifferenza?
La nostra preghiera
Tu Santo
apri i nostri occhi perché vediamo coloro che stanno soffrendo nella nostra comunità;
apri i nostri cuori perché cerchiamo il modo
di condurre l’amore redentore
nella vita di chi ci sta attorno.
Sii la nostra casa
spalanca le tue porte e, nella tua grazia e nella tua giustizia,
accogli tutti i tuoi figli.
Amen
*I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
Testo originale: Ordinary Time through Reign of Christ Sunday Year C