L’incoerenza dei pastori della chiesa cattolica genera omofobia
Riflessioni di Claude Besson* pubblicate sul sito cattolico Réflexion et Partage (Francia) il 23 giugno 2023, liberamente tradotte da Sara S.
L’incoerenza fa parte delle nostre vite, della mia vita di cristiano e mi invita all’umiltà. Ma alcune incoerenze ecclesiali ripetute, in particolar modo in questi ultimi mesi di fronte all’omofobia, non possono lasciarmi senza pormi delle domande. L’omofobia è etimologicamente la paura dell’omosessualità (è necessario ricordare che la radice “fobia” viene dal greco e significa “paura”?). Ora, strumentalizzare la paura, come hanno fatto alcuni responsabili della Chiesa cattolica a proposito del progetto di legge che (in Francia) apre il matrimonio alle coppie dello stesso sesso, ha generato un’omofobia che risorge in maniera inquietante.
In effetti, il dibattito si è sviluppato per settimane. E, se è chiaro che tutti gli oppositori a questo progetto di legge non sono omofobi, l’enormità della mobilizzazione, le parole che feriscono, ripetute continuamente durante questi ultimi mesi, la paura di un crollo della società, il fantasma dell’indifferenziazione dei sessi, hanno strumentalizzato questa paura dell’omosessualità, e quindi l’omofobia. Possiamo volerli contestare e deresponsabilizzarcene, ma i fatti sono là.
Da molti anni, alcuni documenti della Chiesa cattolica, come quello del 1986, sottolineano che “le espressioni malvagie o i gesti violenti contro le persone omosessuali meritano la condanna dei pastori della Chiesa”. Più recentemente, nel settembre 2012, il testo del Consiglio “Famiglia e società” della Conferenza dei Vescovi di Francia, invitava al rispetto delle persone.
Vari vescovi come Mons. Dacourt o Mons. Housset (23 ottobre 2012) hanno riaffermato, recentemente, che la prima cosa è il rispetto di ogni persona, nella sua dignità inviolabile, qualsiasi sia la sua orientazione sessuale, comprendendo che “dopo secoli di emarginazione, per non dire di disprezzo, le persone omosessuali hanno veramente sete di rispetto”.
È assolutamente legittimo domandarsi se tutte queste belle parole non siano che precauzioni oratorie. Sarebbe una lunga lista quella dei propositi e degli atti ostili che non sono mai stati denunciati chiaramente come sottolineo nel mio libro (Homosexuels catholiques, sortir de l’impasse, edizioni de l’Atelier, settembre 2012, pag. 52 e successive). Dov’è questo rispetto per le persone omosessuali? Dove sono le condanne delle espressioni malvagie che sono state espresse da mesi?
Sono numerose le testimonianze che rilevano le “espressioni malvagie” sentite in questi ultimi mesi, come la testimonianza di Bertrand, che scrive al sacerdote dopo aver partecipato alla messa: “il vostro partito preso, domenica scorsa, in un modo volontariamente sarcastico e beffardo, ci ha profondamente ferito. E “ferito” è dir poco. Siamo feriti, perché con il vostro tono, avete contribuito a far ridere i vostri parrocchiani a spese delle coppie omosessuali, avete contribuito a promuovere una certa forma d’omofobia, che le ultime parole del vostro discorso non sono riuscite a mascherare”.
O ancora questa interpellanza di Olivier Châble in una lettera indirizzata al vescovo del Mans: “Lei mi risponderà che la vostra istituzione non è omofoba, che accoglie gli esseri nella loro diversità.
Forse è sincero quando lo scrive. Ma le buone intenzioni non cancellano né gli atti, né le parole, né le complicità e, in questo campo, l’episcopato e i suoi soldati sono diventati maestri nello stigmatizzare i gay e le lesbiche. La “famiglia” di Dio, allora, dov’è per gli omosessuali?” (15 aprile 2013).
Riflettevo, la settimana scorsa, con 5 coppie di omosessuali cattolici appunto sulla loro vita di coppia: mi fa male sentirli dire che a tutt’oggi, hanno paura di varcare la porta di una chiesa, paura di ascoltare parole che fanno male, parole che li stigmatizzano e li rifiutano. Allora, dov’è lo sforzo di correttezza fraterna dei responsabili della Chiesa cattolica di fronte a tutti questi propositi di cui sono informati da numerose lettere ricevute, ma che restano senza effetto?
Denunciare fermamente i propositi e gli atti omofobi che vediamo risorgere oggi presso gruppi cattolici, sarebbe benvenuto e contribuirebbe, almeno in parte, ad arricchire le parole di stima tanto attese dalle persone omosessuali e dalle loro famiglie. “L’omofobia è un peccato”, ricordava nel 2007 Michel Deneken, decano della facoltà di teologia di Strasburgo, in un congresso dell’associazione “David e Jonathan”.
Ben lungi dal garantire e dal promuovere il rispetto delle persone, questa radicalizzazione non denunciata attinge in maniera demagogica ai riflessi irrazionali di paura, di esclusione e agli istinti di violenza.
Con Laurent Grzybowski, io sono addolorato e inquieto per “la spaccatura che non smette di allargarsi fra le nostre Chiese e l’insieme della società. Come un estuario. La “Manif pour tous” (la Manifestazione per tutti) avrà senza dubbio fatto del bene a quelli che vi hanno partecipato. Avrà permesso ai più rivendicativi di esprimere le loro frustrazioni o la loro incomprensione di un mondo che cambia. Ma, nel momento della nuova evangelizzazione, avrà contribuito a far amare il Cristo e a costruire il Regno?” (15 gennaio 2013).
“Una conversione è richiesta qui a tutti, a quelli che si credono dentro come a quelli che si vivono “fuori”: passare dalla ricerca ansiosa dell’approvazione da parte dello sguardo altrui alla riconoscenza confidente che è lo sguardo del Padre, che vede nel segreto dei cuori, che ci ha già giustificato, affinché possiamo essere viventi e parte dei frutti”.
Le buone intenzioni non cancellano né gli atti, né le parole. Aspetto questa conversione da parte dei veri responsabili della Chiesa cattolica affinché la Buona Novella di Gesù Cristo sia onorata e affinché insieme, nella complementarietà e la ricchezza delle nostre differenze, noi possiamo edificare il Corpo di Cristo.
.
* Claude Besson è copresidente dell’associazione cattolica “Réflexion et partage” e autore di Homosexuels catholiques. Sortir de l’impasse, ed. l’Atelier.
.
Testo originale: Incohérence ecclésiale et homophobie