L’omofobia in Africa. Un flagello che non arretra
Articolo di Marie Le Douaran pubblicato su L’Express (Francia) il 29 giugno 2013, libera traduzione di Marco Galvagno
Di fronte a Barack Obama il presidente senegalese Macky Sall ha dichiarato che il suo paese non è pronto a depenalizzare l’omosessualità: 38 paesi sono ancora in queste condizioni nell’Africa sub sahariana. In visita in Senegal Barack Obama ha espresso il proprio sostegno ai diritti degli omosessuali africani.
Una presa di posizione che prosegue il cammino della democrazia americana che, dal 2011, si batte in difesa delle minoranze che vivono una triste realtà nel continente africano, come appare evidente dalle parole del presidente Sengalese Macky Sall secondo cui: “Il Senegal non è ancora pronto a depenalizzare l’omosessualità”.
In un rapporto Amnesty international fa il punto sulla triste situazione delle persone omosessuali e transgender nell’Africa sub sahariana.
Anche se non tutti i paesi applicano poi davvero le leggi. Trentotto paesi vietano ancora i rapporti omosessuali consensuali, un eredità del periodo coloniale. I miglioramenti costatati negli ultimi dieci anni sembrano scarsi anche se l’omosessualità è stata depenalizzata a Capo Verde, e sono state fatte leggi contro la discriminazione alle Seychelles, in Mozambico e Botswana.
Recentemente il Sud Sudan e il Burundi hanno penalizzato le relazioni omosessuali, mentre la Liberia e l’Uganda cercano di inasprire le pene contro i gay. In Uganda i gay, le lesbiche e i trans possono persino venire
condannati a morte. Solo undici paesi : Congo, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Madagascar, Mali, Niger, Repubblica Centrafricana, Ruanda e Ciad non hanno mai promulgato leggi contro l’omosessualità.
Violente discriminazioni
Persino in Sud Africa l’unico paese africano che autorizza i matrimoni gay e l’ adozione di minori da parte di coppie omosessuali, le violenze sono molto numerose soprattutto contro le lesbiche. Alcune sono state assassinate tra giugno e settembre per odio verso il loro orientamento sessuale o la loro
identità di genere.
In Zambia, Kenya, Ghana, Camerun e Ruanda Amnesty International ha constatato molti arresti arbitrari: “Spesso cercano preservativi o tubetti di lubrificante come prova” racconta Salomon Wombua, militante dell’organizzazione GLBT kenyota (GALCK).
Minacce, insulti, ricatti, discriminazioni sul lavoro, intimidazioni, violenze sessuali, brutalità delle polizia… i gay sono frequentemente vittime di omofobia latente. Poiché anche se non sono applicate, queste leggi creano un’atmosfera nella quale i gay e le lesbiche sono discriminati sia in pubblico che in privato e non godono di alcuna protezione da parte della giustizia.
Ma altri fattori vanno ad alimentare queste discriminazioni. Per molti responsabili politici come Robert Mugawe in Zimbawe l’ostilità aperta contro l’omosessualità è una maniera di distogliere l’attenzione della gente dai problemi politici e sociali, assicurandosi il sostegno delle frange conservatrici della popolazione.
Le ONG denunciano anche i mass media in cui si invita la gente ad avere comportamenti discriminatori verso le persone omosessuali. L’esempio che ci colpisce di più è quello dei 50 gay veri o presunti pubblicati su un giornale camerunese, il quale giudicava queste personalità corrotte quindi omosessuali.
La religione e l’occidente
L’omofobia trova le sue radici anche nella religione. Ancora oggi certe religioni che fondono il cristianesimo con le religioni tradizionali predicano l’esclusione degli omosessuali, spiega il rapporto di Amnesty international. In Uganda esiste persino una coalizione interconfessionale contro l’omosessualità.
In molti paesi e in molti casi la religione è al contempo una giustificazione e un vettore di discriminazione, come hanno potuto constatare le Ong. E molti leader religiosi non si imbarazzano per le contraddizioni ridicole in cui cadono: invocano il cristianesimo o l’islam come elementi costitutivi dell’identità africana, ma fanno dell’omosessualità una pratica importata dall’occidente. quindi non africana, ciò gli permette di giustificare le discriminazioni contro gay e lesbiche.
Le nuove chiese evangeliche, in pieno sviluppo, giocano anche esse un ruolo importante in questo discorso religioso ostile agli LGBT. In Kenya per esempio certi dirigenti anglicani accusano i gay di essere responsabili dello sfacelo sociale vero o presunto. Alcune di queste chiese oggi sono supportate dalle chiese occidentali che si oppongono alle aperture alla comunità gay.
La stessa cosa avviene per le organizzazioni a difesa degli omosessuali alcune di esse sono finanziate dai loro omologhi occidentali o statunitensi o da agenzie governative americane. Una ragione in più per Obama d’insistere su questo tema.
Pregiudizi
Inn quest’ambito i discorsi politici e i sermoni religiosi sono vettori potenti di idee di ogni genere. “In Uganda e in Kenya, vi è una diffusa convinzione che le persone LGBT sono” reclutati “e finanziati dall’Occidente e i leader politici stanno alimentando questo equivoco per giustificare leggi che criminalizzano i rapporti tra persone dello stesso sesso”, afferma Amnesty.
Nel 2005, il Camerun, 32 persone sono state arrestate. Uno degli uomini ha affermato: “La polizia ci hanno presentato ai media come una banda gay, una rete, ed ha detto che noi volevamo reclutare altri giovani uomini”.
Alcuni pastori, sopratutto in l’Uganda, esprimono pubblicamente l’idea che tutte le infezioni da HIV sono responsabilità delle persone LGBT, mentre le osservazioni come l’organizzazione AVERT stabiliscono che la maggior parte dei nuovi casi d’infezione nell’Africa sahariana provengono da relazioni eterosessuali.
L’omofobia fa danni anche in campo medico e sanitario: molti gay si sono visti rifiutare cure da parte di medici o infermieri negli ospedali. “Un ragazzo è morto di aids dopo due settimane in ospedale in Uganda senza che nessuno lo curasse.
Le sue amiche drag queer andavano regolarmente a trovarlo così medici e infermieri sapevano con chi avevano a che fare”, testimonia tristemente Najibe Kabunge un giovane ugandese. In Kenya nel 2010 un centro medico è stato saccheggiato per aver assistito dei gay. Persino in Sud Africa che è il paese più colpito al mondo dal virus del Hiv, la prevenzione e le cure prendono poco in esame le problematiche dei gay.
In tale contesto sono venuti pochi gay a farsi curare, ed è estremamente complicato mettere in atto una campagna di prevenzione dell’Hiv che abbia come destinatari i giovani gay.
Testo originale: L’homophobie en Afrique subsaharienne, un fléau qui ne recule pas