L’orrore delle terapie riparative in Cina
Articolo pubblicato sul sito de Le Point (Francia) il 31 gennaio 2014, liberamente tradotto da Marco Galvagno
Con degli elettrodi sui testicoli Zhang si è fatto somministrare scariche elettriche sulle parti genitali mentre guardava dei film pornografici; è uno dei trattamenti controversi contro l’omosessualità proposti in Cina, nonostante le critiche crescenti da parte dei militanti.
“Pensavo di dover provare questo per vedere se avevo qualche possibilità di diventare una persona normale” confessa il ragazzo di 25 anni che ha svelato solo il suo cognome. Era per non deludere la sua famiglia che ha optato per uno dei metodi più estremi tra le terapie destinate a correggere l’orientamento sessuale, un settore lucrativo in un paese in cui gli amori gay sono ancora coperti di ignominia.
“Quando reagivo alle immagini ricevevo un elettroshock, poco intenso ma doloroso” ricorda Zhang. Ha pagato lui stesso queste sessioni dopo aver deciso che accettare la propria omosessualità sarebbe stato troppo difficile.
Solo nel 2001 le autorità cinesi hanno cancellato l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Nel corso del tempo i compagni (soprannome familiare per i gay) sono sempre più accettati, specialmente tra i giovani e nelle grandi città.
Sono ancora tuttavia oggetto di grandi pressioni da parte delle famiglie, soprattutto molti figli unici finiscono per sposarsi per rispondere alle aspettative dei loro genitori e permettere loro di avere dei nipotini.
Le terapie di conversione all’eterosessualità di ogni tipo praticate dagli inizi del XX secolo da psicoanalisti e medici che speravano di guarire l’omosessualità sono considerate non scientifiche, inefficaci e persino pericolose dalla maggior parte dei medici.
Ma questi trattamenti prosperano ancora a Singapore, in Cina, ma anche in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Cinque cliniche cinesi contattate recentemente hanno riconosciuto di proporre terapie riparative dell’omosessualità con trattamenti chimici, ipnosi o scariche elettriche.
A Pechino il centro di sostegno psicologico Haining promuove questo metodo: dopo ogni scarica il paziente interrompe i suoi pensieri e si libera dalle proprie fantasie erotiche, spiega sul sito internet della clinica. Queste sessioni di trenta minuti l’una sono prescritte solo nei casi più gravi, ha tuttavia assicurato un membro del personale.
Condannate nel 2009 dall’associazione degli psicologi americani, che ha sottolineato il rischio di lesioni o traumi, le terapie riparative sono state denunciate dal settore panamericano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e sono prive di qualsiasi giustificazione medica, oltre ad essere eticamente inaccettabili.
Alcuni attivisti cinesi del Centro LGBT di Pechino hanno tentato di diffondere il messaggio che questi trattamenti sono diffusi e creano seri danni alla salute fisica e mentale delle persone e diminuiscono la mancanza di fiducia in se stessi.
Due militanti legati al Centro LGBT, organizzazione in parte finanziata dalle ambasciate britannica e statunitense, hanno esposto un cartellone davanti a una di queste cliniche su cui era scritto “L’omosessualità non è una malattia”.
Vogliono condurre una campagna mediatica per convincere le autorità a revocare le licenze a questo tipo di strutture mediche. Già da ora alcune cliniche privilegiano l’approccio psicologico e prescrivono antidepressivi, sottolinea Wei Xiagong, fondatore del gruppo Compagni Queer. Queste “terapie dolci” che prevedono il dialogo vengono proposte da persone che vogliono guadagnare dei soldi , dato che alla fine è tutta una questione di business, per sfruttare persone gay in difficoltà o disperate. Varie cliniche cinesi contattate dall’AFp hanno sostenuto che consideravano l’orientamento sessuale reversibile per le persone presso le quali non era innata. Ma i successi nella cosidetta “cura” dell’omosessualità sono scarsi e le conseguenze dolorose.
“Ho molti amici che hanno ricevuto trattamenti e alcuni hanno avuto gravi depressioni nervose” sottolinea Liu Wei, rappresentante di commercio di 21 anni di Guangdong (nel sud della Cina). Anche lui, sotto le pressioni del padre, è andato in un ospedale il mese scorso per informarsi.
Come cura il medico gli ha prescritto di farsi male con una fascia elastica arrotolata al polso quando cominciava ad avere fantasie erotiche mentre guardava i film porno; il dottore ammetteva però che le possibilità di riuscita erano estremamente scarse.
Liu Wei, nonostante tutto, vuole provare questo metodo, dato che i rapporti con la sua famiglia sono molto tesi.
Nel caso di Zhiang la cura con le scariche elettriche a cui si è sottoposto per tre anni ha distrutto del tutto la libido inizialmente, ma in seguito lo ha portato a una grave depressione: ha perso il lavoro, si è indebitato per pagare le spese mediche e aveva continuamente pensieri suicidi: “Soffrivo di mal di testa, non riuscivo più a sopportare nulla, volevo solo morire, volevo che tutto finisse”.
Capendo che non poteva cambiare il suo orientamento sessuale ha fatto coming out con suo padre. “Essere gay non è poi così spaventoso” sostiene oggi.
Testo originale: Dans des cliniques chinoises, l’homosexualité “traitée” par décharges électriques