La Bibbia e l’omosessualità
Testo dei teologi Todd A. Salzman* e Michael G. Lawler** tratto dal loro libro The Sexual Person: Toward a Renewed Catholic (La persona sessuale. Verso un’antropologia cattolica rinnovata)***, Georgetown University Press, USA, 2008, capitolo 7, paragrafo 2-3, libera traduzione di Antonio De Caro del gruppo Davide di Parma
Dal momento che il Cristianesimo è una religione del libro, i cristiani automaticamente si rivolgono alla loro Bibbia, ritenuta Parola di Dio, come guida nelle questioni morali. Il tema dell’omosessualità non è un’eccezione. La Congregazione per Dottrina della Fede (CDF) si rivolge alla Bibbia nella sua discussione sul “problema dell’omosessualità” e retoricamente afferma che “c’è una chiara coerenza nelle Sacre Scritture per giudicare l’aspetto morale del comportamento omosessuale. La dottrina della Chiesa riguardo questo aspetto è pertanto basata non solo su frasi isolate ed estrapolate dal contesto, da cui si potrebbero sviluppare incerti argomenti teologici, ma piuttosto sul solido fondamento di una costante testimonianza biblica”.[1]
Essa elenca i testi su cui questo “solido fondamento” è costruito:[2] Genesi 19:1-11; Levitico 18:22, 20:13; Romani 1:26-7; 1 Corinzi 6:9; e 1 Timoteo 1:10.6. Curiosamente, quando il Catechismo della Chiesa Cattolica elenca i testi biblici che presentano “gli atti omosessuali come atti di grave depravazione”,[3] omette il testo del Levitico.
Lawler, Boyle e May, nessuno dei quali è uno studioso cattolico della Bibbia, accettano tutti questo “solido fondamento” senza discuterlo e asseriscono che “ci sono specifici passaggi biblici che si riferiscono agli atti omosessuali, e in ciascuno di questi passaggi tali azioni sono inequivocabilmente condannati”.[4]
Alla luce degli studi biblici contemporanei, inclusi quelli cattolici, è impossibile accettare che i testi su cui è basata questa tradizione cattolica sull’immoralità degli atti omosessuali siano “inequivocabili” ed offrano un “solido fondamento”. Noi crediamo che, se letti come lo stesso Magistero richiede che siano letti, cioè “nelle forme letterarie del tempo e della cultura” dello scrittore,[5] “nel loro contesto” come afferma Coleman,[6] i testi che sono addotti come solido e inequivocabile fondamento della dottrina cattolica sugli atti omosessuali sono ben altro che chiari ed inequivocabili. Essi sono, piuttosto, forme letterarie complesse e condizionate dal contesto storico e sociale, che richiedono una prudente analisi storica e suscitano delle domande nei teologi informati e aperti alla ricerca. Tali questioni non si possono liquidare facilmente -come fanno Lawler, Boyle e May- in quanto “non ben fondate”.[7]
Tre questioni sono centrali per questo tema. Prima: la Bibbia dice qualcosa sull’omosessualità come la intendiamo noi oggi? Seconda: se essa dice qualcosa, che cosa dice e che cosa significa? Terza: la Bibbia può parlare e apportare chiarezza alla confusione che contraddistingue oggi il dialogo cristiano sull’omosessualità?
In fin dei conti, il tema reale di questa sezione è quello che abbiamo già affrontato nel nostro capitolo introduttivo. È il tema non è l’omosessualità o ciò che la Bibbia dice o non dice su di essa, ma su come leggere la Bibbia allo scopo di plasmare oggi le nostre vite cristiane. Questo tema è centrale mentre affrontiamo le nostre tre questioni una dopo l’altra.
L’orientamento omosessuale e la Bibbia
La prima questione (se la Bibbia dica qualcosa sull’omosessualità come la intendiamo noi oggi) è una questione di definizione. Che cosa intendiamo noi oggi con le parole omosessualità ed omosessuale? La risposta a questa domanda è contenuta in ciò che le scienze e il Magistero della Chiesa Cattolica adesso danno per assodato, vale a dire la distinzione fra orientamento omosessuale e comportamento omosessuale.[8]
Nella letteratura scientifica e teologica contemporanea, il sostantivo omosessualità e l’aggettivo omosessuale sono usati per riferirsi alla condizione psicosessuale di una persona, prodotta da un insieme di fattori genetici, psicologici e sociali,[9] da non collegare al comportamento sessuale di una persona. L’orientamento sessuale, in generale, è definito come “la costante attrazione erotica verso membri del proprio genere, del genere opposto, ovvero rispettivamente omosessuale (maschile e femminile), eterosessuale o bisessuale”.[10]
L’orientamento omosessuale, specificamente, è “una condizione caratterizzata da una propensione emotiva e psicosessuale verso altre persone dello stesso sesso,”[11] e un omosessuale è “una persona che avverte un desiderio sessuale piuttosto urgente che in prevalenza è diretto verso la gratificazione con lo stesso sesso”.[12]
Nella sua connotazione scientifica moderna, l’omosessualità è un modo di essere prima che di comportarsi. Stephen Donaldson, presidente dell’organizzazione “Fermate lo stupro sui prigionieri”, aveva ragione nel 1994 quando ha messo in discussione la caratterizzazione (fatta dal New York Times) dello stupro nelle prigioni americane come “stupro omosessuale” e quando ha evidenziato che lo stupro carcerario è prevalentemente uno “stupro eterosessuale”, cioè stupro commesso da persone che condividono una condizione eterosessuale.[13] Le azioni omosessuali da parte degli eterosessuali non li rendono autenticamente omosessuali, esattamente come le occasionali tentazioni omosessuali del 37% circa dei maschi americani (dato riportato da Kinsey nel 1972) non li rendono omosessuali.[14]
Né la Bibbia né la tradizione cristiana in essa radicata prima del XX secolo hanno mai considerato la condizione omosessuale; esse hanno dato per assodato che tutti e ciascuno fossero eterosessuali. Cercare nei testi biblici qualsivoglia menzione di ciò che oggi si chiama “orientamento omosessuale” è semplicemente un anacronismo. Allo stesso modo, si potrebbero cercare nella Bibbia consigli su come comprare un’automobile o un computer. I passaggi biblici citati più frequentemente per condannare l’omosessualità in realtà condannano comportamenti omosessuali, e li condannano specificamente come perversioni della condizione eterosessuale ritenuta la condizione naturale di ogni persona umana.
Nel suo significato moderno, l’omosessualità non è e non può essere una perversione della condizione eterosessuale poiché gli omosessuali, per orientamento naturale, non condividono quella condizione. L’omosessualità, piuttosto, è un’inversione della condizione eterosessuale che gli omosessuali (in senso psicosessuale), senza avere fatto alcuna scelta, per natura non condividono, e non possono essere moralmente imputabili per qualcosa che essi non hanno scelto.[15]
Nel contesto in cui sia il Vecchio sia il Nuovo Testamento condannano gli atti omosessuali vige il presupposto erroneo (dovuto alle condizioni sociali e storiche dei tempi in cui furono scritti) che tutti gli esseri umani per natura condividerebbero la condizione eterosessuale e che, di conseguenza, ogni comportamento omosessuale sarebbe una perversione della “natura” e quindi immorale.
Visto che il presupposto biblico oggi è scientificamente dimostrato come scorretto, la Bibbia può offrire uno scarso contributo alla discussione sull’omosessualità autentica e sugli omosessuali come li intendiamo oggi. La conclusione diverrà più chiara quando prenderemo in considerazione la seconda questione: che cosa dice la Bibbia sul comportamento omosessuale e che cosa intende dicendo ciò?[16] Potremmo aggiungere, con Vacek, ciò che è ovvio, vale a dire che la Bibbia contiene molti insegnamenti morali discutibili – sul sesso durante le mestruazioni, la lapidazione degli adulteri, il ruolo delle donne, la schiavitù e molti altri – che sono stati tutti rigettati dalla moderna teologia morale cattolica.[17]
_________________
[1] Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 5, AAS79 (1987): 545.
[2] Ibi 546.
[3] CCC, 2357.
[4] Ronald Lawler, Joseph Boyle Jr. e William E. May, Catholic Sexual Ethics: Summary, Explanation, and Defense (Huntington, IN: Our Sunday Visitor, 1998), 197. Quando Lawler, Boyle e May citano i “passaggi biblici specifici”, omettono Genesi 19:1-11.
[5] DV, 12. Vedi anche Pio XII, Divino afflante spiritu, AAS 35 (1943): 297-325.
[6] Gerald D. Coleman, The Vatican Statement on Homosexuality TS 48 (1987): 727-34. Una simile osservazione è fatta anche da Richard B. Hays, Relations Natural and Unnatural: A Response to John Boswell’s Exegesis of Romans 1, Journal of Religious Ethics 14 (1986): 184-215.
[7] Lawler, Boyle e May, Catholic Sexual Ethics, 199.
[8] Vedi William J. Paul, J. Weinreich, J. Gonsiorek e M. E. Motvedt (a cura di) Homosexuality: Social, Psychological, and Biological Issues (Beverly Hills, CA: Sage, 1982); Pim Pronk, Against Nature? Types of Moral Argumentation Regarding Homosexuality (Grand Rapids: Eerd- mans, 1993); Richard C. Pillard e J. Michael Bailey, A Biological Perspective on Sexual Orientation Clinical Sexuality 18 (1995): 1-14; Lee Ellis and Linda Ebertz, Sexual Orientation: Toward Biological Understanding (Westport, CT: Praeger, 1997); Richard C. Friedman e Jennifer I. Downey, Sexual Orientation and Psychoanalysis: Sexual Science and Clinical Practice (New York: Columbia University Press, 2002); CDF, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, AAS 79 (1987): 543-54; e United States Conference of Catholic Bishops, Always Our Children (Washington, DC: United States Conference of Catholic Bishops, 1997).
[9] Questa terminologia articola la nostra posizione, cioè che l’orientamento omosessuale non ha un’origine esclusivamente genetica né esclusivamente sociale. Vedi John E. Perito, Contemporary Catholic Sexuality: What Is Taught and What Is Practiced (New York: Crossroad, 2003), 96.
[10] Pillard and Bailey, Biological Perspective on Sexual Orientation, 1.
[11] D. Sherwin Bailey, Homosexuality and the Western Christian Tradition (New York: Longman, 1955), x.
[12] Donald W. Cory, The Homosexual in America (New York: Julian Press, 1951), 8.
[13] Vedi Maria Harris e Gabriel Moran, Homosexuality: A Word Not Written, in Homosexuality and Christian Faith: Questions of Conscience for the Churches, ed. Walter Wink (Minneapolis: Fortress Press, 1999), 33.
[14] Vedi Joseph A. McCaffrey e Suzanne M. Hartung (a cura di), The Homosexual Dialectic (Englewood Cliffs, NJ: Prentice-Hall, 1972), 3-30.
[15] Vedi HP, 10; United States Conference of Catholic Bishops, Always Our Children, passim.
[16] La nostra argomentazione, in quanto segue, è in pieno accordo con Gareth Moore: “Non ci sono buoni argomenti, provenienti né dalla Scrittura né dalla legge naturale, contro ciò che si è scoperto come relazioni omosessuali. Gli argomenti addotti per dimostrare che tali relazioni sono immorali sono scadenti. O le loro premesse sono false o il ragionamento per mezzo del quale se ne trae la conclusione contiene in sé degli errori”. Vedi Gareth Moore, A Question of Truth: Christianity and Homosexuality (London: Continuum, 2003), x. Vedi anche Robin Scroggs, The New Testament and Homosexuality (Philadelphia: Fortress Press, 1983).
[17] Vedi Edward Vacek, A Christian Homosexuality, Commonweal, December 5, 1980, 681-84.
* Todd A. Salzman è professore di teologia cattolica e presidente del (Dipartimento di Teologia dell’Università di Creighton (USA) e coautore di Marriage in the Catholic Tradition: Scripture, Tradition, and Experience e autore di What Are They Saying about Roman Catholic Ethical Method?.
** Michael G. Lawler è professore emerito di teologia cattolica all’Università di Creighton (USA). È l’autore di What Is and What Ought to Be: The Dialectic of Experience, Theology e di Church and Marriage and the Catholic Church: Disputed Questions.
*** Libro vincitore del Premio CPA 2009 per la teologia dell’Associazione Stampa Cattolica degli Stati Uniti.