La campagna d’odio della politica polacca contro la comunità LGBT
Articolo di Heather Cassell pubblicato sul sito del settimanale LGBT The Bay Area Reporter (Stati Uniti) il 16 ottobre 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Il partito conservatore di governo Legge e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość) ha vinto le elezioni polacche del 13 ottobre scorso, dopo mesi di accuse alla comunità LGBT e di aizzamento di paure infondate tra la gente. Questa vittoria elettorale potrebbe segnare una battuta d’arresto per il sempre più ampio movimento LGBT polacco, che nei Pride della scorsa estate ha visto la partecipazione di moltissimi giovani.
Legge e Giustizia ha totalizzato più del 40% dei voti e la maggioranza dei seggi nella Camera Bassa del Parlamento, mentre Coalizione Civica (Koalicja Obywatelska), il partito rivale, ha preso meno del 30%. Legge e Giustizia si oppone a qualsiasi diritto delle coppie omosessuali; Coalizione Civica si dichiara a favore delle unioni civili. La Costituzione polacca stabilisce che il matrimonio è esclusivamente tra un uomo e una donna.
L’affluenza al voto sembra essere superiore al 60%: se confermata, sarebbe la percentuale più alta dal ristabilimento della democrazia dopo il 1989.
La politica di accuse pretestuose verso la comunità LGBT da parte del partito al potere sembra aver pagato; una simile tattica era già stata utilizzata nel 2015, e in quel caso i bersagli erano immigrati e rifugiati. Prima del voto Stanley Bill, professore di studi polacchi a Cambridge, aveva avvertito “Stanno molto attenti a dire che le loro accuse sono rivolte all’ideologia LGBT, e non alle persone, ma si capisce che per loro non sono due cose separate”; Legge e Giustizia “galvanizza la sua base con l’attacco al mondo LGBT, e gioca con paure infondate per portare al voto il maggior numero possibile di elettori socialmente conservatori”.
La scorsa estate, in piena campagna elettorale, la comunità LGBT polacca si è trovata al centro di ripetuti attacchi da parte del partito, come quelli verbali del suo leader, Jarosław Kaczyński, sostenuto dai vescovi e da molti esercizi commerciali, i quali hanno esposto un adesivo con scritto Zona senza LGBT. La distribuzione degli adesivi da parte del giornale conservatore Gazeta Polska è stata poi proibita da un tribunale.
Kaczyński ha definito le persone omosessuali “una minaccia all’identità polacca, alla sopravvivenza della nostra nazione, e di conseguenza allo Stato polacco”; anche le coppie omosessuali con figli e i giudici che avallano “l’ideologia LGBT” minerebbero alla base i valori polacchi. In agosto ha rincarato la dose, bollando come “teatro ambulante” le moltissime marcie del Pride in giro per il Paese, molte delle quali protette dalla polizia a causa delle minaccie dei gruppi antigay. L’arcivescovo di Cracovia Marek Jędraszewski, da parte sua, ha parlato della nuova minaccia alla libertà della Polonia costituita dalla cosiddetta lobby LGBT, dalla “ideologia gender” e dalla “peste arcobaleno”.
Gli scandali che hanno coinvolto dirigenti corrotti del partito al potere non sembrano avere influenzato molto gli elettori. Il presidente del Parlamento Marek Kuchciński ha presentato lo scorso agosto le sue dimissioni per aver usato dei fondi del Governo per i suoi viaggi di piacere.
Andarsene o combattere
La comunità LGBT polacca non può ignorare gli attacchi dei leader del Paese e l’impennata dei crimini d’odio: le persone queer se ne vanno dal Paese, oppure controbattono. Adam Juda, aggredito la scorsa estate mentre usciva da un bar gay, dice che “la vita in Polonia è sempre meno sopportabile”. Molte persone omosessuali polacche sono d’accordo con lui, e stanno pensando di andarsene all’estero: “Ho quasi quarant’anni, e per la prima volta in vita mia sono stato picchiato perché gay. Ci stigmatizzano dicendo che siamo una peste, dei pervertiti, dei pedofili” dice Adam Juda, al quale fanno rabbia i soldi delle tasse “che sostengono il partito al potere e la Chiesa [Cattolica], mentre noi veniamo trattati in maniera disumana”.
La polizia non stila statistiche sui crimini d’odio contro le persone LGBT, ci dice Mirosława Makuchowska dell’associazione Kampania Przeciw Homofobii (Campagna contro l’Omofobia), secondo la quale, nonostante la mancanza di dati ufficiali, possiamo inferire dai vari media che la violenza contro le persone LGBT è aumentata di molto [negli ultimi tempi].
Mariusz Kurc, redattore di Replika, unico periodico LGBT presente in Polonia, afferma che la presente situazione è un colpo di coda [dei conservatori] che finirà per rendere la società favorevole [alla causa LGBT]. In reazione alla campagna d’odio estiva, gli attivisti e le attiviste LGBT non solo sono scesi in strada per i vari Pride, ma hanno anche organizzato un coming out di massa sui social: migliaia di persone hanno scritto sui loro profili “Io sono LGBT”.
Testo originale: Anti-gay platform leads Poland’s conservative party to victory