La chiamata di Dio alle suore lesbiche per uscire dal silenzio
Testo tratto dal libretto Out of Silence God Has Called Me; A Lesbian Religious Tells Her Story (Dal silenzio Dio mi ha chiamata. Una suora lesbica racconta la sua storia), di suor Janet Rozzano RSM, pubblicato nel 2008 dall’associazione LGBT cattolica New Ways Ministry, pp. 13-16 liberamente tradotto da Diana, revisione di Giovanna e Giacomo Tessaro, parte quinta
La chiamata di Dio. Voglio passare ora all’ultimo argomento: a cosa potrebbe chiamare Dio noi religiose nella Chiesa dei primi anni di questo millennio? I documenti del Vaticano II e la lunga tradizione della Chiesa ci invitano a ricercare la volontà di Dio nelle nostre vite attraverso la preghiera, la riflessione sui segni dei tempi e il discernimento dei nostri doni e talenti. Cercare di discernere la volontà di Dio richiede sincerità e umiltà, e riesce meglio in un contesto comunitario.
Nel preparare questa riflessione ho invitato le suore lesbiche che conosco, e le superiore delle comunità regionali della mia congregazione, a rispondere a questa domanda: dove ci sta chiamando Dio? Ciò che dirò si basa sui loro commenti.
Sono consapevole di essere una persona fallibile, che esprime i suoi giudizi un argomento complesso; mi sento un po’ come una voce solitaria nel deserto, che attira l’attenzione su qualcosa che a molte consorelle pare di secondaria importanza, pericoloso o scomodo. Eppure sono anche consapevole che dobbiamo iniziare questa discussione, se vogliamo uscire da questo silenzio dannoso, che ci tiene tutte prigioniere. I passi che suggerisco sono piccoli, ma se intrapresi con la sincera serietà che così spesso ha caratterizzato le azioni delle religiose nel passato, credo che cominceranno ad andare oltre l’attuale situazione malsana di molte nostre comunità.
Il presente
In primo luogo, penso che siamo chiamate a cominciare dal punto in cui ci troviamo, con le nostre paure, domande e reticenze. Fino a quando non saremo in grado di tradurre in parole ciò che turba il nostro cuore, distorce il nostro pensiero e impedisce la nostra azione, non potremo superare queste barriere.
Abbiamo bisogno di dare un nome alle nostre paure, comprendere come siano entrate dentro di noi e analizzare il clima culturale e religioso che continua a radicarle nella nostra coscienza. Questo processo deve avvenire in noi come individui, sia in un contesto di gruppo. I gruppi in cui si svolgono queste conversazioni devono essere aperti, onesti e protetti, devono essere pronti all’ascolto senza giudicare. La cosa più importante è che questa riflessione avvenga in un contesto di fede e preghiera; dobbiamo analizzare questi temi alla luce del Vangelo.
Ciò che tale riflessione può mettere in luce può essere doloroso, ma riconoscerlo è il primo e necessario passo verso una maggiore libertà ed energia per i passi successivi. Quali dolorose verità potremmo scoprire? Potremmo intravedere l’eterosessismo e l’omofobia che colpiscono il pensiero di tutte noi, lesbiche ed eterosessuali; i modi in cui sottilmente, o neanche troppo sottilmente, abbiamo escluso alcune delle nostre consorelle; potremmo riconoscere le aree in cui gli stereotipi, e non la verità, hanno influenzato le nostre percezioni; potremmo intuire come le battute ironiche o gli atteggiamenti giudicanti possano aver messo a tacere o oppresso alcuni dei nostri membri; potremmo comprendere meglio come il non parlare degli orientamenti sessuali, o dare per scontati atteggiamenti asessuali, abbia reso tutte noi meno complete, e reso invisibili le nostre consorelle lesbiche.
Rivedere la sessualità
In secondo luogo, penso che Dio ci stia chiamando a rivedere quegli aspetti della sessualità che troppo spesso abbiamo ignorato. In modo formale o informale, dobbiamo affrontare temi come la sessualità umana, il sana nubilato, l’intimità, l’amicizia e l’orientamento sessuale.
Le supriore delle comunità possono dare l’esempio dedicando loro stesse del tempo a questo lavoro, e offrendo alle consorelle l’opportunità di farlo, suggerendo buone letture ed incoraggiando le consorelle a frequentare corsi e seminari su queste tematiche.
Idealmente, nel nostro processo di apprendimento ci dovrebbe essere un aspetto esperienziale e uno teorico. Condividere in piccoli gruppi le nostre lotte per vivere il nubilato in modo vivificante potrebbe creare l’ambiente adatto per iniziare a parlare della nostra esperienza, e per osservare quanto in ciascuna delle nostre storie è universale, e quanto è unico. Forse questo tipo di conversazione può incoraggiare le nostre consorelle lesbiche ad aprirsi e condividere in libertà.
Gesù nei Vangeli
Penso anche che la condivisione sulle questioni sessuali debba essere impregnata dalle parole e dallo spirito di Gesù che troviamo nei Vangeli. Sono convinta che le storie delle nostre consorelle lesbiche (anzi, tutte le nostre storie) siano una fonte non sfruttata di ricchezza spirituale, e che dovremmo uscire illuminate e rafforzate dall’ascoltarle.
Potremmo trarre beneficio, per esempio, ascoltando come alcune suore lesbiche hanno dovuto affrontare un ambiente ostile, riuscendo tuttavia a fiorire. Un aspetto della loro forza è la ricca spiritualità maturata nella sofferenza, e profondamente radicata nell’interrelazione tra corpo e spirito.
Molte suore lesbiche di mia conoscenza sono donne che vivono di preghiera. La loro preghiera, la loro relazione con Dio, la loro famigliarità con le Scritture sono state spesso forgiate nella loro lotta per comprendere ed accettare la loro sessualità come una benedizione, non come un handicap.
Queste considerazioni indicano un aspetto del silenzio che dobbiamo tenere caro, anche mentre cerchiamo di andare oltre quel tipo di silenzio che ci ha colpite così negativamente.
Una suora lesbica esprime bene questa idea: “Sento questa frase ‘fuori dal silenzio’ come un riferimento al silenzio del mio cuore in preghiera, quando Dio mi parla e mi chiama a proseguire il mio cammino come persona benedetta e inviata da questo luogo profondo. Questa preghiera mantiene in equilibrio e in pace la mia vita, e in questo modo esco dal silenzio dell’armadio attraverso la chiamata che sento nel silenzio della preghiera. Spero che anche altre, ascoltando nel profondo del loro cuore, siano chiamate ad andare avanti e ad aiutare tutte coloro che compiono dei passi per uscire dal silenzio”.
Testo originale (PDF): Out of Silence God Has Called Me. A Lesbian Religious Tells Her Story
> Brani tratti da “Out of Silence. Una suora lesbica racconta la sua storia”