La Chiesa ama le persone lgbt e io non me ne ero accorto
Riflessioni di Massimo Battaglio
Non ero all’incontro con papa Francesco, ieri in Vaticano insieme agli altri volontari de La Tenda di Gionata. Ma l’ho seguito attentamente. E ho ben presente le parole della vicepresidente Mara Grassi, la quale non ha mai detto che il papa abbia dichiarato che “La Chiesa ama le persone lgbt” ma casomai che “le deve amare così come sono”.
Solo che poi il titolista dell’Avvenire, immagino per ragioni di spazio, ha pensato bene di semplificare e ha scritto proprio così: “La Chiesa ama i vostri figli lgbt così come sono”. E subito si sono accodati Repubblica (“il Signore e la Chiesa amano i nostri figli perché sono tutti figli di Dio”), il Fatto Quotidiano (“La Chiesa non li esclude perché li ama profondamente”), Fanpage (“La Chiesa li ama, sono figli di Dio”) e Libero (che non cito neanche).
Che la Chiesa ci ami è uno dei massimi desiderata per molti di noi e sicuramente per molti nostri genitori. Forse lo è anche per qualcuno dell’Avvenire: un desiderata talmente grande da fargli credere che sia vero. Purtroppo non è la realtà. E lo sappiamo benissimo.
Affermare che la Chiesa cattolica ci ama, oggi, è come dire che certi mariti che picchiano o uccidono le loro mogli, lo fanno per amore. E’ un’affermazione gravissima. E passi quando è sostenuta dall’entusiasmo ma non quando diventa voce quasi ufficiale. Perché, in questo caso, significa: “mettete da parte ogni protesta e ogni rivendicazione perché, se la Chiesa vi tratta come vi sta trattando, lo fa per amore”. Come il papà che ama il suo bambino e, per il suo bene, gli fa cioc cioc sul culetto.
Bisogna ricordare com’è che la Chiesa cattolica ama i gay proprio in queste settimane? E non parlo di dottrina – con la dottrina si può avere un rapporto molto elastico, come dimostra il papa stesso – ma parlo di fatti. Parlo di atti, dichiarazioni, indicazioni pastorali.
In Polonia, la Chiesa ama i gay così profondamente da appoggiare un governo dichiaratamente e pesantemente omofobo. E si sta candidando per aprire e gestire in proprio centri in cui si pratichino le terapie riparative.
In Italia, si sta mettendo di traverso a una legge di pura civiltà, come quella contro l’omotransfobia, sventolando i fantasmi della “libertà di espressione”. E arriva a negare che l’omofobia esista o perlomeno ad affermare che sia un fenomeno residuale.
Parlamentari che si auto-proclamano rappresentanti della Chiesa, dichiarano testualmente che vogliono restare liberi di dire che i gay sono immorali e che possono essere curati.
Questo per restare ai vertici. Poi c’è il quotidiano, che ne è un po’ il riflesso. E nel quotidiano assistiamo all’uccisione di Maria Paola e ai penosi tentativi di assolvere il fratello e la famiglia con la solita motivazione che non erano omofobi ma preoccupati per la ragazza.
Nessuno è omofobo, secondo la Chiesa. Il fatto è che ci amano e quindi ci vogliono portare sulla retta via. E la retta via, naturalmente, è quella che piace a loro. E’ quella in cui far l’amore è peccato (a meno che non si sia in possesso di un certificato di matrimonio tra un uomo e una donna) e i peccati vanno fatti di nascosto.
No: la Chiesa non ama le persone lgbt. Dio sì; ne siamo certi. E forse anche la Chiesa del Cielo, quella popolata dagli angeli e i santi. Certo: chi vede Dio “faccia a faccia” e le cose dall’alto, non più “come in un antico specchio” (1Cor 13,12), non può che prendere atto dei nostri amori e benedirli.
Ma in terra non è così. C’è un sacco di gente, proprio nella Chiesa, che non vuol proprio vedere, perchè la verità gli fa paura. E la paura non è amore.
Ha ragione il papa: anche la Chiesa deve amare le persone lgbt. Ma la strada è lunga e, nel frattempo, le sofferenze sono insopportabili.