La Chiesa Cattolica deve cominciare ad ascoltare le persone transessuali e intersessuali
Articolo di Todd A. Salzman* e Michael G. Lawler** pubblicato sul sito del settimanale cattolico NCR – National Catholic Reporter il 1 dicembre 2020, liberamente tradotto da Flavia Piepoli
Quando i Farisei protestarono contro Gesù che accoglieva i peccatori e mangiava con loro, lui rispose con una parabola. “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento” (Luca 15, 3-6).
Contrariamente alla precedente lettera dell’arcivescovo di Saint Louis, Robert Carlson, dal titolo “Compassion and Challenge” (Compassione e sfida) e a un documento vaticano del febbraio 2019 della Congregazione per l’Educazione Cattolica “Maschio e femmina li creò”, che fanno entrambi riferimento all’ “ideologia di genere”, possiamo ribattere che le persone transessuali e intersessuali non sono peccatori, ma pecore smarrite nel deserto cattolico.
La parola transessuale indica una persona nata con un’anatomia tipica di uomo o donna ma che per esperienza personale si convince che la sua attuale identità di genere non corrisponde a quella assegnata alla nascita. Transessuale è l’opposto di cisessuale, persona la cui identità di genere corrisponde all’identità assegnata alla nascita.
Uno studio dell’UCLA (Università della California di Los Angeles) del 2016 rivela che ci sono circa 1,4 milioni di adulti negli Stati Uniti che si identificano transessuali, una piccola minoranza fra gli schiaccianti milioni dei cisessuali.
Sono anche persi nel deserto della Chiesa Cattolica, che continua ad affermare il solo binario uomo – donna come assoluto e creato da Dio e al quale attribuisce il genere immutabile.
Gli intersessuali, coloro che sono nati con genitali ambigui, lottano spesso con dubbi simili sull’identità di genere, così come i transessuali. Transessuali e intersessuali sono diversi nella loro struttura anatomica alla nascita e la maggior parte degli intersessuali si autoidentificano come uomini e come donne, ma spesso soffrono lo stesso dolore del rifiuto familiare, del bullismo e della discriminazione, sia nella società che nella Chiesa.
Questa discriminazione si basa soprattutto sull’indiscutibile binario sessuale uomo-donna e sull’avversione, persino odio, di ogni predisposizione sessuale o di genere che possa metterlo in discussione. L’atroce risultato di questo bullismo e discriminazione viene riportato in uno studio del 2019 dell’American Academy of Pediatrics (Accademia Americana di Pediatria): il 35% degli adolescenti transessuali riferiva di aver tentato il suicidio l’anno prima – più del triplo del numero degli adolescenti cisessuali.
Genitori, famiglie e chiese possono cominciare a ridurre queste statistiche imparando dai transessuali. Forse dovrebbero persino imparare ad ascoltare Gesù Cristo nella sua frase conclusiva della parabola del buon Samaritano: “Va’ e anche tu fa lo stesso” (Luca 10,37), che significa vai e mostrati misericordioso.
La realtà biologica degli intersessuali può dare un’idea della complessa realtà dei transessuali e fornire le indicazioni per la risposta morale della Chiesa a entrambi i gruppi. Un rapido sguardo alla letteratura medica rivela che circa due su 1000 nascite (0,2%) sono bambini intersessuali.
Ora, 0,2% è una piccola percentuale, ma è quasi il doppio delle nascite di bambini con sindrome di Down, che meritatamente ricevono attenzione e rispetto da parte della società. Di sicuro i bambini intersessuali che si perdono e urlano nella desolazione della Chiesa cattolica e della società, meritano la stessa attenzione e lo stesso rispetto in quanto esseri umani, creati da e a immagine misteriosa del misterioso Dio.
Il loro corpo intersessuale è un problema per i genitori, la società e la Chiesa per un unico motivo: vengono giudicati perché hanno una sessualità biologica ambigua, confrontati col binario dominante uomo-donna. Non sarebbero ambigui né un problema, suggeriamo noi, se la società e la Chiesa ascoltassero la loro richiesta di costituire un terzo sesso minoritario.
La capitale, Washington D.C. e undici Stati (degli Stati Uniti) tra cui l’Arkansas, il Colorado e il Minnesota già lo riconoscono con un simbolo sulla patente di guida degli intersessuali. Sosteniamo che l’amore e la preoccupazione che gli intersessuali meritano dovrebbero essere estesi ai transessuali e a coloro che hanno un genere psicologicamente ambiguo.
Appena prima di andare in pensione come arcivescovo di Saint Louis nel luglio 2020, Carlson emanò una lettera, “Compassione e sfida”, che interessa specificamente le donne e gli uomini transgender e il comportamento che i cattolici dovrebbero avere nei loro riguardi. Nonostante il suo focalizzarsi sui transessuali, la lettera include anche implicazioni per gli intersessuali e il modo di considerarli.
La lettera insegna che i cattolici dovrebbero essere solidali verso i transgender (e sicuramente anche verso gli intersessuali), ma che “ci sono limiti su come dovremmo manipolare il nostro corpo.” L’indicazione di essere solidali è decisamente cattolica, il ma molto meno.
Carlson parla del sentimento e del desiderio di transizione da un genere all’altro e afferma, correttamente, che la moltitudine di sentimenti che viviamo ogni giorno non possono essere autorizzati a controllare esclusivamente la nostra identità. Manca, tuttavia, una distinzione tra il volere psicologicamente un genere diverso e il bisogno fisiologico di un genere diverso, perché il genere assegnato alla nascita è stato auto sperimentato come sbagliato. L’esperienza in corso è una realtà personale molto più forte di un sentimento passeggero o di una volontà, e può essere svelata e verificata tramite analisi psicologiche.
Nonostante l’insegnamento di papa san Giovanni Paolo II secondo il quale “La Chiesa può apprezzare anche la ricerca sociologica e statistica” (Familiaris Consortio, 5) e il suo disappunto per i teologi che non utilizzano i dati scientifici nell’esplorare questioni teologiche, Carlson afferma che la Chiesa vieta ogni intervento medico per transessuali e non riconosce la distinzione tra la semplice volontà e il bisogno personale di una transizione di genere.
Egli nota che la Chiesa, tuttavia, “riconosce che le cure mediche appropriate sono necessarie in quei rari casi di disordini genetici o fisici di sviluppo sessuale,” il che avviene in quei rari casi di intersessuali. Questo è un altro esempio per cui la Chiesa, nella sua etica sessuale, antepone il profilo fisico e anatomico a quello personale e umano.
Carlson optava per una linea tracciata dal documento vaticano “Maschio e femmina li creò”. Il sottotitolo del documento, “Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione”, suggerisce che potrebbe essere interessato al dialogo, ma c’è una seria mancanza nell’ascolto di transessuali e intersessuali. “Intersessuali,” infatti, viene menzionato solo tra virgolette, come se non fossero persone reali con esperienze reali e dolorose ma solo individui con un’aberrazione fisiologica da risolvere.
Il problema da risolvere non è di “aberrazione fisiologica” nei nati intersessuali o di desiderio illecito in coloro che hanno una transizione di genere, ma si tratta di trovare un contesto che va oltre il binario condiviso uomo-donna per parlare di tutte le persone umane e il significato del loro corpo.
C’è anche il problema dell’errore che commettono sia il documento vaticano che Carlson, confondendo e mescolando l’immutabile genere sessuale fisico con il mutevole genere sessuale socialmente costruito. Anche qui, il dialogo tra le autorità della Chiesa e gli studiosi contemporanei della società chiarirebbe ampiamente un oscuro problema.
L’arcivescovo dichiara “maschio e femmina li creò” (Matteo 19,3; Genesi 1,27), interpretando questo passaggio delle Scritture per insinuare che Dio ha creato solo due sessi, maschio e femmina. Quest’interpretazione, comune tra le autorità ecclesiastiche non esperte della Bibbia, ignora la regola cattolica stabilita dal Vaticano II di interpretare il significato delle parole bibliche di Dio in base al nostro tempo e alla nostra cultura (Dei Verbum, 12).
Lo scrittore sacro della Genesi ha espresso effettivamente che “maschio e femmina li creò”, non “solo maschio e femmina li creò”. L’intersessualità come viene intesa oggi dalla scienza non era riconosciuta ai tempi e nella cultura dello scrittore; perciò, lo scrittore non avrebbe potuto menzionarla, alludere o decidere in merito. Sostenere la Genesi 1,27 come prova che ci sono solo due sessi stabiliti alla nascita e che il genere è legato a tali sessi è un grave fraintendimento e un uso errato della parola biblica di Dio.
Mentre alcune chiese cristiane sostengono e accolgono transessuali e intersessuali, i cattolici conservatori e le chiese evangeliche sono ancora tentate dal seguire i medici vittoriani che, forzando il binario tradizionale uomo-donna, cercavano di “correggere” medicalmente quella che era percepita come ambiguità sessuale. Noi contestiamo e rifiutiamo ogni trattamento medico sugli adulti transessuali e sui bambini intersessuali, che mirano soprattutto al mantenimento delle norme conservatrici sociali e religiose riguardanti il genere sessuale piuttosto che al rispetto della dignità, integrità e libero arbitrio di transessuali e intersessuali confusi.
Genitori, personale medico e capi della Chiesa devono imparare a seguire i transessuali nel prendere decisioni cruciali in merito al loro corpo e aspettare che i bambini intersessuali siano abbastanza maturi da decidere in autonomia, e rigettare ogni asserzione sulla loro incapacità di farlo responsabilmente. Noi contestiamo ogni “correzione” chirurgica di un bambino intersessuale.
L’ “ambiguità” biologica degli intersessuali, esterna e interna, rende difficile assegnare un particolare genere sessuale a una persona intersessuale tramite intervento medico, dal momento che la scienza contemporanea ha riconosciuto che il genere e le sue espressioni dipendono non solo dal punto di vista biologico dei cromosomi, ormoni e fattori genetici, ma anche dalla cultura e dall’educazione. Il genere può essere riconosciuto da tutti, eterosessuali, omosessuali, transessuali e intersessuali, solo quando vengono sperimentate la consapevolezza e la conoscenza di sé e del proprio corpo nella vita che si vive.
La scienza che studia il genere mette in discussione l’ingenua pretesa del documento vaticano che i medici possono determinare l’ “identità costitutiva” di un individuo semplicemente identificando o riadattando il genere sessuale biologico.
La montagna di testimonianze degli adulti intersessuali chirurgicamente “corretti” durante l’infanzia ha reso chiaro che, a loro avviso, la “correzione” danneggia più che favorire la crescita umana. La simile testimonianza degli adulti transessuali sulla “correzione” psicologica imposta loro è altrettanto convincente.
Il documento “Maschio e femmina li creò” ha ragione: ascoltare la testimonianza sia di transessuali che di intersessuali è assolutamente necessario se si vuole mettere al primo posto la dignità umana e sradicare il bullismo e la discriminazione. Transessuali e intersessuali, non meno di tutti gli altri, sono creati a misteriosa immagine e somiglianza del misterioso Dio. Se sono stati creati da Dio al pari di ogni altra creatura umana, ci chiediamo, perché rappresentano una minaccia per la Chiesa cattolica?
Solo a causa, rispondiamo, di un attaccamento indiscusso della Chiesa al binario statisticamente dominante uomo-donna.
Una persona famosa sessualmente “corretta” può servire da esempio per tutti. Sally Gross è nata da genitori ebrei in Sudafrica nel 1953 e, nonostante fosse nata con “genitali ambigui”, fu assegnata al genere sessuale maschile e venne chiamata Selwyn. La Gross ha sempre saputo di essere diversa, e durante la pubertà, nel momento in cui la sua libido non si sviluppò, decise che era solo una castità naturale. Ciò la spinse a battezzarsi con rito cattolico, che valorizza la castità. Entrò nell’Ordine dei domenicani, venne ordinata sacerdote nel 1987 e insegnò teologia morale al Dominican College di Oxford, in Inghilterra.
Agli inizi degli anni ’90 tornò in Sudafrica dove continuò a insegnare e, come ha raccontato nel 2000 al quotidiano The Natal Witness, ebbe finalmente il tempo di considerare i problemi nella sua vita. “C’erano due aree di tensione: una era la questione della mia identità ebreo/cristiana e l’altra era la corporeità e il genere, anche se pensavo fosse secondaria.”
In Sudafrica la Gross trovò un professionista competente che la aiutò a riconoscere che le era stato assegnato il genere sessuale sbagliato e doveva considerare un cambiamento di genere.
Le fu concesso un anno di assenza dai domenicani per considerare un cambiamento di genere e le fu proibito tramite il voto di obbedienza di parlare della sua condizione con i suoi genitori, i suoi fratelli domenicani o gli amici. Allo stesso modo le venne vietato ogni supporto materiale o morale. Quando i superiori seppero della sua condizione congenita e della possibilità di cambiamento di genere, la videro come una minaccia per l’Ordine e la Chiesa e le consigliarono di dimettersi dal sacerdozio.
Un Rescritto vaticano la dispensò dal sacerdozio e la “ridusse” allo stato laicale. La Gross, in seguito, optò per una riassegnazione di genere e divenne Sally Gross, un’attivista per i problemi degli intersessuali.
La Gross scrisse che una persona, “sua conoscente cristiana teologicamente sofisticata ma fondamentalista” le disse, basandosi sulla Genesi 1,27, “una persona intersessuale come me non soddisfa il criterio biblico di umanità” ed è anche “congenitamente non battezzabile”.
Facendo riferimento alle sue origini sia ebree che cattoliche, la Gross confessa di aver trovato questo commento “piuttosto comico” e ignorante, dal momento che la tradizione rabbinica suggerisce che l’essere umano originario era ermafrodito, uomo e donna, prima che Yahweh formasse la donna dalla costola di Adamo.
La Gross conclude con un legittimo fondamento teologico: “Sono una creatura di Dio… Sono stata creata, e intersessuali [e transessuali] sono stati creati, non meno di chiunque altro, a immagine e somiglianza di Dio.”
Creata da Dio uguale a ogni altra creatura umana, sì, ma sono ancora crudelmente una pecora dispersa e una minaccia per la Chiesa cattolica, nel suo binario indiscusso uomo-donna.
La missione di Gesù nel mondo era ed è cercare l’anima perduta, peccatore o non peccatore, finché non la trova (Luca 19,10). La missione della Chiesa cattolica, che pretende di essere il suo corpo, non può essere diversa.
Ci sono transessuali non peccatori e persone intersessuali perse nel deserto morale cattolico, ed è tempo, anzi tempo passato, per la Chiesa di cercarli, trovarli, sostenerli e rispettarli, e cessare ogni oppressione o discriminazione. In tal modo, suggeriamo, transessuali e intersessuali creeranno, come disse Gesù, “più gioia in cielo” perché la Chiesa avrà “trovato la mia pecora che si era perduta” (Luca 15, 6-7).
* Todd A. Salzman è “Amelia and Emil Graff Professor” di Teologia Cattolica alla Creighton University.
** Michael G. Lawler è “Amelia and Emil Graff Professor Emeritus” di Teologia Cattolica alla Creighton University.
Sono autori di Introduction to Theological Ethics: Foundations and Applications (“Introduzione all’Etica teologica: fondamenti e …” (Orbis Press, 2019) e il prossimo in uscita Pope Francis and the Transformation of Catholic Health Care Ethics (“Papa Francesco e la trasformazione dell’etica cattolica sulla salute) (Georgetown University Press, 2021).
Testo originale: The Catholic Church must listen to transgender and intersex people