La chiesa cattolica e i gay. Cosa ha messo in luce lo scandalo degli abusi nella chiesa?
Articolo di Andrew Sullivan pubblicato sul sito del quindicinale New York (Stati Uniti) il 21 gennaio 2019, sesta parte, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
All’alba del terzo millennio, la gravità degli abusi sessuali nella Chiesa ha preteso prepotentemente il suo spazio nella coscienza pubblica. L’intero sistema, basato sulla segretezza e sulla protezione reciproca tra sacerdoti, è stato improvvisamente e brutalmente messo in piena luce. Per la maggior parte dei sacerdoti gay è stato un grosso sollievo, perché erano inorriditi da quanto accadeva, ma sapevano bene che il sistema che aveva celato i crimini e gli abusi dei cattivi preti, aveva coperto anche i peccati e i rapporti sessuali tra adulti consenzienti dei preti virtuosi: anche loro avevano dei segreti.
Mettiamoci bene in testa che il celibato non è affatto facile. È cosa impossibile, per la maggior parte degli esseri umani, evitare di innamorarsi o di esprimere fisicamente la propria sessualità nel corso della vita. Nella pratica, le mancanze in questo senso sono spesso state esaminate e confessate: se il sacerdote è sincero e vuole tornare a essere celibe, può andare avanti con la sua vita. Alcuni dei sacerdoti gay con cui ho parlato riconoscono le loro mancanze ma insistono sul fatto che, dopo essersi consultati con i loro direttori spirituali o con i superiori, hanno scelto il celibato laddove non era possibile ignorare o evitare questa scelta: l’obiettivo è essere liberi da legami particolari per dedicarsi anima e corpo alla Chiesa.
La maggior parte di loro, però, ha qualche macchia nel suo passato, magari anche solo il fatto di essere gay, che potrebbe essere usata contro di loro; questo dà origine a un’omertà velenosa, perché sono molti i sacerdoti a conoscere la sessualità e le cadute di altri sacerdoti, per cui in questo ambiente c’è un alto rischio di essere ricattati. Le cadute veniali, come una breve storia d’amore, si confondono facilmente con dei mali molto più profondi come l’abuso di minori. Se denunci un molestatore al suo superiore, per esempio, il molestatore può benissimo divulgare la tua omosessualità e distruggerti la carriera.
Questa dinamica ha fatto sì che il nascondiglio clericale (non il fatto che i sacerdoti siano gay, ma il fatto che siano nascosti) sia un meccanismo atto a tollerare e permettere gli abusi; inoltre, il voto di obbedienza ai superiori dà ai vescovi e ai cardinali un enorme controllo sui sacerdoti del loro gregge. Alcuni, naturalmente, hanno capito che tale controllo può essere utilizzato per ottenere sesso e abusarne.
Dopo il 2002 sono state messe in atto nuove misure per la protezione dei minori, ma rimane ancora da fare i conti con i danni del passato. Il caso McCarrick, in particolare, rivela che l’occultamento e la tolleranza verso gli abusi riguardano i vertici stessi della Chiesa. Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco hanno protetto i molestatori, o scelto di non affrontare la questione. Il fatto che alcuni di questi criminali fossero anche in grado di dirottare verso il Vaticano enormi somme di denaro (McCarrick e Maciel erano leggendari sotto questo aspetto) rende la tolleranza nei loro confronti particolarmente cinica.
Non sappiamo l’esatto motivo per cui il tradizionalista Benedetto abbia deciso di essere il primo Pontefice a dimettersi [in realtà ci sono stati diversi altri casi; l’ultimo prima di Benedetto è stato Gregorio XII nel 1415, n.d.t.], ma alcuni commentatori hanno subito rimarcato che aveva compilato un ampio dossier sugli abusi sessuali nella Chiesa… eppure, per qualche motivo, non è stato capace di agire. Forse era spaventato dalla vastità dell’impresa, colto di sorpresa dall’ampia diffusione del marcio, o timoroso che la Chiesa potesse implodere?
Francesco, in una delle sue prime conferenze stampa da Pontefice, ha dato inizio a un nuovo corso. Ha ribadito la distinzione tra peccato e delitto, ha denunciato gli abusi ma non ha insistito sulla perfezione, dal punto di vista sessuale, del clero: se le cadute vengono confessate, i peccati sono assolti, e il sacerdote può di nuovo impegnarsi al celibato. Per quanto riguarda i sacerdoti gay virtuosi: “Il problema non è avere questa tendenza. Sono fratelli”, il problema è quando i gay formano un qualche tipo di fazione o lobby all’interno della Chiesa, ma questo, dice Francesco, vale per qualsiasi lobby: “Il problema è fare lobby: di questa tendenza o d’affari, lobby dei politici, lobby dei massoni, tante lobby”.
Il cambiamento di tono di Francesco ha scandalizzato i conservatori in Vaticano (e forse è stato anche fonte di preoccupazione per alcuni potenti molestatori, per i quali è molto comodo il nascondiglio clericale), e quando ha cercato il consiglio di McCarrick, un progressista moderato, chi sapeva dei suoi abusi sui seminaristi ha avuto un accesso di rabbia. Con uno dei più clamorosi atti di dissenso nella storia moderna della Chiesa, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio pontificio negli Stati Uniti, ha scritto una lettera [aperta] in cui si afferma che il comportamento di McCarrick era noto a Ratzinger e al Vaticano fin dal 2000, e Francesco lo conosceva fin dalla sua nomina a Pontefice, per cui anche lui lo aveva coperto. Gli opinionisti conservatori come l’ex cattolico [ora ortodosso, n.d.t.] Rod Dreher e Ross Douthat del New York Times parlano di un potenziale nuovo “scisma”; Dreher parla in maniera offensiva di “mafia lavanda” per descrivere la nuova presunta minaccia alla dottrina tradizionale.
Viganò è andato oltre, invitando Francesco a dimettersi: “Dobbiamo abbattere la congiura del silenzio con la quale vescovi e sacerdoti hanno protetto se stessi a spese dei fedeli, una congiura del silenzio che, agli occhi del mondo, rischia di far sembrare la Chiesa una setta, una congiura del silenzio non molto dissimile da quella mafiosa”; ha poi fatto il nome di alcuni dei cardinali più progressisti protetti da McCarrick. “Nessuno in Vaticano si è fatto ingannare, nemmeno per un istante. Questa lettera è praticamente un outing pubblico, qualcosa che nessuno, salvo un giornalista esterno agli ambienti cattolici, avrebbe osato fare” dice padre James Alison, un teologo gay che segue da vicino la politica vaticana, secondo il quale Viganò rischia di essere abbandonato: “[La sua lettera] ha spaventato anche alcuni tra i suoi alleati più conservatori, i quali hanno compreso che potrebbero subire anch’essi un outing se [la sua denuncia] degenerasse in una guerra intestina”. (La tregua forse sarà solo temporanea. Il libro Sodoma del giornalista francese Frédéric Martel, in uscita a febbraio, promette di riportare straordinarie prove dell’ipocrisia vaticana sui prelati gay nel corso degli ultimi decenni.)
Ma il punto centrale della testimonianza di Viganò (che un cardinale omosessuale molestatore è stato tollerato e consultato da tre Papi) suona come una verità. È significativo come, interrogato sulle accuse [a McCarrick], Francesco non abbia fatto nulla per negarle, abbia rifiutato di esibire i documenti che potrebbero smentire Viganò e abbia invitato al “silenzio” e alla preghiera.
Lo scorso settembre Francesco sembrava aver perso la sua equanimità, facendo un paragone tra la lettera dell’arcivescovo e l’opera del Demonio: “In questi tempi sembra proprio che il Grande Accusatore si sia sciolto e ce l’abbia con i vescovi, cerca di svelare i peccati, che si vedano, per scandalizzare il popolo”. Ha convocato per il prossimo febbraio un summit globale di cardinali [e vescovi] per discutere a 360° degli abusi.
Forse sarà il momento propizio per ricapitolare il suo papato e quello dei suoi due immediati predecessori. Forse risulteranno obbligate alcune decisioni sul ruolo dei sacerdoti gay, sul celibato clericale e l’omosessualità. È chiaro a tutti che l’attuale apparato basato sulla segretezza, l’ipocrisia, l’abuso e l’omofobia deve finire se vogliamo che l’autorità morale della Chiesa abbia qualche possibilità di riprendersi. Ma in che modo?
Testo originale: The Gay Church. Thousands of priests are closeted, and the Vatican’s failure to reckon with their sexuality has created a crisis for Catholicism.