La Chiesa cattolica, gli omosessuali e la fede che infrange le barriere. Intervista a Luìs Correa Lima
Intervista tratta da ihu.unisinos (Brasile) del 5 maggio 2009, liberamente tradotta da Tiberiano
Luìs Correa Lima, laureato in Amministrazione, Filosofia e Teologia, è dottore in Storia e professore presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro (P.U.C.-Rio), dove insegna dal 2004 Storia Sociale della Cultura.
In questa istituzione studia questioni come la diversità sessuale.
E’ anche docente di Storia nell’Università di Brasilia (Un.B.) ed autore di “Teologia del Mercato – una visione dell’economia mondiale ai tempi in cui gli economisti erano teologi” (2001).
Correa Lima ha trattato temi quali il rapporto della Chiesa (cattolica) con questioni quali l’omosessualità, l’esperienza umana, nuovi modelli di famiglia e unioni stabili tra persone dello stesso sesso.
‘L’Università Cattolica è prima di tutto università, cioè un universo in cui saperi differenti possono incontrarsi, uno spazio aperto alla totalità.
Nell’ambiente accademico è naturale la pluralità ideologica, che permette di pensare alla complessità della realtà e alla sua conflittualità’, racconta nell’intervista che ha concesso a IHU On-line, via e-mail.
Lei lavora sulla questione dell’omosessualità e religione nelle sue ricerche. Come tratta queste tematiche, essendo docente e ricercatore presso una università cattolica ?
La questione dell’omosessualità è multidisciplinare: va associata a vari ambiti, incluso quello religioso. La religione porta con sé una visione del mondo ed ha una importante incidenza nella società.
Può essere fonte di omofobia ed ostilità verso la diversità sessuale, e può anche essere benefica, aiutando le persone ad amare se stesse in quanto creazione divina e a dar loro un sentimento di amore che trascenda le loro vite.
L’università cattolica non è una sezione di una parrocchia, dove persone misericordiose studiano soltanto autori edificanti: la pluralità ideologica è essenziale nella vita accademica ed è anche la sua ricchezza; ’cattolico’ significa universale, è ciò che riporta alla stessa totalità ed apertura. Ciò che più si oppone al cattolicesimo è lo spirito di setta, che esclude indebitamente, rivelandosi chiuso e arrogante.
L’omosessualità è un argomento delicato, nella società e nelle varie istituzioni: non è raro trovare resistenze o paure, ma con determinazione e sensibilità, questo tema può essere trattato.
Nell’università, perfino in quella cattolica, la dimensione accademica dà supporto alla ricerca, in termini di pubblicazioni, tesi di laurea, gruppi di studio, corsi ed eventi.
La Chiesa di oggi riesce ad operare a partire dal carattere storico e culturale proprio dell’esperienza umana ?
Nella Chiesa di oggi ci sono molti popoli e culture. Nella sua storia bimillenaria, c’è stata una grande ricchezza in processi di adattamento, di acculturazione della fede e di fermento di trasformazioni.
Il rischio di accumulare il carattere storico e culturale dell’esperienza umana sta di fatto nell’adottare una concezione di “legge naturale”, intesa come un codice dettagliato, universale ed immutabile, riconosciuto e ratificato dall’autorità ecclesiastica. In effetti c’è il rischio di un irrigidimento.
Un altro modo di concepire la legge naturale è quello di una razionalità presente nella natura, opera del Creatore. Razionalità che è comprensibile per la giusta ragione in contesti e culture differenti. La comprensione di tale legge e della responsabilità umana, affermò una volta papa Benedetto XVI, richiede un dialogo fecondo tra credenti e non credenti, tra filosofi, giuristi e uomini di scienza.
In tale maniera – prosegue – si può anche offrire ai legislatori del materiale prezioso per la vita personale e sociale. In tal caso, pertanto, non si tratta di questioni chiuse e di conclusioni definitive. Il vero credente, incluso il papa, è un interlocutore del dialogo.
E perché tale dialogo sia fecondo, occorre ascoltare con attenzione voci differenti. La posta non è facile e non sempre il magistero vi riesce.
Come vede Lei i nuovi modelli di ‘famiglia’ di oggi e come queste famiglie si relazionano con la religione ?
La famiglia e il matrimonio sono decisamente mutati nel corso della storia. In epoca biblica, la moglie era una proprietà del marito o del padre, come pure la casa, gli schiavi e il bestiame. Il matrimonio era un accordo tra famiglie, a prescindere dal consenso dei due coniugi.
La funzione della sposa era quella di generare discendenti per la famiglia di suo marito; nel caso fosse rimasta vedova e senza figli, era costretta a sposare il cognato per poter svolgere questa funzione.
Nel XII secolo, la tradizione occidentale introdusse il consenso dei coniugi come condizione necessaria e sufficiente per la validità del matrimonio.
Nel XX secolo, il modello della famiglia patriarcale va in crisi in tutto il mondo. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 stabilisce libero consenso e uguali diritti tra marito e moglie.
Nel Concilio Vaticano II, la Chiesa Cattolica elogia le nazioni che promuovono l’uguaglianza tra uomo e donna nella società. Il cambiamento è stato enorme e tale processo continua tuttora.
Dalla fine del secolo scorso, c’è stato un numero notevole di divorziati risposati, che hanno formato un nuovo modello di famiglia. In una regione della Germania, i vescovi hanno scritto una lettera pastorale su questo argomento, dimostrando una certa apertura.
Oggi sono in aumento le famiglie omogenitoriali, che hanno come origine un matrimonio gay.
I vescovi statunitensi si sono occupati di tale questione: sono contrari all’adozione di bambini da parte di coniugi dello stesso sesso, ma al tempo stesso hanno approvato il battesimo di bambini sotto la responsabilità di tali conviventi, dato che c’è il proposito di educare questi bambini al cattolicesimo.
E molte scuole cattoliche negli Stati Uniti accolgono questi bambini. In varie regioni, convivono con altri bambini senza problemi o lamentele da parte dei genitori.
I cambiamenti nella società contribuiscono all’accettazione e alla convivenza serena. D’altra parte, i cambiamenti entro al Chiesa dipendono in gran parte dal contesto sociale delle comunità locali e dalla sua apertura pastorale.
Perché gran parte dei cattolici non incoraggia le unioni stabili tra persone dello stesso sesso, quando abbiamo esempi tanto evidenti che tali unioni sono anche più leali di quelle eterosessuali ?
Conosciamo l’aspetto inverso, che poi è quello meno noto. Lo scorso anno, il nuovo presidente della Conferenza Episcopale della Germania, Robert Zollitsch, si è dichiarato a favore delle unioni civili omoaffettive. La considera una questione della propria realtà sociale: se ci sono persone con orientamento omosessuale, lo Stato deve adottare una adeguata legislazione.
E in effetti, la Germania riconosce dal 2002 tale tipo di unione. Conviene notare che il presidente di una conferenza nazionale di vescovi non farebbe una dichiarazione di tale portata senza il supporto degli altri vescovi di quel Paese e senza un ampio consenso della Chiesa locale. E questo è avvenuto proprio nella terra del papa.
In Italia, un importante gruppo di gesuiti appoggia le unioni gay. Nel giugno 2008, la prestigiosa rivista della Compagnia di Gesù, Aggiornamenti Sociali, ha pubblicato uno studio di un gruppo cattolico di bioetica, con sede a Milano.
Tale gruppo afferma che la convivenza tra due persone dello stesso sesso è salutare per la vita sociale. E in una relazione duratura, si devono riconoscere diritti e doveri a chi offre attenzione e sostegno al partner, indipendentemente dal fatto che l’intimità tra i due sia sessuale o meno.
In realtà, stiamo vivendo un cambiamento di paradigma antropologico. C’era una eterosessualità universale o etero normativa, una supposizione che ogni essere umano fosse fatto per il sesso opposto e che soltanto con qualcuno dell’altro sesso si potesse costruire una unione sana, base di una famiglia rispettabile.
L’omosessualità fu considerata una patologia fino all’inizio degli anni Novanta. Questa credenza è ancora radicata nella società e negli schemi mentali, che influenzano la religione.
La Chiesa ha duemila anni e il peso della tradizione è molto forte. Il cardinal Carlo Maria Martini, nel fare un bilancio della sua vita, ha dichiarato:’Tra i miei conoscenti, ci sono omosessuali sposati, uomini molto stimati e socievoli: mai mi è stato chiesto, né tantomeno mi è venuto in mente di condannarli. Troppe volte – prosegue – la Chiesa si è dimostrata insensibile, soprattutto con i giovani che si trovano in questa condizione’.
Certamente, Martini si è formato con un’altra mentalità molto differente. E’ cambiato dopo aver incontrato tali persone sposate, nell’aver compreso che non sono una minaccia per la società.
Questo è ciò che può far cambiare le persone e far loro comprendere che anche le istituzioni devono cambiare.
Come vede Lei la fede di una persona omosessuale ?
E’ una fede che infrange le barriere. Conosco persone omosessuali profondamente convinte che Dio le ha fatte così e che non si vergognano di ciò che sono.
La barriera da superare è l’eteronormatività, la supposizione che soltanto gli eterosessuali corrispondano al disegno divino e che essi soltanto possono essere socialmente accettati.
Molte volte, l’avversione agli omosessuali, l’omofobia, non solo viene seminata nell’ambiente, ma viene anche interiorizzata negli stessi gay. Da ciò deriva una bassa autostima e una enorme colpevolizzazione, che non sono affatto rare e che possono portare i gay alla depressione e perfino al suicidio.
Quando una persona si accetta per come è, Dio può essere conosciuto e amato come fonte di amore incondizionato. E da lì, un nuovo cammino si apre: il giudizio viene meno e il carico leggero offerto da Cristo si può portare e quanti sono stanchi e sovraccaricati possono trovare sollievo.
Quando la diversità sessuale viene riconosciuta non come una deviazione, ma come un aspetto della realtà umana (e perfino animale), si può ottenere una vera comprensione della propria creazione.
Le diversità, che sono tante nel creato, sotto le più svariate forme, rimandano alla diversità esistente nel proprio creatore, nell’Essere Divino invisibile.
Nel Dio Unico ci sono differenti persone in comunione: Padre, Figlio e Spirito Santo, profondamente uniti per tutta l’eternità.
La diversità nella Santissima Trinità si riflette nella varietà del creato.
Il vice-presidente della CNBB (Comiçao Nacional Bispos Brasileiros–Commissione Nazionale dei Vescovi Brasiliani, nota del trad.), Luìs Soares Vieira, afferma che gli omosessuali possono essere sacerdoti, purché non siano coniugati. Come vede Lei la questione ?
L’attitudine delle persone omosessuali al sacerdozio è confermata dall’ex-superiore generale dei domenicani, Timothy Radcliffe. Ha lavorato in tutto il mondo con vescovi e prelati, diocesani e religiosi. Radcliffe non ha dubbi sul fatto che Dio chiami i gay alla vita sacerdotale. E afferma che essi sono tra i sacerdoti più sorprendenti ed impegnati che abbia incontrato.
Per questo, presume che Dio continuerà a chiamare al sacerdozio sia i gay che gli eterosessuali, perché richiede i doni di entrambi. Le reticenze sull’accesso degli omosessuali al sacerdozio derivano dall’omofobia presente nella società e nella Chiesa, che genera diffidenza.
Un documento romano del 2005 determina il divieto ai candidati che presentino ‘tendenze omosessuali profondamente radicate’.
Non si definisce quali siano tali tendenze, ma si afferma soltanto che esse costituiscono un grave ostacolo ad un corretto relazionarsi con uomini e donne.
Conviene ricordare che l’ultima parola sull’ordinazione spetta al vescovo locale o al superiore religioso, dopo aver consultato i responsabili della formazione.
Alcuni vescovi intendono che non si tratta di qualsiasi tendenza omosessuale, ma soltanto di quelle che costituiscano un grave ostacolo per il corretto relazionarsi di un sacerdote con i fedeli.
Altri affermano che la vocazione sacerdotale contiene il senso di una paternità umana e spirituale, che un omosessuale non possiede. Per questo, egli non deve essere ammesso, perfino nel caso in cui praticasse una castità assoluta ed una condotta esemplare. Per fortuna, il presidente della CNBB ha adottato la prima posizione.
Un successivo documento romano del 2008 riprende la questione, attenuando però le resistenze: il candidato deve essere interdetto se non affronta in modo realistico le sue tendenze omosessuali. La posizione intransigente ha perso terreno.
In qualche misura, l’autostima del seminarista o del sacerdote omosessuale è duramente messa alla prova in tutta questa polemica. E’ necessario che ci sia un ambiente di fiducia in cui egli possa ammettere la sua condizione, per se stesso, per il suo formatore spirituale e per il suo superiore. E che possa parlare, riflettere e pregare intorno a questo.
In caso contrario, l’omosessualità repressa avrà effetti devastanti, per egli stesso e per gli altri. Servono espliciti modelli di santità omosessuale, ai quali le persone possano ispirarsi.
E’ possibile intendere l’omosessualità a partire da una visione che non sia vincolata al desiderio ?
Il concetto di omosessualità risale al XIX secolo. Nel mondo antico, un individuo che aveva relazioni con persone del suo stesso sesso non costituiva una categoria, non era classificato in base a questa pratica. In Occidente, questo si rappresentava associando le relazioni tra persone dello stesso sesso al peccato di Sodoma.
La persona che praticava tale tipo di relazione veniva chiamato sodomita: questa definizione è intrinsecamente religiosa e morale, inoltre si associava all’autore di un peccato gravissimo e abominevole che reclamava la punizione divina.
L’omosessualità è un concetto moralmente neutrale, inoltre rimuove l’omoerotismo dall’ambito religioso di condanna, portandolo in campo medico, sebbene patologico.
Il peccato abominevole si è del tutto trasformato in una malattia, e così è rimasto fino al termine del XX secolo. Nel frattempo, il movimento omosessuale ha adottato il termine gay, che già esiste da secoli e significa allegro. E’ un approccio positivo nel riconoscersi, nel chiamarsi e farsi chiamare.
L’amore tra persone dello stesso sesso può anche essere inteso come omoaffettività; si parla già di diritto omoaffettivo e molti uffici anagrafici hanno emesso un documento dichiarante di convivenza omoaffettiva.
Il vantaggio rispetto al termine omosessualità è che il sesso spesso esalta la genitalità, mentre invece l’affettività è molto più ampia, includendo la relazione con l’altro e il suo bene.
Testo originale: A Igreja e os homossexuais. Entrevista com Luís Corrêa Lima – Instituto Humanitas Unisinos (IHU)