La chiesa cattolica ha smarrito il vento nuovo del Concilio Vaticano II?
Riflessioni di Pierre Bergeron tratte da Le Droit (Canada) del 26 gennaio 2009, liberamente tradotte da Dino
Il 25 gennaio 1959, ormai 50 anni fa, Giovanni XXIII, il “Papa di transizione” proponeva un “concilio ecumenico per la Chiesa universale”, il Vaticano II. Come la presa di potere di Fidel Castro a Cuba, la notizia ha fatto il giro del mondo provocato una grande speranza di rinnovamento, di cambiamento e di aggiornamento della Chiesa cattolica come prima non si era mai visto.
Il concilio si è tenuto dall’ottobre 1962 al dicembre 1965. Si potrebbe riassumerlo nei 16 documenti che da esso sono stati emanati. Ma il concilio fu molto più di ciò, poiché si trattò un vero avvenimento che ha permesso non solo di fare il punto, di togliere la polvere dal pensiero teologico, ma addirittura di proiettare la Chiesa verso l’avvenire.
Almeno era questo lo scopo dell’agire che potrebbe essere riassunto nella prima frase della “costituzione” della Chiesa nel mondo di quel tempo: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di questo tempo, soprattutto dei poveri e di tutti quelli che soffrono, sono anche le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli”.
Cinquant’anni più tardi, i credenti e i non credenti, i praticanti e i non praticanti, sono in diritto di chiedersi dove ci ha portato il treno del Vaticano II: verso una destinazione sconosciuta? verso una destinazione nuova? indietro al punto di partenza? o decisamente fuori dai binari?
La meraviglia o la speranza provocate da anni di riflessione e di cambiamenti estremamente fecondi hanno presto lasciato il posto ad una massiva disaffezione della pratica religiosa e ad una evacuazione dell’influenza della Chiesa nella maggior parte delle società occidentali.
Ci dobbiamo meravigliare? Dobbiamo avere rimpianti? Dobbiamo rallegrarcene? Ci si deve arrendere all’evidenza che la Chiesa non è più l’indiscutibile protagonista che è stata, per una serie di ragioni, valide e meno valide, che la storia degli ultimi quarant’anni ci permette di spiegare. La Chiesa ha paura delle speranze che lei stessa aveva fatto nascere? Ha doppiato il promontorio degli avvenimenti del 1968, uno degli anni cardine del XX secolo? Un piroscafo non vira di bordo dando un violento colpo di barra.
In una riflessione chiarificatrice e lucida Il Rev. Paul-Emile Charbonnau, che fu il primo vescovo di Hull e che ha partecipato alle quattro sessioni del concilio, ricorda che il Vaticano II ha invitato la Chiesa ad operare una conversione fondamentale, della quale a volte è possibile vedere i segni, ma che talvolta ha dimenticato la rotta che il concilio le aveva mostrato.
Sottolinea d’altra parte i passaggi difficili, e talvolta falliti, che la Chiesa ha tentato di fare senza troppo successo, e tra gli altri, la trasformazione da una Chiesa clericale a una Chiesa di battezzati, da una Chiesa del rito ad una Chiesa della Parola, da una Chiesa di norme ad una Chiesa dell’esperienza umana e spirituale e, senza dimenticare, da una Chiesa di passivo adattamento al mondo ad una Chiesa di partecipazione al cambiamento del mondo stesso.
L’illuminazione
Certamente, a posteriori, si può affermare che senza il concilio Vaticano II le nostre chiese si sarebbero svuotate, che alcune parrocchie sarebbero state chiuse, che alcune chiese sarebbero state demolite o trasformate. Anche l’elezione di un papa estremamente popolare, Giovanni Paolo II, alla fine degli anni settanta, non è stata in grado di far cambiare direzione al movimento di defezione e di indifferenza nei confronti della Chiesa.
L’ascesa degli integralismi, la vampata del terrorismo, la globalizzazione degli scambi, le minacce all’ambiente e la crisi economica pongono delle domande alla Chiesa e ai suoi dirigenti. Tuttavia, in due anni, Barack Obama ha fatto di più, per cambiare le mentalità ed accendere le speranze, di quanto non abbiano fatto i nostri leader religiosi nei cinquant’anni che hanno seguito il concilio.
L’illuminazione di Giovanni XXIII nel 1959 sarebbe ancora possibile, o anche auspicabile, nel 2009? Forse no, in linea di principio, se le intuizioni, le sfide e le speranze del Vaticano II fossero completamente superate. Invece, esse sono sempre attuali e pertinenti. Ma il fatto è che i passaggi, le riforme e le trasformazioni necessarie non hanno potuto resistere ad uno tsunami d’indifferenza.
Quando, nell’ultimo dicembre (2008), in piena crisi economica mondiale, l’arcivescovo di Ottawa ha istruito i cattolici sul fatto che essi ormai dovrebbero inginocchiarsi durante la preghiera eucaristica, dal Sanctus al Padre Nostro, si è avuta la prova che il concilio Vaticano II si era smarrito da qualche parte.
Testo originale: Vatican III?