La chiesa cattolica “accoglie i gay”. Parola di don Ermis Segatti
Articolo di Paolo La Bua tratto da L’eco di Biella del 10 maggio 2008
La conferenza su “Omosessualità e fede. Un confronto im/possibile?”, organizzata come tappa di avvicinamento al BiellaPride 2008, è stata l’occasione per Don Ermis Segatti, docente di storia del cristianesimo alla facoltà teologica di Torino, e Gustavo Gnavi, del gruppo Davide e Gionata di Torino, per discutere e confrontarsi apertamente su questi temi.
Sono state due ore di relazioni e di confronti, con un pubblico variegato e numeroso. Si è discusso intensamente e, nonostante tutto, con toni di sincero confronto.
Come non complimentarsi con chi ha organizzato questo momento di riflessione e con chi ha accettato la sfida di parteciparvi.
Questione di dignità e di diritti, nella fede e nella quotidianità. Don Ermis Segatti, docente di storia del cristianesimo alla facoltà teologica di Torino, referente per la cultura e l’università della Diocesi di Torino, è stato tanto chiaro quanto straordinariamente comunicativo nell’affrontare il tema: “Omosessualità e fede”.
L’occasione era una conferenza, martedì all’Itis, organizzata come tappa di avvicinamento al Gay Pride regionale di Biella, in programma per il 14 del prossimo mese di giugno (2008). Segatti era affiancato da Gustavo Gnavi, del gruppo Davide e Gionata di Torino.
Sono state due ore di relazioni e di confronti, con un pubblico variegato e numeroso: omosessuali impegnati in associazioni e gruppi, fedeli, curiosi, coppie (etero e non), giovani, giovanissimi e anziani.
C’erano biellesi, ma pure persone provenienti da fuori provincia. Moderatore: il giornalista Riccardo Alberto, bravo nel contenere gli eccessi di qualcuno dei presenti durante il dibattito e nella gestione degli interventi dei due relatori.
«L’aspetto fondamentale del Cristianesimo, nei confronti della persona, è la purezza del suo cuore – ha esordito Segatti, autore di una decina di pubblicazioni tra teologia, sociologia e storia -. Lì sta il tesoro di ognuno di noi, cui Dio guarda.
Il resto sono accessori. Nulla del reale, creato da Dio, può essere infimo, perché nulla del reale può non essere santificato.
Nel Vangelo, Gesù non si esprime mai contro l’omosessualità, al massimo contro la pederastia, che è prostituzione, cioè mercificazione del corpo, quindi condannata in tutti in casi.
Gesù parla di famiglia, composta da un uomo e una donna, perché su questo viene interpellato.
Nella chiesa, a lungo, ha prevalso un atteggiamento sessuofobico, figlio dei tempi, condizionato da correnti di pensiero platoniche e neo-platoniche.
Situazione simile all’ostilità rispetto alle scoperte scientifiche di Galileo, che infrangevano quanto conosciuto e contemplato dai suoi contemporanei.
Nella chiesa, però, non ha mai prevalso una mentalità manichea. Il Cristianesimo ha resistito, cioè, all’idea di un male in sé.
Ecco perché il sesso non può considerarsi negativo in quanto tale, anche se può diventarlo. Ma se rappresenta l’espressione di una relazione amorosa, ovviamente, mantiene la sua positività».
Al numeroso pubblico, diviso tra chi voleva slogan e frasi fatte, e chi cercare ragionamenti, Segatti ha spiegato:
«In Occidente la libertà sessuale e l’omosessualità sono diritti, sanciti. Non si tratta di fatti da poco, perché rappresentano la più alta forma di riconoscimento della nostra tradizione di pensiero.
E’ una situazione estranea alla stragrande maggioranza degli altri paesi del mondo, tra Africa e Asia. C’è un riconoscimento dell’uguaglianza, pur nella diversità.
Il Catechismo cristiano contempla e riconosce l’omosessualità, superando l’idea di Sant’Agostino di una realtà contro-natura, concepita come una perversione/vizio oppure una violenza.
E’ una acquisizione scientifica che la maggioranza delle persone nasce eterosessuale, mentre una minoranza omosessuale.
Un dato oggettivo. Il Cristianesimo, allora, non può non tenerne conto. La fede non può dire di andare contro se stessi, ma sempre di essere se stessi, coltivando il bene. L’omosessualità non è un semplice desiderio.
Da insegnante registro un cambiamento nei giovani: prima prevaleva la vergogna, la ricerca del confronto come aiuto; oggi c’è consapevolezza della propria diversità e una richiesta di consiglio nella sua gestione.
E’ un mutamento avvenuto negli ultimi dieci anni. Famiglia? Per la fede resta prerogativa di un uomo e di una donna, legata alla concezione sacrale dell’unione, che può procreare, ma non esclude il diritto alla coppia ed alla sua dignità.
Non vedo margini, nella scienza e nella fede, per equiparazioni, che rappresenterebbero delle forzature ».
Meno dotte le testimonianze ed i ricordi di Gnavi, per altro più applaudito di Segatti. E soddisfazione per il promotore della serata, Adriano Guala.