La Chiesa cattolica e la paura della “diversità”
Articolo di Juan Arias tratto dal blog “Teologia Libre” (Spagna) del 23 maggio 2012, liberamente tradotto da Adriano C.
La gerarchia cattolica ha paura di tutto ciò che esce dall’ordine che ha tracciato essa stessa in merito a liturgia, fede, famiglia e sesso. Eppure il profeta di Nazareth alla quale si ispira, fu una persona diversa, un ortodosso.
Con papa Benedetto XVI, la paura della Chiesa cattolica verso i diversi si è acutizzata. Stanno studiando anche delle nuove forme di castigo per i sacerdoti che si sposano civilmente. A Roma fanno paura tutti i diversi, coloro che dissentono dalle rigide regole di condotta stabilite dalla Chiesa stessa.
Temono i sessualmente diversi: i gay, le lesbiche, i transessuali, le prostitute; i religiosamente diversi: atei, agnostici, animisti, protestanti, ebrei o mussulmani. Sono irritati dai divorziati, dai sacerdoti che lasciano l’abito, dalle donne che abortiscono, da quelli che praticano l’eutanasia, dai suicidi, dagli adulteri, dai tossicodipendenti. Intensificano i loro castighi contro tutti questi.
Hanno vissuto da vicino il dramma di un ambasciatore spagnolo in Vaticano, che si era separato da sua moglie e si era innamorato di un’altra donna. Hanno vissuto due settimane nella disperazione. Dalla considerazione di essere un ambasciatore simpatico, preparato e affidabile è passato ad essere una persona sgradita. Disperato e disorientato, chiese aiuto e consiglio ad un alto prelato di Roma.
“Figlio mio, questo problema ha solo una soluzione ed è nelle mani di Dio”, sbottò questi nel modo più naturale. Si riferiva al fatto che Dio avrebbe dovuto far morire la sua ex moglie, per fare in modo che si potesse sposare con l’altra. L’ambasciatore è saltato sulla sedia per l’orrore.
Da dove nasce questa paura per il diverso nella Chiesa, quando Gesù di Nazareth, al quale dice di ispirarsi, era una persona diversa, che agiva fuori dalle regole, di più, era contro le norme della sua chiesa, quella ebraica, nel momento in cui riteneva che contraddicesse la libertà dell’uomo? Era contro la legge del sabato, sacra ai credenti ebrei; contro i sacrifici degli animali nel Tempio e contro le speculazioni economiche che derivavano da quei sacrifici. Usò la frusta contro quei mercanti.
La Chiesa ha paura di tutto ciò che non rientra nell’ordine del suo cammino. Gradisce solo la famiglia tradizionale, per esempio, e ogni tentativo di cercare nuove forme di relazione umana più adatta alla mentalità attuale, viene castrata ancor prima di metterla in discussione.
Lo stesso succede nel doloroso modo con cui le donne si sbarazzano di una gravidanza che potrebbe essere la loro morte psichica, sociale o fisica. Anche qui la Chiesa ha due pesi e due misure, nel fatto che sia una donna laica o una religiosa. Cosa consiglia ai responsabili delle suore che nelle missioni, per esempio, vengono violentate e rimangono incinte? Lasciano loro la libertà di dare alla luce questo figlio?
Che cosa farebbe con le religiose che non intendono uscire dalla Congregazione dopo essere state ingiustamente aggredite? Da fonti certe, so che Roma impartisce delle norme segrete ai suoi vescovi rispetto a queste problematiche.
Per quanto riguarda il celibato obbligatorio per i sacerdoti, si tratta di qualcosa di veramente assurdo, storicamente sappiamo che non solo Gesù, gli apostoli e i primi Papi erano sposati, ma anche i vescovi dei primi secoli del cristianesimo. L’unica cosa che veniva richiesta era che questi vescovi avessero una sola moglie, per essere d’esempio ai fedeli.
Esiste un’ipocrisia più grande di quella di avere due parrocchie nella stessa città, in cui in una c’è il sacerdote che può essere coniugato perchè si è convertito dal protestantesimo al cattolicesimo dopo essersi sposato, e un’altra dove il prete cattolico, se si vuole sposare, deve lasciare la parrocchia e il sacerdozio?
Il Gesù uomo, venne divinizzato dalla Chiesa più tardi per coprire le loro debolezze. Lui non si chiamò mai Dio, solo “figlio dell’uomo” che in aramaico significa uno come tanti. Lo divinizzarono per coprire le sue paure, quella della morte per esempio: sudó sangue di terrore nell’Orto degli Ulivi e chiese a Dio che gli allontanasse gli orrori della crocifissione. Non era un eroe. Fu etichettato di essere bevitore e mangione.
In nessuna circostanza della sua vita fu un uomo dell’ordine. Fu un anti sistema. La sua vita e le sue parole erano dei paradossi e delle contraddizioni. Attaccó la famiglia tradizionale, anche questa sacra agli ebrei: “Chi sono mia madre e i miei fratelli?” (Lc 13, 31), si domandava. Difendeva le donne adultere (Gv 8, 3) dall’ipocrisia dei farisei, ed esaltava le prostitute: “Avranno un posto migliore dei vostri nel Regno dei cieli” (Mt 21, 31). Era amico di tutti coloro che venivano emarginati dal sistema e dal Tempio, di coloro che avevano mala reputazione come i pubblicani e i peccatori.
Fu tacciato di tutto quello che può essere accusato un differente. Soprattutto venne considerato un indemoniato e un pazzo, e a quel tempo la pazzia faceva più paura e causava maggior rifiuto che ai nostri giorni. Lo consideravano pazzo anche i suoi stessi fratelli: “E’ fuori di testa”, dicevano di lui, come si legge in Mc 3, 20.
Talmente folle che i suoi dovettero andare a rintracciarlo per poterselo riportare a casa. Tanto fuori di sè, che volevano gettarlo da una rupe. Giunsero quasi a lapidarlo, qualcosa di molto grave a quel tempo se si pensa che la pena di morte più conosciuta tra gli ebrei era la lapidazione o il massacro a colpi di pietra. La morte sulla croce non era ebrea, era romana.
La Chiesa ha avuto e continua ad avere paura di Gesù uomo. Professa che “si incarnó”, che nacque da una donna, che aveva tutte le passioni umane, però in realtà copre la sua umanità con uno spesso velo di divino, per allontanarlo dagli uomini. Per quelli dei suoi tempo, Gesù era un profeta pazzo, che era venuto da un villaggio insignificante come Nazareth il cui nome neanche appariva nelle mappe di quei tempi, che non aveva timore di coloro che erano al potere, che invece sfidava. A re Erode che gli spedì un messaggio per farlo smettere di predicare, gli rispose chiamandolo “puttana”. Gli disubbedì.
Gesù non era un diplomatico, nè un uomo dalle mezze misure. Aveva allergia per l’ipocrisia e per la violenza. Non condannava, salvava. Non sopportava coloro che giudicano gli altri. Perdonava tutti. Soffriva vedendo soffrire. Curava le malattie. Non aveva paura dell’allegria, della felicità, del sesso. Moltiplicó il vino alle Nozze di Cana perchè la festa potesse continuare. Non imponeva il digiuno ai suoi apostoli.
Mangiava e beveva alla tavola dei ricchi farisei, sebbene fosse povero, senza casa e a volte gli mancasse il cibo. Era un anticonformista.
Come adattiamo questo profilo del Gesù-uomo, così profondamente diverso nella sua società, alla Chiesa cattolica, che sembra ogni giorno di più lontana alle sue origini, con le sue condanne, con le sue allergie a tutto ciò che non condividono, con la sua avversione al sesso, con le sue paure verso coloro che non la pensano come loro, con la sua arroganza di credersi l’unica vera fede?
I Vangeli sono scritti che la Chiesa considera ispirati da Dio, ma in pratica li teme. Forse per questo, pian pianino, li ha dolcificati distorcendoli o sostituendoli con la teologia, con il diritto, con i catechismi, con le encicliche, con le bolle, con milioni di decreti, in genere con condanne.
Persino Francesco d’Assisi, il santo più simile al profeta di Nazareth, che non chiedeva ai suoi discepoli altre regole se non quelle che erano scritte nei Vangeli, venne obbligato dal Papa di allora a sintonizzarsi con la Chiesa ufficiale di Roma. Gli venne ordinato di scrivere una Costituzione per il suo nuovo Ordine. Alla Chiesa non sono mai bastati i Vangeli.
Mia moglie, autrice di libri di poesia, un Natale venne invitata a visitare un manicomio femminile di Rio. Misero un tavolino con i suoi libri affinchè i malati potessero aprirli e leggere i suoi versi. Aveva una infermiera di protezione. Non gli fu fatto alcun male. La poesia fu il loro miglior calmante quel giorno. Una schizofrenica, dopo aver letto una delle sue poesie l’avvicinò e le disse: “Dimmi la verità, tu devi essere una pazza come noi per riuscire a scrivere queste cose”.
Esiste una pazzia nell’arte, una pazzia nella scienza, una pazzia nella passione amorosa, una pazzia nelle avventure, una crudele pazzia della mente. Quella di Gesù era una follia per tutto ciò che era emarginato, per i diversi e per le loro debolezze.
E la pazzia della Chiesa? Disgraziatamente, quella della Chiesa ufficiale, quella della Chiesa di Roma, quella di Benedetto XVI (non quella delle periferie) continua ad essere piuttosto la pazzia del potere e degli anatemi. Quel Gesù diverso, è già lontano mille leghe da essa.
Testo Originale: Por qué la Iglesia teme a los diferentes?