Come essere Chiesa in tempo di pandemia?
Riflessioni di monsignor Felipe Arizmendi Esquivel* pubblicate sul sito Religión Digital (Spagna) il 10 giugno 2020, liberamente tradotte da Giulia Garofani
Vedere. È allarmante vedere il modo in cui il contagio si è esteso, provocando una grande quantità di morti. La scienza e la tecnica si stanno sforzando al massimo per trovare il vaccino che fermi la pandemia.
Le misure restrittive che i governi hanno attuato sono indispensabili per controllare il contagio di massa, anche se molta gente non le segue per niente.
Le economie sono in crisi, e la sopravvivenza di milioni di persone è a rischio. Cosa possono offrire le religioni, in particolare la nostra Chiesa [Cattolica]?
Un cardinale africano dice che questa pandemia è un monito per la nostra Chiesa, perché si concentri su ciò che è importante: la fede, la preghiera, i sacramenti, la predicazione, ecc.…
È una sorta di accusa, in quanto, a suo dire, parlare di ecologia, dell’Amazzonia, dei poveri, della giustizia, e fare attenzione alla pandemia, è come allontanarsi da ciò che ci dona identità in Cristo.
È quello che dicono anche altre persone che si considerano autentici cattolici.
Non sono d’accordo con queste affermazioni, perché la fede in Cristo ci porta immancabilmente verso gli altri, a non allontanarci da coloro che stanno soffrendo, non al sacerdozio dell’Antico Testamento, tutto concentrato nel culto e nell’orazione.
Pensare
Il Concilio Vaticano II, nella sua Costituzione sulla Chiesa nel mondo attuale Gaudium et spes, 55 anni fa, recitava:
“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angustie degli uomini del nostro tempo, soprattutto dei poveri e di coloro che soffrono, sono allo stesso tempo gioie e speranze, tristezze e angustie dei discepoli di Cristo. Non c’è niente di veramente umano che non trovi eco nel suo cuore” (n. 1).
“Al fine di compiere la sua missione, è compito permanente della Chiesa quello di scrutare in fondo ai segni del tempo ed interpretarli alla luce del Vangelo, in modo che, adattandosi ad ogni generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi dell’umanità sul senso della vita presente e futura e sopra la reciproca relazione di entrambe. Per questo è necessario conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue speranze, le sue aspirazioni ed il pregiudizio drammatico che spesso lo caratterizza.
“L’essere umano si affaccia oggi su un periodo nuovo della sua storia, caratterizzato da cambiamenti profondi e veloci, che progressivamente si estendono all’universo intero. Li provoca l’uomo con la sua intelligenza ed il suo dinamismo creatore, però successivamente ricadono sull’uomo […] Come succede in tutte le crisi di crescita, questa trasformazione porta con sé difficoltà non lievi. Quindi, mentre l’uomo aumenta straordinariamente il suo potere, non sempre riesce a sottometterlo al suo volere” (n. 4).
“Il mondo moderno talvolta appare potente e debole, capace del meglio e del peggio, ma mantiene aperto il cammino per scegliere tra libertà o la schiavitù, tra progresso o ritirata, tra fratellanza e odio. L’uomo sa molto bene che il compito di dirigere correttamente le forze che ha sprigionato è nelle sue mani e che può schiacciarlo o servirgli. Per questo si interroga” (n. 9).
“La Chiesa crede che Cristo morto e risuscitato per tutti, dà all’uomo la sua luce e la sua forza attraverso lo Spirito Santo, in modo che possa rispondere alla sua massima vocazione, e che in terra non sia stato dato all’umanità un altro nome in cui sia necessario salvarsi. Allo stesso modo, crede che la chiave, il centro e la fine di tutta la storia umana si dia nel suo Signore e Maestro. Inoltre, la Chiesa afferma che, al disotto della superficie del mutabile, ci siano molte cose permanenti, che hanno il loro ultimo fondamento in Cristo, che esiste ieri, oggi e per sempre. Sotto la luce di Cristo, immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, il Concilio parla a tutti per chiarire il mistero dell’uomo e per cooperare alla ricerca di soluzioni che rispondano ai principali problemi della nostra epoca” (n. 10).
Agire
La fede in Gesù Cristo ci porta ad affidare la nostra speranza nella vita piena che Egli ci offre, in questo mondo e in quello che verrà. Tutto passa, anche la vita, ma in Cristo abbiamo la sicurezza della vita eterna.
Per questo bisogna avvicinarsi a Lui col cuore, anche se in questo momento non si può andare in chiesa, né ricevere i sacramenti. Preghiamo molto, perché la preghiera ha un potere invisibile ed incredibile.
La nostra stessa fede ci spinge a fare quello che possiamo per il prossimo, per i malati e i poveri, per coloro che soffrono e per chi vive solo.
Ringraziamo il personale sanitario, che espone la sua vita per il bene del prossimo: sono veri fratelli e martiri. E guardiamoci tutti intorno, per vedere se possiamo fare qualcosa per gli altri, prendendo le dovute precauzioni sanitarie per non aumentare i contagi.
* Monsignor Felipe Arizmendi Esquivel è cardinale e vescovo emerito di San Cristóbal de Las Casas (Messico).
Testo originale: Ante el covid-19, ¿Qué ofrece la Iglesia?