La Chiesa siamo Noi: erbacce nelle periferie del nostro tempo
Testimonianza di Lorenzo Russo sul “Weekend su fede e persone LGBT+. Per una convivialità delle differenze” (Albano Laziale, 14-16 Giugno 2024)
Un tavolo di legno in una sala adibita a tempio per l’occasione. Una piccola comunità riunita in cerchio attorno a quell’altare.
Albano, per tre giorni, si è caricata di aspettative, attese, gioie e paure; si è fatta luogo di testimonianza, studio e ascolto, luogo di incontro.
Se torno lì con la mente, sento di aver danzato, di essermi mosso al ritmo di un tango relazionale in cui, dandomi il permesso di esplorarmi, mi sono avvicinato a molt* scoprendomi parte di una progettualità comune.
Cresciuto in una società di provincia in cui, come soggettività lgbt+ cristiana mi sono sentito marginalizzato e mi sono attivamente isolato, ad Albano ho scoperto cosa significa tessere una rete che, se anche non farà la Storia, sicuramente farà la mia, di storia: unica, mai sola.
La Bibbia ce lo testimonia benissimo: in quanto raccolta di libri, storia di storie, molteplicità di narrazioni che concorrono alla Narrazione, Vicenda che si snoda tra rimandi alle vicende.
Ultimamente, più mi addentro in quell’esperienza della vita dalla quale per molto tempo mi sono allontanato, più mi accorgo di quanto il Verbo si faccia costantemente Carne in mezzo a noi.
Spesso in passato, nascosto dietro alla maschera, ho avuto l’impressione che la mia fede in Dio fosse una preghiera vuota, la ricerca vana di un Estraneo che aveva scelto un luogo e un tempo altro dal mio per mostrarsi all’umanità e le cui promesse non avevano niente a che fare con me.
Non dico che mi sbagliavo: riconosco che quell’idea di Dio era così coerente con la mia finzione che, svalutando la mia identità, non potevo che errare nel tentativo di comprenderLo.
Il disvelamento continuo di me coincide con il disvelamento eterno di Lui.
Ora vivo percependomi nella tensione costante tra creazione e disgregazione, Genesi ed Apocalisse, cercando di capirmi per capire Dio, mentre prima, ignaro di me stesso, speravo di spiegare la realtà partendo dall’idea, sentendomi così un’anomalia nel disegno preconfezionato di Dio.
Oggi spero, quindi prego, quindi agisco in modo che la volontà dei “cieli” sia fatta uguale qui, sulla terra, in primis nel mio microcosmo.
Da piccolo provavo ansia al pensiero di un Dio ladro che avrebbe fatto irruzione nella mia casa di notte, perché non avrei saputo né l’ora né il giorno.
Vivevo l’invito a vegliare con il terrore di essere colto in fallo per quel segreto sigillato nelle profondità del mio essere.
Oggi sto imparando a vegliare con gioia, ascoltando la chiamata che viene dalla notte della mia esistenza.
Io, erbaccia del mio tempo, tendo verso quel Gesù che, erbaccia di Dio tra le erbacce del suo tempo, si lascia toccare da me che, fermo al pozzo, parlo con Lui delle cose del nostro Dio.