La Concezione della coppia nella Genesi
Riflessione di don Romeo Cavedo, biblista, tratta dal bimestrale CredereOggi, anno XX, n.116, Marzo-aprile 2000, edizioni Messaggero di Padova, pp.40-41
Non manca chi, per difendere la qualifica di colpa contro natura dell’omosessualità, fa appello alla concezione della coppia supposta dai testi sulla creazione di Genesi 1 e 2, dimenticando che narrazioni così solenni e universali non intendono certamente dare giudizi su situazioni umane minoritarie e particolari, ma solo indicare il senso del vivere umano nelle sue costituenti fondamentali.
La Bibbia, come ignora la vera natura fisica dell’universo così ignora la complessità del fenomeno umano, e non è in grado di dire che cosa sia veramente la tendenza omosessuale.
La giudica una deviazione semplicemente perché descrive le cose così come appaiono a un osservatore che non ha mezzi per andare oltre l’apparenza. Analogamente, per fare un esempio fra i tanti, molti testi biblici ritengono che la malattia sia un catigo inflitto da Dio per peccati della persona o dei suoi antenati e altri testi ritengono che sia un dovere morale sterminare i cananei idolatri.
Alla luce del Nuovo Testamento queste deduzioni non hanno più alcun senso. La cultura degli autori anticotestamentari non ha menti sufficienti né per comprendere la vera natura dei fenomeni, per graduare correttamente la determinazione della relativa maggiore o minore gravità dei comportamenti umani.