La crocifissione di Gesù, il sacrificio dell’uomo queer di Dio
Testo* della teologa Marcella Althaus-Reid** tratto da The Queer Bible Commentary (Stati Uniti), a cura di Deryn Guest, Robert E. Goss, Mona West e Thomas Bohache, SCM Press, 2006, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Immaginate questo titolo di giornale: “Crocifisso ieri l’uomo queer di Dio...”. Perché Gesù è stato ucciso? Quale minaccia poteva rappresentare quest’uomo? Difficile da capire. Nel suo racconto Matan a una marica (Stanno uccidendo un frocio) Perlongher elabora la tematica del sacrificio espiatorio delle persone queer. Gli omicidi di persone omosessuali nella società argentina contengono in sé una necessità in senso biblico, sono una manifestazione dei rituali di purificazione a cui la società sottopone i diversi.
Nei giornali gli omicidi delle persone queer costituiscono un genere a sé stante, che intende proporre al lettore un misto di moralismo e divertimento. Questi omicidi sono abbastanza ragionati e fanno parte delle “morti prevedibili”, in quanto la morte viene rappresentata come conseguenza di una vita di trasgressione sessuale. I giornali riflettono il bisogno di dare in pasto al pubblico delle morti esemplari di omosessuali e fanno di tutto per banalizzare questi crimini per autogiustificarsi.
Se consideriamo l’omicidio di Gesù un crimine commesso contro un dissidente sessuale, possiamo allora prendere in considerazione alcuni parallelismi: per esempio, i dissidenti sessuali vengono dipinti come persone che se la vanno a cercare. Non basta che il gay o la lesbica meritino la morte: bisogna insinuare che se la vadano a cercare con i loro atteggiamenti. Gesù sapeva cosa stava per accadere. Avrebbe potuto evitare di salire a Gerusalemme, una volta lì avrebbe potuto evitare il conflitto, oppure avrebbe potuto evitare di andare in luoghi dove sapeva che i suoi nemici l’avrebbero sorpreso a farlo con i suoi amici.
Anche i titoli giornalistici che parlano di questi omicidi tendono ad essere così avulsi dalla realtà che sembrano venire da un fumetto. L’orrore dell’omicidio viene sottaciuto o negato. D’altronde, la scena della cattura di Gesù non è priva di elementi comici. Prima di tutto troviamo la descrizione del battaglione di soldati che arriva di gran carriera, armato fino ai denti, per affrontare un pugno di uomini che non riescono a tenere gli occhi aperti: Almodóvar non avrebbe potuto ideare una scena più divertente per uno dei suoi film. Gesù stesso sembra prendere in giro i suoi nemici per l’esagerata esibizione di forza. Poi c’è l’episodio del giovane, che curiosamente non ha indosso nient’altro che un lenzuolo di lino. I soldati tentano di catturarlo, ma lui sguscia via e scappa nudo come un verme, mentre i soldati rimangono con il lenzuolo in mano. Si sono arrabbiati o sono scoppiati a ridere? Le persone queer sanno essere molto divertenti e distrarre l’attenzione dall’orrore che stiamo vivendo.
Perlongher commenta che, in quei giornali che fanno appello alla pancia, le persone queer vengono perlopiù dipinte come persone che fanno cose sbagliate per cui poi vengono uccise, come quando insistono a frequentare luoghi in cui non dovrebbero farsi vedere: o amano troppo qualcuno, o sono troppo sole per essere prudenti, oppure, troppo spesso, hanno quel comportamento amorevole e ostinato che le rende vittima di crimini fatali.
Nei giornali, la morte di una persona queer non sembra mai abbastanza reale. Sono testi che causano meno morti, come la morte di Gesù. È questo il motivo per cui la croce viene così di frequente ridotta a bigiotteria? Se Gesù fosse stato ucciso sulla sedia elettrica invece che crocifisso, avremmo dei grossi interruttori sugli altari? Se fosse stato decapitato, secondo l’uso del mondo antico, i cristiani porterebbero delle spade con loro? La morte di Gesù non è stata banalizzata dai tabloid, ma dalla pessima stampa teologica dell’omofobia.
In tutto questo, la cosa più importante da ricordare è che, con questo crimine, un uomo queer di Dio è stato eliminato. La sua posizione messianica è stata dichiarata ridondante. Questo messia annunciava un Dio strano e queer in mezzo a coloro che erano stati resi impuri ed emarginati dall’ordine sociale dell’epoca, e infatti un Dio che è più di quanto possa essere espresso, che travalica tutte le categorie di definizione e controllo, è un Dio queer. Alla fine del vangelo di Marco non troviamo nessun racconto di resurrezione: le ultime parole parlano di “paura”.
Le donne che andavano a profumare il cadavere con le spezie (Maria, Maria di Magdala e Salome) non hanno trovato il corpo di Gesù, hanno trovato invece un uomo che ha detto loro “non è qui… Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete…”. Ma loro non dissero nulla. Avevano paura. Nel solco della teologia queer, possiamo vedere come Gesù sia morto e resuscitato nell’intera narrazione dei Vangeli. La resurrezione è un tema sempre presente. La lettura queer delle scritture, però, non è progressiva, è trasgressiva. Vediamo come la categoria della resurrezione compaia ogni volta che Gesù è ridondante.
Quando perde la sua famiglia e il suo posto nella società, anche il consiglio dei sacerdoti discute pubblicamente della sua identità e del suo essere-nel-mondo, come ha fatto nel 2003 la conferenza di Lambeth discutendo ontologicamente le persone omosessuali date in pasto alla stampa. Alla fine, Dio viene dichiarato così ridondante che, dimenticando se stesso, Gesù grida verso Dio per l’oblio della croce. In realtà, la croce è il tentativo di uccidere una volta per tutte le molteplici resurrezioni di un Gesù queer, di fissarlo una volta per tutte su una croce stabile perché nessun Dio queer faccia ciò che fanno gli Dèi queer, ovvero superare i limiti di una stanca epistemologia fondativa eterosessuale che ha ridotto ai minimi termini l’esperienza religiosa e l’amore umano.
Risorgerà il Gesù queer? Appartengo a una comunità di persone le quali pensano che sì, la resurrezione del Dio queer non solo è possibile, ma è già una realtà. Il Dio queer è presente in ogni gruppo e individuo che ancora osa credere Dio pienamente presente tra gli emarginati, a oltrepassare gli angusti confini delle ideologie sessuali e politiche, perché Dio esce dalla teologia eterosessuale quando le voci dei dissidenti sessuali parlano di fronte alle chiese, osano distinguere le ideologie sessuali dalla teologia e amare nell’integrità in un mondo in cui anche l’amore è divenuto una merce. In ogni comunità di esclusi e in ogni piccolo passo della lotta per la giustizia sessuale ed economica, il Dio queer manifesta il suo sé divino nella pienezza della gloria, della potenza e della grazia.
* Il passo biblico è tratto dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.
** Il 20 febbraio 2009 moriva Marcella Althaus Reid, teologa femminista argentina di nascita e inglese d’adozione, da sempre attenta ai temi della sessualità e del corpo e punto di riferimento per la comunità femminista e queer. Riteneva che solo una teologia radicale, che osasse andare oltre i limiti comunemente accettati, potesse rivelare la presenza di Dio nel nostro tempo. Ha pubblicato diversi libri, in italiano è edito Il Dio queer (Claudiana, 2014).