La decisione contro gli omosessuali della Chiesa Metodista ci ha spezzato il cuore, ma noi andiamo avanti
Articolo di Rachel Alexander pubblicato sul sito Salem Reporter (Stati Uniti) il 4 marzo 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
La Chiesa Metodista Unita di Salem [nell’Oregon] continuerà a celebrare matrimoni omosessuali e a consacrare pastori e pastore LGBTQ nonostante il voto contrario della conferenza generale metodista (“che ci ha spezzato il cuore”). Il pastore Dan Pitney racconta che il voto della conferenza di St. Louis ha provocato “molte lacrime al culto di ieri”, ma lui e gli altri leader della comunità hanno rassicurato la congregazione che le loro prassi non sarebbero cambiate: “Noi non siamo d’accordo, e non ci schiereremo sulle posizioni prese dalla Chiesa”.
La Chiesa Metodista Unita, democraticamente governata da delegati provenienti da tutto il mondo, è aperta a tutti ma da lungo tempo è profondamente divisa sui temi dei pastori LGBT e del matrimonio omosessuale. Ufficialmente le persone omosessuali non possono essere ordinate, ma il movimento metodista Reconciling Ministries Network (Rete dei Ministeri per la riconciliazione) fin dal 1984 spinge in questo senso.
Molte comunità locali, inclusa quella di Salem, si sono proclamate “chiese di riconciliazione” e hanno accolto pienamente le persone LGBTQ. La giurisdizione occidentale della Chiesa Metodista Unita, che comprende gli Stati a ovest delle Montagne Rocciose, ha sottoscritto anch’essa questa dottrina.
I delegati alla conferenza hanno bocciato una mozione che avrebbe cancellato il bando ai pastori omosessuali a livello globale ma avrebbe lasciato le comunità locali libere di decidere in proposito. Secondo il reverendo Pitney tutto questo è molto triste, perché la Chiesa Metodista comprende un grande ventaglio di teologie ed è fatta per essere una casa per persone che interpretano le dottrine in maniera anche molto diversa, hanno diverse esperienze di vita e opinioni politiche, [ma] sono unite dall’amore di Gesù Cristo: “Questo è stato disprezzato [dalla] maggioranza, la quale sostiene che dobbiamo attenerci alla loro linea teologica. In questo momento non sappiamo ancora come si risolveranno le cose, o se la Chiesa si spaccherà”.
Per la reverenda Wendy Woodworth della Morningside United Methodist Church [l’altra congregazione metodista di Salem, n.d.t.] la decisione è stata personale. È lesbica e ha sposato la sua compagna nel 2017 dopo più di vent’anni insieme. È arrivata alla congregazione di Morningside nel 2013, in parte attratta dal fatto che sia una “chiesa di riconciliazione” fin dalla metà degli anni ‘90. È rimasta colpita soprattutto dai membri di chiesa con figli omosessuali: “Volevano che i loro figli e gli altri membri gay e lesbiche sapessero di essere figli e figlie amati da Dio”.
Mark Bateman, membro e predicatore laico della First United Methodist, era uno dei delegati di St. Louis. Per lui la decisione di trincerarsi nella posizione tradizionale contro i pastori omosessuali va contro il pluralismo per cui i metodisti sono famosi: “Quello che più mi ha spezzato il cuore a St. Louis è che parte della Chiesa ha detto ‘No, dovete credere come diciamo noi’”.
Per chiarire la loro posizione, diverse chiese di Salem hanno esposto un gran numero di bandiere arcobaleno: “Domenica sono entrata [in chiesa], ho messo un po’ di oggetti arcobaleno sull’altare e anche uno stendardo con scritto ‘Tutto il popolo di Dio’. Le mie prime parole sono state ‘Non cambieremo la nostra identità’. Il nostro ministero è una vocazione ad accogliere chiunque” dice Wendy Woodworth.
Testo originale: Salem Methodist churches will continue welcoming LGBTQ clergy, performing same-sex marriages