La Dio-incidenza nel mese del Pride
Riflessioni di Luigi Testa
Non esistono le coincidenze, lo sappiamo; esistono le dio-incidenze. Ed è una dio-incidenza che il mese del pride (giugno) coincida con il mese tradizionalmente dedicato al Sacro Cuore e dunque con il mese tradizionalmente dedicato alla riparazione.
Ecco, “riparazione”: forse è arrivato il momento di liberare questa parola dall’appropriazione che abbiamo lasciato se ne facesse un certo cattolicesimo più tradizionalista, che forse non ci fa molta simpatia. “Riparazione” è voce del verbo “amare”. Lo sapeva bene Zucchero: «Ti aggiusto il cuore – solo io».
Aggiustare, riparare, cosa, chi? Il cuore di Dio. Incredibile: Dio ha un cuore. Con i nostri battiti, con il nostro ritmo. Certe immagini del Sacro Cuore forse son troppo dolciastre e poco umane, con quel cuore fuori dal corpo, tra le mani. Però ti dicono che c’è Uno che il suo cuore lo mette nelle nostre mani, uno che si fida – e quante volte l’abbiamo fatto anche noi, di mettere il nostro cuore nelle mani di qualcuno?
Non sempre è andata molto bene. Qualche volta l’abbiamo messo in mani maldestre che ci hanno fatto male, che l’hanno ferito, magari che l’hanno lasciato cadere. Questo è lo stesso, identico, spiccicato destino del cuore di Dio: ce lo mette tra la mani ogni giorno, e pure a noi capita di essere maldestri.
E che si fa quando il cuore di una persona che amiamo è stato ferito, colpito, ha qualche livido per le volte in cui è caduto, qualche cicatrice da mani maldestre? Ce ne si prende cura: lo si accarezza, lo si medica, lo si aggiusta – lo si ripara. «Solo io – ti aggiusto il cuore».
Riparare è pensare, con le nostre carezze, di poter aggiustare il cuore di Dio, dopo le cadute e i colpi che prende – da noi, da tanti, da tutti – per quella testardaggine che ha di mettersi nelle nostre mani. Senza perdere tempo a giudicare chi quei colpi li ha procurati o provocati: perché siamo tutti piccoli, e potrebbe capitare, o è capitato, anche a noi.
Ma arriviamo alla nostra dio-incidenza del mese di giugno. Che cosa ferisce di più il cuore di Dio? Che cosa ferisce di più il cuore di un padre se non le offese e i colpi inferti ai suoi figli? Il cuore di Dio è misteriosamente legato al nostro: quando colpiscono il nostro, è il suo che sanguina.
Quanto deve sanguinare, allora, questo Sacro Cuore ad ogni offesa, ad ogni schiaffo, ad ogni calcio, ad ogni colpo inferto a due ragazzi solo perché si amano, a due ragazze solo perché si amano? Ogni offesa all’uomo è offesa a Dio; e così ogni forma di odio – anche l’omofobia – è un colpo al Suo cuore.
Chi si mette a consolare questo cuore per la tristezza che l’omofobia del mondo e della storia gli ha procurato? Chi si mette ad aggiustare il cuore di Dio per il dolore che i colpi a tant* ragazz* lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersex e asexual?
Chi pensa a chiedere scusa a questo Sacro Cuore per le ferite che gli sono state inferte ogni volta che qualcuno ha alzato la mano, o ha solo sputato veleno, contro uno di questi suoi figli? Chi pensa a riparare per questo?
Forse, nel mese del pride, i cristiani hanno anche questa, insieme a tante altre responsabilità: quella di riparare per il peccato dell’omofobia. Il mondo ha le sue ragioni per insospettirsi quando sente parlare di Dio, di riparazione, di peccato: ma a noi sta il compito di non lasciare questo lessico – e questo mondo – al cattolicesimo più retrivo.
Perché non si tratta di devozionismo: si tratta di amore. E noi, di amore, siamo forse più esperti di altri.