La diocesi di Firenze lancia la pastorale d’inclusione con le persone LGBT+ e le loro famiglie
Articolo di Riccardo Bigi pubblicato sul quotidiano AVVENIRE dell’11 febbraio 204, pag.18
Firenze. Si chiamerà «Coordinamento per la pastorale d’inclusione». È la novità che l’arcidiocesi di Firenze presenta domani con un incontro alle 18.30 al teatro della Pieve di Rifredi. A presiedere la serata sarà l’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, che ha voluto questo nuovo servizio.
«Siamo tutti figli amati da Dio – spiega – e la Chiesa esprime la sua maternità per tutti i battezzati, segue il cammino di ognuno, si fa prossima e ci fa crescere nella fede, perché ciascuno sia illuminato e sostenuto a scoprire la volontà di Dio su di lui, a capire cosa vuole da lui il Signore nella sua vita. Questo intende esprimere la pastorale dell’inclusione che sarà seguita dal coordinamento che abbiamo istituito nella nostra diocesi, mostrare il volto misericordioso della Chiesa che a tutti viene incontro, e tutti accoglie nel segno dell’amore infinito del Padre».
L’istituzione di questo coordinamento, spiega ancora Betori, non nasce dal niente. « È frutto di un percorso di ascolto e di preghiera iniziato anni fa, partito dalla richiesta di famiglie con figli omosessuali. L’approccio pastorale è evangelico, dice che nessuno è dimenticato da Dio, che il suo amore di Padre non esclude nessuno, e nel momento in cui si manifesta come umile domanda di aiuto, diventa anche richiamo alla fedeltà nei confronti della sua Parola. Questo è lo scopo del percorso spirituale di accompagnamento e discernimento che viene proposto nella nostra diocesi».
Tra i riferimenti, l’esortazione apostolica Amoris Laetitia in cui papa Francesco ribadisce che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto» Del coordinamento faranno parte due sacerdoti, don Andrea Bigalli e don Giovanni Martini, una domenicana, suor Fabrizia Giacobbe, e una coppia di sposi, Maria e Paolo Aminti.
« Alle origini – spiega don Bigalli – c’è un appello di alcuni genitori. Il vescovo ha risposto, e si è voluto confrontare con chi ha seguito negli anni queste persone: per questo ha convocato don Giovanni Martini, suor Fabrizia Giacobbe e me. Insieme a noi poi lavoreranno Maria e Paolo, che hanno fatto un bel percorso, anche di fede, dopo che la figlia ha detto loro di essere innamorata di una donna. Una rivelazione che li ha messi in crisi, ma che li ha portati a fare un cammino sul loro essere genitori».
«A Firenze – racconta don Giovanni Martini – è attivo da tanti anni il gruppo Kairos, un gruppo di cristiani omosessuali, che nel tempo ha trovato porte aperte nelle parrocchie e nelle associazioni cattoliche. Il cammino che faremo raccoglie i frutti di questa esperienza che organizza momenti di preghiera, di catechesi, di spiritualità. Per loro è molto bello sapere che la diocesi vuole camminare con loro».
All’incontro di domani interverranno padre Pino Piva, gesuita, esperto di percorsi di accompagnamento pastorale con le persone omosessuali, e la dottoressa Chiara D’Urbano, consultore del Dicastero per il clero della Santa Sede. «Proprio con padre Piva – racconta don Martini – ho fatto alcuni corsi, a Bologna, su quella che i gesuiti chiamano la pastorale delle frontiere».
Quella fiorentina sarà la seconda esperienza di questo tipo a livello nazionale, dopo quella di Torino; in altre diocesi ci sono singole persone che seguono questo ambito ma non in maniera istituzionalizzata. Tra le scelte che sono state fatte, quella di inserire questo coordinamento all’interno della pastorale familiare. «Vogliamo privilegiare l’aspetto relazionale – spiega don Andrea Bigalli – e offrire un servizio sia alle persone omosessuali sia alle loro famiglie. I genitori hanno spesso bisogno di attenzione, di riferimenti, di strumenti per relazionarsi con i figli quando fanno coming out».
Che cosa farà il coordinamento? «La cosa più importante è l’incontro con le persone. Andremo nelle parrocchie, dove ci verrà chiesto, per illustrare i documenti del magistero su questi temi, per rispondere ai dubbi. C’è un desiderio di dialogo che va accolto, bisogni spirituali da ascoltare. E allo stesso tempo c’è da rassicurare le comunità cristiane che in tutto questo non c’è niente di cui aver paura.
Come in ogni ambito pastorale, c’è da confrontarsi con la realtà circostante, che come dice il Papa è superiore alle idee. A chi ha dubbi su tutto questo diciamo che è un cammino di Chiesa, un camminare insieme sui passi del Concilio e delle istanze pastorali che la Chiesa cattolica porta avanti in questo tempo. Un cammino da fare con prudenza: si tratta di camminare insieme tutti, senza strappi».
Un cammino che continua dunque, che secondo suor Fabrizia ha una meta. «Aspettiamo il momento in cui non sia più necessaria una pastorale per le persone Lgbt – avverte la religiosa – perché potranno sentirsi davvero a casa propria in ogni comunità cristiana, mostrandosi con serenità per quello che sono».