La follia dell’omofobia in Giamaica
Articolo di Flavio Bacchetta tratto dal Manifesto del 3 ottobre 2013
Adelphi era una piccola, tranquilla comunità a pochi minuti d’auto dalla città di Montego Bay in Giamaica, la seconda in ordine di grandezza dopo la capitale Kingston. Il 22 luglio scorso, tre ragazzini tra i 16 e 17 anni, si avviano verso un «sound system party», cioè una festa danzante, che solitamente in Giamaica si svolge all’interno dei bar, con la musica che arriva da monumentali amplificatori montati in strada.
I tre, Khloe, Keke e Dwayne Jones, il più giovane, 16 anni non ancora compiuti, arrivano sul posto verso le 2 del mattino. Dwayne indossa delle vesti femminili, parrucca vistosa e trucco meticoloso.
Nei Caraibi il travestitismo, denominato cross dressing, è un rito ammesso, in occasione di particolari celebrazioni; a Trinidad & Tobago, durante il Carnevale, di lunedì, è comune vedere uomini vestiti da donna, con cuscini imbottiti per simulare il seno e il sedere femminili. Ma la Giamaica è un’isola particolare. Qui l’omofobia è un’ossessione comune, sancita dalla legge.
Gli unici esentati dal rispetto del codice maschile nel vestire, il dress code, sono gli jonkunnu, gli animatori delle feste nazionali, che vanno in giro per le strade mascherati nei modi più svariati, da scheletri, diavoli e donne per l’appunto. Non è concepibile vedere dei maschi travestiti a una festa privata, soprattutto quando si tratta di gay o transgender, come nel caso dei tre di Adelphi.
Però Dwayne era un ragazzino, incosciente come tutti quelli della sua età, e non si lasciava intimidire dai divieti dei grandi. Appena mise piede nel locale, una donna lo riconobbe e andò a denunciarlo agli altri avventori.
Keke intanto se l’era già squagliata, saggiamente, mentre Khloe cercava disperatamente di trascinarlo via. Niente da fare. Quando il primo dei carnefici di avvicinò a Dwayne, illuminando i suoi piedi con l’accendino, iniziò con il chiedergli perché li avesse così lunghi.
Non ottenendo risposta, si mise a urlare: «A Battybwoy a come!» (è arrivato il Frocio). In breve una folla mista circondò i due, e il massacro ebbe inizio.
Khloe, sebbene selvaggiamente pestato, riuscì a fuggire, ma Dwayne, impacciato dalle vesti femminili, non riuscì a seguire il suo amico; fu prima trascinato dentro un’auto e ferito allo stomaco da un colpo di pistola; poi portato di nuovo all’esterno, e praticamente fatto a pezzi.
La folla si è accanita sul disgraziato per due ore, a colpi di bottiglia, coltelli e soprattutto con il letale machete. Gettato il corpo martoriato in un fosso, gli assassini se ne sono poi andati con calma.
Il ragazzo, pur giovanissimo, aveva già patito tutta la trafila che normalmente qui gli omosessuali dichiarati subiscono: cacciato da casa dal padre a 14 anni, rinunciò presto agli studi, visto che a scuola veniva pestato e dileggiato di continuo, senza che gli insegnanti osassero prendere le sue difese.
La polizia lo aveva messo dentro più volte, ma senza alcun pretesto per trattenerlo, dato che non era mai stato colto in flagrante per atti osceni, pubblici o privati. Dimorava con i suoi compagni, dentro una capturedland (terra catturata), vivendo di espedienti, probabilmente prostituendosi, come sono costretti a fare tanti minorenni gay, che qui non trovano nessuno che si azzardi a offrir loro un lavoro decente.
Era riuscito pure a vincere alcune gare di danza presso i resort turistici, che sono gli unici ad ammettere gli omosessuali all’interno delle strutture; soprannominato per questo «Gully Queen», il suo sogno era diventare come Lady Gaga.
In Giamaica i gay che non provengono da famiglie ricche tolleranti, sono costretti a vivere nell’anonimato, e molti praticano la prostituzione. Quelli dei ceti abbienti, si riuniscono come Carbonari caraibici in circoli segreti, e molti prendono moglie per salvare le apparenze.
Ultimamente, in diversi stanno ritrovando il coraggio di uscire allo scoperto, e la J-Flag (Jamaican Forum for Lesbians All-Sexuals and Gays) ha condannato ufficialmente l’omicidio, coinvolgendo gli organi di stampa, quale The Gleaner, il primo giornale in Giamaica, che ha ospitato vari editoriali a proposito.
Condanna condivisa da Jamaicans for Justice, l’Ong più importante dei Caraibi, l’unica quaggiù che dia supporto ai diritti umani violati e fornisca assistenza legale gratuita alle famiglie delle vittime degli omicidi perpetrati dalla polizia giamaicana, una delle più violente al mondo (300 persone uccise la media annua).
Il loro legale, Camille D Lee, mi ha messo gentilmente a disposizione il testo di legge, che risale a 150 anni fa, relativo all’omosessualità in Giamaica. Un testo allucinante, con alcuni termini mutuati da l’Antico Testamento, che per oscurantismo si colloca dopo la Shariah del regime wahhabita in Arabia Saudita.
Ecco alcuni stralci dall’Offences against the person act. Art. 76: «Chiunque sia sorpreso a commettere abominevoli atti di buggery (rapporti anali, ndr) con uomini o animali, in pubblico o in privato, deve essere arrestato e condannato a 10 anni di lavori forzati». Art. 77: «Chiunque tenti di commettere l’abominevole atto di cui sopra, deve essere preso e condannato a sette anni di lavori forzati». Art. 79: «Qualsiasi maschio, in pubblico o in privato, commetta, o tenti di compiere, atti osceni con un altro maschio, deve essere arrestato e condannato a due anni, con o senza lavori forzati».
Nel codice penale giamaicano, non è tenuto in alcuna considerazione il diritto di privacy di due individui adulti consenzienti. L’ex primo ministro Bruce Golding, ex leader del Jlp (Jamaican Labour Party) ha avallato nel 2008 questa «anti-sodomy law» rincarando la dose; nessun gay metterà mai piede nel suo Parlamento. L’attuale Primo Ministro, Hon Portia Simpson, ha invece ammorbidito i toni, dichiarando, come Ponzio Pilato, che lei se ne lava le mani, sarà il Parlamento a decidere, con «un atto di coscienza».
Proteste sono esplose a Londra, culminate con la dimostrazione, davanti al palazzo della Jamaica’s High Commission, del gruppo Out & Proud African Lgbti, che rivendica la protezione di gay e lesbiche in Giamaica da parte dello Stato, contro i crimini d’odio. Intanto, dopo oltre due mesi dall’eccidio, nessun arresto è stato compiuto nei confronti degli assassini, che pure sono noti a tutti. «In fondo il frocetto se l’era cercata…», mormora la gente.
Ma il peggio non è mai morto… Se lo Stato si mantiene sulle posizioni di 150 anni fa, la Chiesa Avventista del VII giorno (una delle più seguite quaggiù) va ancora indietro, fino ad attingere direttamente dai versi dell’Antico Testamento che recitano: Deteronomio 22:5 – Tow ‘Ebah («abominio» in ebraico, ndr). «La donna non si metterà una veste da uomo, né un uomo indosserà mai indumenti femminili, perché chi fa queste cose commette abominio nei confronti del Signore».
Ed ecco quello relativo al qedeshah, «colui che entra da dietro», cioè il sodomita: costui, «se ha rapporti con un uomo come fosse una donna, tutti e due dovranno essere messi a morte, perché han commesso abominio; lapidazione». (Levitico, 20:13).
In fondo gli uccisori di Dwayne sono delle persone molto devote, che hanno applicato la Bibbia alla lettera, aggiungendo un tocco di modernità, con machete e pistola… Nel 2004 furono assassinati due attivisti del J-Flag a Kingston, e il 26 gennaio del 2011 fu ucciso in Uganda David Kato Kisule, membro di spicco del movimento Lgbt, noto anche ai gay giamaicani, che aveva coinvolto nelle sue rivendicazioni.
Il delitto Jones è il terzo omicidio avvenuto in Giamaica dalla fine del 2012 ai danni di un omosessuale maschio; sempre a luglio, decine di giovani omossessuali sono stati sfrattati dalle loro case dalla polizia senza ragione.
Nel 1992 Buju Banton, oggi in galera negli Stati Uniti, salì alla ribalta internazionale con un hit celeberrimo, Boom bye bye Battybwoy head, titolo da fumetto che si può tradurre così: «Uno sparo, e dì ciao alla tua testa, checca». Il pezzo ebbe un successo tale nelle classifiche locali, oltre che in quelle statunitensi e nel Regno Unito, da superare l’ancora imbattuto album di Bob Marley, Legend.
Da allora l’omofobia quaggiù ha assunto proporzioni tali che fanno dell’isola caraibica la nazione più intollerante verso i gay dell’emisfero occidentale. Qua gli uomini non usano stringersi la mano tra loro, tantomeno baciarsi sulle guance. Un tocco del pugno e i convenevoli sono finiti; anche le smancerie tra innamorati eterosessuali sono ridotte al minimo; è considerato di pessimo gusto baciarsi per strada, e conosco coppie sposate da anni che non si sono mai baciate in bocca.
Le liriche omofobe hanno causato il bando di molti artisti della dancehall giamaicana dal mercato discografico degli Stati Uniti, e il divieto di tenere concerti dal vivo in vari paesi.
Essendo particolarmente sensibili dal lato del portafogli, alcuni di loro, Beenie Man, Capleton e Sizzla, si sono rassegnati di recente a firmare il Compassionate Act, dove si impegnano a controllare tutti i testi delle loro canzoni, attuali e passate. Un impegno che viene sistematicamente ignorato in Giamaica; il 4 agosto del 2013, durante il lungo ponte festivo per l’Emancipazione dalla schiavitù e l’anniversario dell’Indipendenza, Sizzla Kalonji, proprio lui, il Compassionevole, a Negril ha dato il peggio di sé arringando la folla con l’invocazione: «Bon fire all dem battybwoys dem!» (Facciamo un grande falò di tutte le checche).
Erano passate meno di due settimane dal massacro del povero Dwayne. Il profeta rasta, altrimenti considerato un cantante socialmente impegnato, ha applicato perfettamente i dogmi dell’ipocrisia bianca; fare i bravi all’estero, per poi sfogarsi senza ritegno a casa.
In questo settore, una volta tanto, alle donne va meglio; nel Codice Rocco giamaicano, non c’è traccia di atti «abominevoli» che riguardino loro. Nel caso delle lesbiche, non esiste buggery… E l’omosessualità femminile è consentita anche dal Talmud. (Shabbat 65a).
La percentuale di ragazze omosessuali e bisessuali in Giamaica è in assoluto una delle più alte del Continente Americano, in proporzione al numero di abitanti. Malgrado i poliziotti criminali, il codice penale obsoleto, e la visione fondamentalista di alcune delle sue chiese, la Giamaica non è una teocrazia sciita o una monarchia feudale wahhabita, bensì una democrazia parlamentare con una libera stampa, sebbene nel contesto di una società che va curata dalle tare del colonialismo inglese, tra le quali questa omofobia folle, retaggio di stupri e soprusi risalenti alla schiavitù.