La forza di Antonia. Storia di una persona transgender
Dialogo di Katya Parente con l’attivista Antonia Monopoli
Originaria di Bisceglie ma milanese d’adozione, Antonia Monopoli è un volto molto noto della scena LGBT italiana. Il suo cammino accidentato, che però l’ha portata a vivere una vita appagante, è raccontata nell’autobiografia (scritta in collaborazione con Gerardo Maiello) “La forza di Antonia: Storia di una persona transgender”.
Ed è proprio da qui che iniziamo la nostra chiacchierata.
Perché hai sentito l’esigenza di scrivere un’autobiografia?
Innanzitutto, perché avevo il forte desiderio di farmi conoscere meglio dalle persone che mi conoscono già, e che di alcuni passaggi della mia vita non sono a conoscenza, e poi volevo lasciare una traccia di me a tutte quelle persone che non mi conoscono, ma che attraverso il mio libro e la mia testimonianza potevano attingere alla forza che è sempre stata in me per tanti anni pur passando momenti difficili, con l’auspicio di poterle aiutare anche attraverso il mio libro.
Quando hai iniziato a fare attivismo?
Ho iniziato a fare attivismo nel 2002, quando mi sono avvicinata ad Arci Trans per uscire dal mondo della prostituzione, e ho conosciuto la presidentessa Deborah Lambillotte, la quale mi ha indicato un ufficio del Comune di Milano per essere affiancata da una tutor che mi accompagnasse nel mondo del lavoro diurno. Conosciute le attività associative mi son detta tra me e me che, dal momento che avevo attinto ad una risorsa, potevo offrire anche io il mio tempo per aiutare i miei pari, e così è iniziato il mio attivismo.
Cos’è l’ALA Trans di Milano?
Ala è un’associazione che nasce nel 2002 come “Associazione Lotta Aids”. In seguito si è evoluta con lo sviluppo di vari progetti, in un’ottica di prevenzione, in varie aree. Prevenzione non solo di HIV e MTS (malattie trasmesse sessualmente) in strada, nell’ambito della prostituzione prevalentemente transgender, ma anche prevenzione di dipendenze da alcool e droga nei locali notturni, prevenzione violenza di genere e bullismo all’interno delle scuole superiori, e così anche l’acronimo “Ala” ha avuto la sua evoluzione e trasformazione.
Nel 2009 sono andata all’Ala perché avevo il desiderio di creare uno spazio che diventasse il punto di riferimento lombardo per le persone transgender. Successivamente, parlando con il presidente, abbiamo concordato il mio ruolo come responsabile del servizio Sportello Trans, e questo mi ha dato l’opportunità di creare, anche con l’aiuto di professionisti, una realtà a disposizione delle persone transgender, genere non conforme, non binary e di tutte le persone che desiderano avere informazioni, compresi i loro cari che chiedono la nostra collaborazione.
Che consigli potresti dare alle persone che desiderano intraprendere un percorso di transizione?
Innanzitutto fare una ricerca attraverso Google, per fare una mappatura delle associazioni e dei servizi sul territorio comunale o regionale in cui la persona è residente; capire se c’è una linea telefonica o mail dedicata; contattarle per chiedere informazioni e un eventuale appuntamento, per farsi conoscere e concordare il percorso adeguato alle proprie necessità.
Ringraziamo ancora Antonia che, con il suo impegno, cerca costantemente di aiutare quelle persone (transessuali e queer) che ancora oggi purtroppo vengono viste da troppi come il ‘fanalino di coda’ della comunità arcobaleno, e per questo devono gridare ancora più forte per farsi ascoltare. Ci auguriamo che non debbano farlo ancora per molto; questo sarà possibile quando tutt* riusciranno a vedere semplicemente un altro essere umano, con dentro gli occhi lo stesso dolore, e dentro il cuore le stesse speranze di ognun* di noi.