La guerra delle chiese africane contro le vite delle persone LGBT
Articolo pubblicato sulla versione in lingua francese del sito Africanews (Francia) il 20 ottobre 2021, liberamente tradotto da Nadia Di Iorio
Negli Stati Uniti, così come in Europa occidentale e in molti altri Paesi, alcune delle Chiese protestanti più radicate hanno a cuore l’inclusione delle persone LGBTQ; invece in Africa questo non accade: tranne che per alcune rare eccezioni, le Chiese anglicane, metodiste, presbiteriane e luterane si oppongono all’inclusione.
Nel Ghana, terra che raccoglie un ventaglio di religioni, i dirigenti delle principali Chiese sono coesi nel denunciare l’omosessualità come una “perversione”, e vogliono far approvare una legge che, qualora venisse adottata, imporrebbe contro le persone LGBTQ delle politiche tra le più severe e discriminanti che siano mai esistite in tutta l’Africa.
In Nigeria l’organo che raccoglie le Chiese cristiane ritiene che le relazioni omosessuali siano “un male che merita di ricevere le lunghe pene carcerarie previste dalla legge in vigore”.
In molti Paesi africani alcuni vescovi appartenenti alla Chiesa Metodista Unita mondiale si preparano a scindersi in una denominazione dissidente per poter continuare rifiutare di riconoscere i matrimoni omosessuali e l’ordinazione dei pastori LGBTQ.
Pene carcerarie
“Tutte le Chiese tradizionaliste sono convintamente contro” dichiara Caroline Omolo, pastora associata della Cosmopolitan Affirming Community di Nairobi, in Kenya, un raro esempio di Chiesa africana che serve una congregazione in maggioranza composta da persone LGBTQ: “Sono sempre coalizzate contro di noi per farci tacere o per farci sparire. Non vogliono che la nostra Chiesa compaia da nessuna parte”.
Il Ghana, in generale, è considerato il Paese più rispettoso dei diritti umani di tutta l’Africa, tuttavia ora è preso di mira per via di una proposta di legge che imporrebbe pene carcerarie che potranno andare dai tre ai dieci anni per coloro che si sentono LGBTQ, oppure per coloro che sostengono questa comunità. I militanti per i diritti umani hanno denunciato questo progetto di legge, ma i capi religiosi ghanesi la approvano.
“È chiaro che il loro ruolo è quello di perpetuare la queerfobia e la transfobia, e questo è molto preoccupante e pericoloso” afferma Abena Hutchful, una donna ghanese che si identifica come queer e che ha recentemente organizzato una manifestazione contro il progetto di legge a New York.
“Gli imperterriti difensori del progetto di legge ritengono di agire in nome della religione” sostiene Graeme Reid, direttore del programma dei diritti LGBT di Human Right Watch. Secondo il direttore, questa norma legislativa sarebbe un “caso di crudeltà inaudita”.
Influenti capi religiosi
I sostenitori di questo progetto di legge dichiarano di aver consultato degli influenti capi religiosi al momento della sua redazione. Tra coloro che l’hanno approvata figurano il Consiglio cristiano del Ghana, la Conferenza dei vescovi cattolici del Ghana e l’imam capo del Paese: “Non accettiamo gli assassini, perché dovremmo accettare qualcuno che pratica la sua sessualità in maniera peccaminosa?” dichiara l’arcivescovo Philip Naameh, presidente della Conferenza episcopale: “Se si adotta una posizione che si scontra con la procreazione, questa scelta va a minare l’esistenza stessa dello Stato ghanese”.
Il Consiglio cristiano, composto dalle Chiese metodiste, luterane, anglicane e presbiteriane, considera l’omosessualità come un “atto perverso e abominevole”, secondo il suo segretario generale, il reverendo Cyril Fayose, appartenente alla Chiesa Evangelica Presbiteriana: ”L’omosessualità non è un diritto dell’uomo e noi la respingiamo senza incertezze”.
Dimostrazione di tolleranza
Nel Paese africano più popoloso l’Associazione cristiana della Nigeria ha minacciato di sanzionare ogni Chiesa che dimostri tolleranza nei confronti delle relazioni tra persone dello stesso sesso. Per il vescovo metodista Stephen Adegbite, direttore delle questioni nazionali dell’associazione, tale accettazione “non ci sarà mai”.
A riguardo della legge che criminalizza le relazioni tra persone dello stesso sesso, con delle pene che possono andare fino a quattordici anni di prigione, Stephen Adegbite è dell’avviso che non ci sono alternative: ”La Chiesa non può essere compromessa”.
Commenti di questo tipo affliggono i militanti nigeriani LGBTQ come Matthew Blaise, che ha raccontato all’Associated Press di essere stato malmenato da un prete cattolico: “Invece di usare l’amore come mezzo di comunicazione, la Chiesa è stata orrenda quando si tratta di questioni LGBTQ”.
Secondo l’arcivescovo cattolico Alfred Adewale Martins, se la dottrina cattolica “riconosce la dignità di ogni persona umana”, insegna però anche chi ha una relazione con una persona dello stesso sesso conduce ”un modo di vivere disordinato” e dovrebbe cambiare comportamento.
Atteggiamenti sociali
La Nigeria è il paese di origine di uno dei vescovi metodisti, John Wesley Yohanna, che ha affermato di volersi distaccare dalla Chiesa Metodista Unita per unirsi alla Chiesa metodista mondiale riformata. Questa nuova denominazione nasce da una alleanza tra metodisti americani e di altri Paesi che non accettano le politiche d’inclusione favorite da numerosi metodisti negli Stati Uniti. Anche i vescovi Samuel J.Quire Jr. in Liberia e Owan Tshibang Kasap, del distretto sud della Repubblica Democratica del Congo, hanno esplicitato il desiderio di unirsi alla dissidenza.
Il reverendo Keith Boyette, un ex metodista statunitense che presiede l’iniziativa Global Methodist, ricorda che il punto di vista dei vescovi africani rispecchia atteggiamenti sociali e culturali condivisi largamente sul continente: “L’orientamento omosessuale è percepito in modo negativo, sia che queste persone siano di confessione cristiana, musulmana o di una religione indigena”.
Empatia nei confronti delle persone gay
In Uganda, dove molte persone LGTBQ restano nell’ombra per timore delle violenze e degli arresti, a un vescovo anglicano in pensione è stato proibito di presiedere celebrazioni religiose perché ha espresso la sua empatia verso le persone gay. Dopo decenni di ministero accanto alle persone LGTBQ in difficoltà, Christopher Senyonjo ha dichiarato di aver imparato che la sessualità “è una parte profonda e importante della nostra identità, e dovremmo lasciare libere le persone di essere ciò che sono”. Ha riconosciuto anche che “l’ignoranza è un grosso problema in tutto questo. Quando c’è ignoranza, c’è molta sofferenza”.
Il presidente ugandese Yoweri Museveni nel 2014 firmò una dura legge anti-gay che, nella sua versione originale, prevedeva la pena di morte per alcuni atti omosessuali. In quello stesso anno, a causa di una intensa pressione internazionale, un comitato giudiziario annullò la legge per un dettaglio tecnico, tuttavia resta vigente una legge, risalente all’epoca coloniale, che criminalizza gli atti sessuali “contro l’ordine naturale”.
Matrimonio omosessuale
Il celebre militante gay ugandese Frank Mugisha descrive i capi religiosi come la “principale forza motrice dell’omofobia in Africa”. Secondo lui, alcuni dirigenti della Chiesa anglicana hanno rinfocolato la loro ostilità nei riguardi delle persone LGTBQ per non perdere fedeli a vantaggio delle Chiese pentecostali, che si dimostrano aggressivamente anti-LGTBQ.
In tutta l’Africa una sola nazione, il Sudafrica, ha reso legale il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma anche in questo caso le coppie gay e lesbiche hanno difficoltà ad essere accettate dalle Chiese, e ancor di più a far celebrare religiosamente il loro matrimonio.
“Le persone mi dicono: sono cresciuto in questa Chiesa, ma ora non sono più accettato” ha dichiarato Nokuthula Dhladhla, una pastora del Global Interfaith Network, che difende i diritti LGBTQ nell’ambito religioso. Secondo lei, alcuni capi religiosi sostengono in privato il matrimonio omosessuale, ma esitano a farlo apertamente per paura di essere emarginati dai loro omologhi, più conservatori.
Pandemia di Coronavirus
L’arcivescovo anglicano sudafricano Desmond Tutu, conosciuto in tutto il mondo per la sua opposizione all’apartheid, è un fervente difensore dei diritti LGBTQ: ”Non adorerei mai un Dio omofobo. Mi rifiuterei di finire in un paradiso omofobo. No, direi: «Mi spiace, ma preferisco di gran lunga andare dall’altra parte.»”.
Secondo Caroline Omolo, pastora militante di Nairobi, alcuni capi religiosi del Kenya accusano le persone LGTBQ di essere responsabili della pandemia di Coronavirus: “Quando diciamo che anche noi serviamo Dio, credono che sia impossibile”. Ciononostante, sottolinea il fatto che alcuni professori e studenti di scuole di teologia del Kenya sostengono la sua chiesa LGTBQ, che conta all’incirca 300 membri: “Quando dalla nostra abbiamo gli studenti, i leader di domani, niente ci può far paura”.
Testo originale: Les églises africaines toujours vent debout contre les droits des LGBTQ