La legge e i profeti. Il sabato è stato fatto per l’uomo o l’uomo per il sabato
Articolo di Annamaria Fabri tratto da Castello7, lettera settimanale ai parrocchiani, anno 26°, n.16, del 12 febbraio 2017
LEGGE e PROFETI: due parole che troviamo spesso nel vangelo di Matteo, a volte unite a volte separate. È difficile per noi entrare in questo modo di parlare tipico del linguaggio religioso del tempo di Matteo. Con questa espressione “legge e profeti” al tempo di Gesù si intendeva tutto quell’insieme di regole e di prescrizioni che si erano via via codificate nel tempo fino a creare una lunga lista di norme per guidare la vita di ogni buon israelita. Si era arrivati a questo partendo dalla Legge (la Torah), cioè dalla parola di Dio data a Mosè nel patto del Sinai (Es 19,4-8): una parola che si ritrova anche oggi in quell’insieme di scritti che noi chiamiamo Pentateuco, o libri della Legge.
La Legge contiene le condizioni del “patto” di alleanza che Dio ha dato al suo popolo. Un patto nel quale Dio detta le condizioni per continuare a guidare e proteggere il popolo di Israele, che ha liberato dall’Egitto, e che possiamo sintetizzare nelle dieci parole (i comandamenti: Es.20,1-18) che poi furono riassunte nella formula che troviamo nei vangeli: “ama Dio e il prossimo” (cfr. Mat. 22,34-40).
Come si può facilmente comprendere queste formule così sintetiche posero presto il problema di come interpretarle e viverle. A questa necessità si rispose con la riflessione dei saggi (profeti, maestri, sacerdoti e scribi), che via via cercarono di trarre norme particolari adattate all’epoca e alle varie situazioni.
Al tempo di Gesù, secondo quanto ci raccontano i vangeli, queste norme e regole erano diventate talmente precise da contare perfino i passi che si potevano fare il giorno del sabato. Una serie di prescrizioni che dovevano regolare ogni aspetto e ogni circostanza della vita (613 mitzvot, ossia comandamenti).
Stando ai racconti degli evangelisti, Gesù, non critica queste prescrizioni, ma ha sempre notato che questo tipo di osservanza può essere talmente staccato dal rapporto iniziale con Dio e il suo patto, da diventare solo rapporto formale e osservanza esteriore, che rende schiavi della norma e produce schiavitù e non libertà. Una situazione da cui liberarsi non distruggendo la norma (la legge e i profeti) ma ritrovandone il significato originario.
Per inciso possiamo trovare delle terribili somiglianze nella cronaca di questi giorni con un Papa che richiama i cristiani al vangelo e una parte, non proprio secondaria, della chiesa che fonda la sua sicurezza non sulla grazia e la misericordia di Dio, ma sulle norme che nel corso dei secoli hanno in qualche modo nascosto la buona notizia di Gesù Cristo.