La lotta di Giacobbe e quella dei trans per cambiare corpo e nome
Riflessioni bibliche di Megan Rohrer, David Wynn, Monica Cross e Jakob Hero, tratte dal progetto Out in Season (Stati Uniti), del gennaio 2013, liberamente tradotte da Giacomo Tessaro
Le Scritture sono piene di persone i cui corpi e i cui nomi vengono cambiati come risultato dalle loro relazione e interazione con Dio. Allora sembra più che naturale che i trans credenti incoraggino le chiese a celebrare, testimoniare e rispettare i cambiamenti fisici e anagrafici dei suoi membri e amici.
Una storia che vorremmo fosse parte del lezionario quaresimale e pasquale è quella di Genesi 32:22-32.
Si tratta del racconto della lotta di Giacobbe con un angelo, che per noi si collega al tema della trasformazione di questi giorni e alla nostra vita di transgender.
Dopo aver fatto passare il torrente alla sua famiglia con tutto ciò che possedeva in questo mondo, Giacobbe si trova solo. È in questo momento di solitudine che viene a lui un angelo di Dio. Questo angelo non vuole semplicemente benedire Giacobbe e lasciarlo andare per la sua strada.
Il viaggio di Giacobbe presuppone la lotta e così lotta con l’angelo di Dio durante tutta la notte. Lo scontro lo lascia segnato per sempre, per il resto della vita il risultato della lotta sarà scritto sul corpo del patriarca. All’alba il combattimento ha termine e Giacobbe, sapendo di essere cambiato per sempre, chiede una benedizione. L’angelo gli dà un nuovo nome, “Israele”, perché ha lottato con Dio e con gli uomini e ha vinto.
Il racconto illustra il potere di un nuovo nome. Giacobbe/Israele ha lottato duramente e come segno del suo irreversibile cambiamento, gli è stato fatto dono di un nuovo nome. Non solo, ma ha anche rinominato il posto in cui lo scontro ha avuto luogo: lo chiama Peniel, che significa “volto di Dio”, perché lì ha visto Dio eppure la sua vita da lì è ripartita.
Gli individui transgender, come Giacobbe/Israele, conoscono la lotta che può portare cicatrici fisiche ed emotive. Questo tema della lotta, della prova e della resurrezione è l’asse portante del ciclo Quaresima/Pasqua/Pentecoste, come anche della vita di molti transgender. Alcuni, come Gesù dopo la resurrezione, non sono riconosciuti come la stessa persona dopo la transizione, proprio come non erano pienamente riconosciuti prima della transizione (vedere le letture di Pasqua Giovanni 20:1-18 e Luca 24:13-49).
Altri potrebbero confondere la richiesta di vedere e toccare le ferite di Gesù con la fissazione per il corpo dei transgender e fare domande e richieste inappropriate, come vedere e toccare parti che normalmente sono private (vedere la lettura di Pasqua. con Tommaso e i suoi dubbi, in Giovanni 20:19-31).
Eppure questa stagione ci infonde la speranza che il vagabondaggio nel deserto finisca. Nuova vita nasce, arriva lo Spirito. Anche se possono non durare a lungo, questi sono momenti di sicura resurrezione. Le persone transgender affrontano molti deserti, ma le celebrazioni piene della grazia di Dio possono costituire un momento significativo nel nostro tragitto. Attraverso tali momenti Dio può sostenerci e fornirci la speranza e l’assicurazione che non siamo soli nel nostro viaggio.
Ecco solo alcuni dei periodi di deserto che i transgender affrontano: iniziare la cura ormonale; cambiare nome; cambiare nome e/o sesso su certificato di nascita, carta d’identità, tessera dell’assistenza sociale, documenti finanziari o di lavoro; un anno di transizione/terapia prima di poter assumere ormoni; intervento chirurgico; uscire allo scoperto come transgender di fronte a famiglia, amici e mondo; e passare alla “transizione” a tempo pieno.
Testo originale: Out in Season Lent