La Madonna Schiavona. Viaggio nella devozione popolare delle persone omosessuali e transessuali
Intervista di Innocenzo a Monica Ceccarelli
Ricorda Monica Ceccarelli, autrice del saggio ‘Mamma Schiavona. La Madonna di Montevergine e la Candelora. Religiosità e devozione popolare di persone omosessuali e transessuali” (Gramma, 2010), che la scoperta della devozione popolare tributata dalle persone omosessuali e transessuali napoletane alla Madonna di Montevergine (Avellino), Mamma Schiavona, è stata per lei “casuale”.
Infatti, “poco più di due anni fa, stavo orientandomi per scegliere l’argomento della mia tesi e la prima idea era stata di partecipare alla ‘ruta jacobea’ per approfondire i vari aspetti della crescente e rinnovata partecipazione al ‘cammino di Santiago di Compostela’. Stavo quindi studiando le apparizioni mariane e i luoghi di pellegrinaggio, quando mi sono imbattuta in un articolo in cui si parlava di Montevergine e del particolare patronato attribuito a Mamma Schiavona dalle persone omosessuali e transessuali di Napoli.
La notizia era sufficientemente curiosa, ne feci partecipe la professoressa Fiorella Giacalone che immediatamente mi propose di farne l’argomento della mia tesi. Riposti quindi la bisaccia, il bastone, la conchiglia e le credenziali del pellegrino, iniziai a percorrere un itinerario assolutamente imprevisto, al termine del quale percepisco quanto sia stato importante, e quale ricchezza interiore ne sia derivata”.
Ma cosa ti ha portata ad indagare la devozione spontanea tributata alla madonna di Montevergine nei secoli passati dai Femminielli napoletani, ed oggi dalle persone omosessuali e transessuali?
Devo dire che fin da ragazzina sono stata affascinata dalle espressioni della religiosità popolare, era perciò inevitabile che alla prima occasione scegliessi questo campo di ricerca. Scoprire poi che tra le “sette madonne sorelle” della Campania ve ne fosse una eletta a patrona delle persone transessuali e omosessuali non ha fatto altro che catalizzare ancora di più la mia attenzione. Devo anche ringraziare la professoressa Giacalone non solo per avermi suggerito il percorso di ricerca, ma soprattutto per insegnare ad avere un approccio rispettoso dei sistemi culturali popolari, senza considerarli inferiori o meno importanti rispetto alle culture ufficiali. Per altro una spinta alla ricerca mi veniva anche dalla consapevolezza che l’argomento, per quanto riguardava l’aspetto della religiosità transessuale e omosessuale, era in gran parte inesplorato.
Nel tuo libro ti occupi spesso del conflitto che questa devozione ha provocato nelle autorità religiose spesso imbarazzate e infastidite da questa devozione popolare. Questo contrasto tra chiesa ufficiale e fedeli omosessuali ha subito oggi dei cambiamenti?
Ci sono due piani: uno della chiesa locale e uno della chiesa ufficiale ossia il Vaticano. A livello locale i monaci virginiani avevano sempre mantenuto un basso profilo, evitando clamori e perseguendo una modalità di inclusione, probabilmente venata da una certa insofferenza… Poi ci fu l’episodio della “cacciata dei femminielli” da parte dell’Abate Nazzaro, anche se come scrivo nel libro l’abate sembrava avercela più con i ‘tammorrari’ che non con le persone transessuali e omosessuali.
In ogni caso quello che ottenne fu un ritorno di attenzione e di un aumento delle presenze a Montevergine in occasione della Candelora (il 2 febbraio). Ad oggi la linea dei monaci è di nuovo quella del basso profilo e della mediazione, anche se traspare che potendo farebbero volentieri a meno della presenza dei rappresentanti delle minoranze sessuali.
Per quanto riguarda il Vaticano nel dopo Concilio abbiamo assistito ad una vera escalation nella produzione di documenti di condanna nei confronti della pratica dell’omosessualità, in particolare con l’ascesa del Cardinal Ratzinger al ruolo chiave di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e poi a Pontefice (non vorrei però che ne uscisse sminuita la responsabilità di Giovanni Paolo II). Quello che mi ha sempre colpito è che chi ha redatto i documenti ufficiali sembra non avere idea di chi stia parlando, non fa distinzioni, sembra non registrare che ci siano delle differenze di comportamento tra chi vive la propria sessualità in modo totalizzante, del tutto separata dalla sfera affettiva e chi instaura rapporti di coppia sostenuti da un progetto familiare di condivisione.
D’altra parte è evidente che in tutto questo per il Vaticano quello che è più imbarazzante sono proprio le persone omosessuali credenti, per le quali non sa dare altre risposte se non la condanna, e guarda caso per la dottrina cattolica una coppia di persone omosessuali che viva un duraturo rapporto di convivenza non è perdonabile, come invece lo è magari chi si dedica a rapporti occasionali. Proprio per questo ritengo fondamentale il ruolo dei gruppi di persone omosessuali credenti, che è quello di essere lievito all’interno della chiesa, quella chiesa che continuano ad amare nonostante tutto.
La tua ricerca si conclude infatti con un capitolo sui credenti omosessuali di Nuova Proposta di Roma che, come i devoti omosessuali del passato, non vogliono rinunciare a coniugare la loro fede con la loro omosessualità nella loro chiesa. Qual è il filo rosso che secondo te unisce la loro esperienza di fede alla religiosità del passato incarnata dai femminielli devoti alla Madonna Schiavona?
Apparentemente le modalità espressive della devozione non solo dei femminielli del passato, ma anche quella attuale espressa a Montevergine dalle persone omosessuali e transessuali, è quanto di più lontano si possa immaginare dalla religiosità del gruppo “Nuova Proposta”, molto attenta, meditativa, oserei dire cerebrale. Ma proprio nel corso di uno dei loro incontri di preghiera ho afferrato qual era il filo rosso che univa le due diverse religiosità ed è proprio il loro presentarsi davanti al Signore con la propria identità di persone omosessuali, anzi direi, e qui ci sta proprio bene, di creature omosessuali.
I femminielli hanno da sempre questa consapevolezza, perché da sempre appartiene loro un rapporto privilegiato con il divino, le persone omosessuali di Nuova Proposta seguono un percorso più razionale per giungere alla stessa affermazione ovvero che Dio non fa errori, ma solo capolavori.
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Ceccarelli Monica, Mamma Schiavona. La Madonna di Montevergine e la Candelora. Religiosità e devozione popolare di persone omosessuali e transessuali, Gramma edizioni, 2010, 130 pagine; 10 illustrazioni a colori