La mia chiesa, le Veglie e il cammino da fare per accogliere la diversità
Intervista a Vinicio del gruppo di cristiani omosessuali La Sorgente di Roma, 13 maggio 2013
Mi chiamo Vinicio e frequento il gruppo di omosessuali credenti di Roma “La Sorgente”. Io sono nato in una normale famiglia media italiana, da genitori cattolici e poco praticanti (in chiesa per le feste solenni, le circostanze ufficiali e poi un rapporto diretto con Dio, insomma poco di chiesa).
Io, a differenza loro ho sempre impegnato tutto il mio tempo libero in parrocchia, prima da utente poi da animatore in fine da responsabile.
A 20 anni ho preso coscienza che la mia sessualità non era uguale a quella della maggioranza delle persone attorno a me, mi sono sentito (attenzione dico mi sono sentito perché è esattamente questo, era il mio sentire che era improvvisamente cambiato) estromesso da tutto.
Stranamente tutto quello che accadeva attorno a me non era esattamente più lo stesso. Il mio impegno in parrocchia, vissuto sempre con grande passione, ho iniziato a guardarlo con occhi diversi, mi appariva sempre più come il diversivo che mi ero trovato per non guardare dentro me stesso, per non accettare me stesso. La fede è andata in crisi!
Grazie ad un ad amico, che ne aveva fatto parte anni prima, sono arrivato al gruppo La Sorgente, ho incontrato altre persone che come me cercavano di tenere assieme due “mondi” appartenente inconciliabili.
Ho avuto la grazia di poter frequentare questo gruppo di persone, di stringere amicizie sincere che da oltre un decennio che vivo nel gruppo. Mi ha fatto benissimo poter confrontare le mie paure con gli altri per capire che non ero (e non sono) solo. La mia fede è uscita dalla crisi. Molto mi hanno aiutato gli scritti (nonché i convegni) di Domenico Pezzini.
Oggi vivo la realtà di gruppo con lo spirito “riconciliato” non mi sento estromesso da niente. So di essere parte del progetto di Dio, di essere parte della Chiesa di Cristo, di essere chiamato alla felicità come ogni creatura del Signore.
Nonostante sia passato oltre un decennio, e per me molti problemi di accettazione siano solo un lontano ricordo, continuo a partecipare al gruppo per offrire la mia testimonianza alle tante persone che nella città di Roma hanno ancora bisogno di sentirsi accolti e amati da Dio in quanto omosessuali. Oggi le mie energie sono tutte convogliate in questo.
Ci racconti come hai scoperto le veglie per le vittime dell’omofobia.Cosa hanno suscitato in te quando vi hai partecipato
Le veglie per le vittime dell’omofobia sono state una felice scoperta. Mi sono ritrovato (questo è davvero stato dono dello spirito) coinvolto dagli amici di Firenze in questa idea. Come spesso accade, un’amico mi ha chiamato, mi ha raccontato cosa stavano organizzando, ha lanciato (a me e ad altri) l’idea di organizzare qualcosa anche a Roma. Con qualche iniziale dubbio abbiamo organizzato un incontro per confrontarci tra tutti i gruppi che operano a Roma (Gruppo Nuova Proposta e REFO). E’ nata una bella esperienza di ecumenismo.
Le differenze che sembravano insormontabili alla prima riunione, sono diventate meno aspre negli incontri successivi. Organizzare la prima veglia fu una piacevole occasione di conoscenza di realtà logisticamente vicine ma culturalmente lontane. Le nostre mille attenzioni a non urtare le sensibilità di questo o di quello altro non erano che la prima forma di contrasto alla discriminazione. Ricordo che passammo due incontri (dei 5/6 che furono necessari per preparare la cosa) a limare i testi per renderli “ecumenici”.
Secondo te quale messaggio importante le veglie di preghiera per le vittime dell’omofobia lanciano a tutti i credenti delle nostre chiese…
A mio avviso le veglie sono l’occasione preziosa per fare il punto, ogni anno, sul cammino fatto in materia di accoglienza. Le veglie non servono per ricordare i morti vittime dell’omofobia (ovviamente questo avviene e sono convinto che sia doveroso ricordare chi è morto “martire” dell’omofobia) ma, a mio avviso, servono a noi, alla società e alle chiese per ricordare quanta strada ancora dobbiamo fare per imparare ad accogliere e rispettare chi è diverso da noi.
Noi in quanto uomini e donne, la società in quanto insieme di persone, la chiesa in quanto istituzione debbono avere una occasione di riflessione su un tema che è drammaticamente presente ancora oggi.
Secondo te le veglie hanno favorito un cambiamento nelle persone che hanno condiviso con te questo momento…
Io vivo nella città Roma, la città, forse, più difficile dove poter parlare di omosessualità. Io vivo nella chiesa cattolica di Roma dove il tema dell’omosessualità, vissuta serenamente quale dono di Dio, sembra essere qualcosa di lontano e di inconcepibile. Bhe io ho visto che qualcosa in questi anni, anche qui a Roma, è cambiato.
In primis siamo cambiati noi, io per primo, abbiamo maggiore fiducia in noi stessi e sappiamo rispondere con maggiore sicurezza a tutto quanto ci sta attorno. Poi è cambiato il modo che la città ha di percepire la diversità, nonostante sembri un paradosso Roma sta imparando ad essere città tollerante.
Infine non pochi sono i segnali che arrivano dalla Chiesa (quella non gerarchica) che apre le porte delle proprie case, delle proprie chiese e apre il cuore di molti religiosi e religiose che cercano di comprendere, che hanno voglia di interrogarsi, che hanno scoperto quanto è fecondo l’accoglienza dell’altro. Tutto questo è avvenuto, a mio parere, certamente anche grazie alle veglie. Tanta strada è ancora da compiere, ma sono fiducioso!
Con quale speranza parteciperai alla veglie di quest’anno.
Mi auguro che alla veglia di quest’anno partecipi qualche amico in più rispetto all’anno passato. Mi auguro che ci siano molte persone di ogni età, razza, genere e identità sessuale. Mi piacerebbe che potesse prendere il microfono un genitore, un politico, un prete, una ragazza, una persona anziana.
Mi piacerebbe che le parole di tutti e 5 potessero essere parole di accoglienza. Mi piacerebbe che ognuno potesse accogliere l’altro facendo vibrare dentro di se la testimonianza ricevuta. Mi piacerebbe poter ascoltare parole che diventano carne.
Mi piacerebbe poter vivere una veglia così. Colgo questa occasione per invitare chi sarà a Roma a verificare dove verrà ospitata la veglia per parteciparvi direttamente.