La mia croce simbolo della sofferenza dei gay e dei trans in Brasile
Articolo di German Aranda pubblicato sul sito del giornale El Mundo (Brasile) il 17 giugno 2015, libera traduzione di Marco Galvagno
Viviany Beleboni, è una transessuale che ha indignato gli evangelici brasiliani. La giovane trans ha contestato i messaggi di odio dei politici e dei leader religiosi. Il Brasile ha registrato 312 vittime gay e trans secondo uno studio. Viviany non si pente di ciò che ha fatto nonostante abbia ricevuto numerose minacce.Sotto un cartello che recava la scritta “basta omofobia”, Viviany ha simulato una crocifissione. Aveva il torso nudo dipinto con sangue finto, una corona di spine e ai piedi la bandiera arcobaleno.
La travestita Viviany Belebani ha suscitato un dibattito incandescente sui diritti gay durante il Gay pride di San Paolo, sebbene affermi di aver voluto trasmettere al mondo un’immagine di amore, molte decine di evangelici si sono indignati e dopo una sessione del congresso brasiliano hanno pregato un Padre nostro alla Camera, ed hanno chiesto la fine di “questi crimini di profanazione”, parole del deputato Joao Campos del PSDB.
La chiesa cattolica si è unita alle critiche con un comunicato ufficiale della conferenza episcopale brasiliana. La protagonista dell’immagine, catturata dal fotografo dell’agenzia Reuteurs Castellano, ha raccontato al Mundo che questa crocifissione simulata “ simboleggia la sofferenza e l’umiliazione quotidiana dei gay e dei trans nel paese” e vuol condannare i messaggi di odio dei politici e dei leader religiosi come il pastore Marcos Feliciano, uno dei portavoce più attivi delle lobby protestanti nel congresso brasiliano.
Leader mondiale in crimini omofobi
Il Brasile ha registrato 312 vittime gay o trans nel 2013 secondo uno studio della ONG Grupo gay di Bahia che lo ha elaborato basandosi sui dati ufficiali. Gli insulti e le aggressioni verbali sono visibili in qualsiasi angolo della società e non c’è bisogno di cercare molto per conoscere casi di maltrattamenti fisici.
“Ho iniziato a rendermi conto di essere diverso per le aggressioni che ricevevo” racconta Viviany. “Da quando ho iniziato a giocare con le bambole e con le bambine i bambini hanno iniziato a prendermi in giro, a perseguitarmi e a picchiarmi. Una volta si sono riuniti in sei e gareggiavano tra loro a chi mi picchiava più forte”, ricorda con amarezza una bastonata che gli dettero quando aveva 13 anni all’uscita da scuola. “Ho ancora le cicatrici alle ginocchia. Da allora, quando suonava la campanella alla fine della scuola, mi nascondevo. Quelli che non erano d’accordo con questa persecuzione, si giravano dall’altra parte e non facevano niente per proteggermi”. “Sono cresciuta in una famiglia della classe medio-bassa all’interno dello stato di Rio Grande del Sud”.
Viviany finì per fuggire a San Paolo nella grande città, dove ci sono persone più aperte e maggiori opportunità di lavoro. Senza formazione, né mezzi di sostentamento, quando era ancora un ragazzo gay, iniziò a prostituirsi e a frequentare il mondo della notte che la spinse a diventare una trans.
“La maggioranza dei trans si sente donna e dopo si opera, nel mio caso è stato il contrario, prima ci fu il cambio fisico e poi quello mentale. Molti trans mi spingevano ad operarmi, perché come ragazzo avrei avuto molti meno clienti. All’inizio non mi accettavo, non ero ciò che volevo, però oggi mi considero una transessuale”, racconta Viviany che è riuscita a lasciare la strada e oggi si guadagna da vivere ballando in una discoteca.
Ambiente esasperato
Al gay pride siamo arrivati con un clima esasperato di tensione tra leader religiosi e portavoce dei diritti GLBT, dopo che il pastore evangelico Silay Molofaia si è indignato sui mass media e ha chiesto il boicottaggio della marca di cosmetici Boticario per aver mostrato in un annuncio pubblicitario una coppia omosessuale “ “Che vendano i loro profumi ai gay” diceva mentre la comunità LGBT aveva manifestato il suo appoggio alla ditta. “Ogni giorno sentiamo casi di travestiti o gay che vengono lapidati o pugnalati, così mi sono detta che quest’anno al gay pride volevo fare una manifestazione diversa, qualcosa che richiamasse davvero l’attenzione” riflette Viviany. La crocifissione simulata non si riferisce a Cristo, “ma a tutte le persone in croce, come noi gay e trans che veniamo umiliati ogni giorno. Non ho mai mancato di rispetto alla religione cristiana”, si difende la giovane che pratica la religione spiritista, che nel 2010 contava ben 3,8 milioni di adepti.
Pochi giorni dopo nel congresso brasiliano vari deputati evangelici hanno mostrarato un cartello che mescolava immagini del gay pride insieme a simboli pagani o simboli religiosi cristiani in versione dissacratoria, 330 deputati hanno firmato una lettera di rifiuto contro questo tipo di espressioni poco dopo aver pregato il Padre nostro in aula. “È un tentativo di demoralizzare il credo di milioni di brasiliani con provocazioni non necessarie” recitava la lettera che ricordava che “la società brasiliana è religiosa e in maggioranza cristiana”.
Alcuni hanno chiesto castighi e multe per ciò che credono si tratti di un crimine di odio contro i simboli religiosi. I vescovi cattolici, da parte loro, hanno qualificato come “evidenti manifestazioni di mancanza di rispetto” alcune manifestazioni condotte alla fine del gay pride, anche se non hanno fatto un chiaro riferimento alla cosa.
La trans Viviany intanto ci assicura di non essersi pentita delle proprie azioni, nonostante abbia ricevuto su facebook minacce di morte al punto da aver deciso di disattivare il proprio profilo. “Credo che sia servito a svegliare un po’ la società sulla violenza con la quale ci trattano, ho anche ricevuto messaggi del tipo ‘rappresenti il dolore della mia amica che è morta’, “molte vicende che mi hanno emozionato”.
Appoggia come gran parte della comunità LGBT la creazione di una legge che veda l’omofobia come aggravante nei processi di aggressione contro gay e trans. Il problema è un altro per i leader evangelici come il deputato Rogerio Rosso che chiede che si faccia una legge contro la cristofobia, che si manifesta in atti come quello di Viviany. La frontiera ancora una volta tra la libertà di espressione e la discriminazione religiosa è sottile.
Ciò che appare sempre più evidente è la gravità delle violenze contro i gruppi gay, ci son stati ben 148 omicidi nell’ultimo anno, secondo la pagina facebook “Chi ha ucciso oggi l’omofobia”. L’ultimo caso narrato dalla pagine web G1 del gruppo Globo è stata la morte di un ragazzino di 14 anni, lapidato nello stato dello Spirito Santo, il giovane era già stato vittima di bullismo, secondo quello che ha raccontato la madre alla stampa locale.
Testo originale: La cruz simboliza el sufrimiento de los gays y transexuales en Brasil