La mia esperienza bolognese con gli esercizi spirituali dalle frontiere per persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali
Testimonianza di Matteo sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali (Bologna, 28 ottobre/2 novembre 2022)
Sono contento di poter condividere con la mia Comunità di Vita Cristiana (CVX LMS) una esperienza di Chiesa aperta, accogliente e viva.
Per prima cosa vorrei ringraziare, come ho fatto già altre volte, i gesuiti, la CVX LMS e l’opera esercizi spirituali per la formazione che mi hanno dato e per aver costruito un luogo in cui ho potuto vivere con ordinarietà la presa di coscienza e consapevolezza della mia omosessualità e la mia vita da cristiano (animatore di gruppi, punto di riferimento della comunità) che ha deciso di mettere su famiglia con Mirko e condividere insieme alla comunità la nostra unione civile. Una ordinarietà che è per me una grande fortuna, ma che mi rendo conto essere ancora una eccezione nel mondo degli operatori pastorali e della chiesa.
Una ordinarietà che è il nostro vissuto fino ad ora e che crediamo debba essere il punto di arrivo per una comunità cristiana ma che ancora è lontana da raggiungere. E a Bologna abbiamo percepito il valore e la preziosità di questa ordinarietà.
A Bologna da venerdì 28 Ottobre a martedì 2 Novembre 2022 abbiamo partecipato con Mirko agli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+[1], i loro genitori e gli operatori pastorali che li accompagnano che sono stati tenuti dal gesuita padre Pino Piva sj e altri operatori pastorali nel Centro di spiritualità ignaziana di “Villa San Giuseppe”.
In particolare grande propulsore dell’iniziativa è stata l’associazione cristiana “La Tenda di Gionata”[2], un progetto di volontariato culturale volto a far “conoscere il cammino che i cristiani LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) fanno ogni giorno nelle loro comunità e nelle varie Chiese”, in modo che queste esperienze possano aiutare la società e le Chiese ad aprirsi alla comprensione e all’accoglienza delle persone omosessuali.
La prima scoperta è stata l’esistenza di numerosi gruppi in Italia i cristiani LGBT+ e i loro genitori: Firenze, Reggio Emilia, Roma, Bergamo, Torino, Genova, Modena, Bologna, Napoli, Padova, Puglia, Sicilia, Calabria. A oggi sono quaranta le realtà ecclesiali presenti in Italia, molti di questi gruppi sono ospitati in strutture della chiesa cattolica e in alcune diocesi sono frutto di iniziative della diocesi stessa.
Alcuni di questi sono esperienze pastorali “dal basso” che hanno una storia decennale (ad esempio il gruppo del Guado a Milano è nato nel 1980 e nello stesso periodo sono nati a Torino, Padova, Bologna) e altri sono nati nel periodo della pandemia quando diversi gruppi “regionali” di credenti omosessuali sono entrati in contatto per pregare insieme e confrontarsi sul loro rapporto con la fede. Negli ultimi anni poi sono nati diversi gruppi di genitori cattolici (riuniti nella rete 3VolteGenitori) in cui il coming out di un figlio omosessuale o transgender ha disvelato una necessità di confronto e maggiore consapevolezza da condividere. A settembre sempre a Bologna era stato organizzato un momento importante di formazione per operatori pastorali (sulla pastorale LGBT+).
Una realtà di gruppi, movimenti e realtà pastorali che non conoscevo ma che mi ha lasciato forte la consapevolezza che la storia di ogni persona è unica e irripetibile, e che tutte queste esperienze mettono al centro il rispetto per ogni persona, per la sua diversità e unicità.
Come unica è la storia di fede di ogni cristiano che si costruisce grazie alle relazioni, agli incontri con le persone e con Dio nel proprio cammino. Ho avuto la fortuna di fare questa esperienza per la prima volta con mio marito Mirko, per cui è stata la prima esperienza così intensa di esercizi spirituali.
Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” si sono articolati in momenti di: lectio biblica; preghiera personale silenziosa (il mattino dedicato al cammino spirituale personale); di condivisione in gruppo e con laboratori di formazione (il pomeriggio). Tutto in un clima di silenzio, raccoglimento e preghiera; ma anche di condivisione, conoscenza e comunione.
Quattro giornate che si sono articolate in un percorso che mi fa piacere condividere:
Giorno 1) Gesù uomo di frontiera. Il Risorto ci precede in Galilea, la Frontiera del mondo religioso Giudaico.
Lo abbiamo fatto con il brano (Mt 8, 5-13) del centurione, pagano, che a Cafarnao chiede la salvezza per il proprio servo, e Gesù si meraviglia per la sua umiltà e fede e lo salva.
La Galilea è terra di frontiera, a contatto con i pagani, lontana dalla purezza della fede. La frontiera è il luogo in cui mi trovo DI FRONTE a un altro diverso, che non è secondo la mia cultura o la mia tradizione. E’ il luogo del dialogo, dello sguardo verso l’altro. Gesù è uomo di frontiera perché si mette in dialogo. Ascolta. Accetta la diversità. La accoglie. Dalla frontiera annuncia la salvezza.
Il pomeriggio ci siamo confrontati con le esperienze pastorali con le persone LGBT+ e i loro genitori dei gruppi: In Cammino della diocesi di Bologna, di Bergamo e di Genova. Con la toccante esperienza di Mara e Agostino.
2) Chiesa e frontiere: discernimento pastorale. La Chiesa è la comunità di Gesù Cristo solo se rimane “in frontiera”. La necessità di un esercizio continuo di “discernimento pastorale” in un mondo che cambia. Intra-vedere la presenza del Signore nella realtà, la sua cura personale per ciascuno di noi e per la sua comunità.
Lo abbiamo fatto con il brano (Gv 21,1-14) sulla manifestazione di Gesù sul lago di Tiberiade per la cosiddetta “pesca miracolosa”, in cui il Signore dalla riva, con le sembianze di uno sconosciuto invita Pietro (la chiesa) e i discepoli a gettare le reti dall’altra parte e, a fare in modo nuovo, ad aprirsi alla novità. Da questo modo nuovo arriva l’abbondanza della pesca e della possibilità di condividerla con il Signore.
Il pomeriggio ci siamo confrontati con le storie delle persone transgender (Alessandra) e dei loro genitori (Maria Assunta).
3) Persone LGBT+ nella chiesa. Come si configura o può configurarsi una “Pastorale con persone LGBT+, loro genitori e amici”
Lo abbiamo fatto con il brano (Mc 8,1-10) della seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci che avviene in terra pagana, perché Gesu è stato mandato per tutti, come lui stesso capisce per la fede della cananea siro fenicia che “si accontenta” delle briciole che cadono dal tavolo dei padroni per essere salvata.
La chiesa è il luogo in cui le diversità vengono integrate , la comunità cristiana vuole assomigliare al regno di Dio verso cui tende Le persone LGBT+ portano una diversità radicale, perché finora viste come una diversità. La chiesa è una famiglia in cui le diversità sono accolte, servite, aiutate. In famiglia si fa condivisione rispettando i bisogni di ciascuno che sono ascoltati e serviti dalla comunità.
4) Persone e Gruppi Cristiani Lgbt+; Genitori Fortunati; Operatori Pastorali. Come camminare insieme?
Preghiera sul corpo e le membra (1Cor 12, 4-26). La tensione tra diversità e unità è necessaria alla vita, una dialettica continua. Ciascuno è dono per il bene comune. Ciascuno ha un carisma che è il modo creativo personale e unico di integrare i tratti della sua persona: creatività dello spirito per il bene comune. I doni dello spirito hanno senso solo insieme agli altri. Il corpo è uno e ha molte membra. La diversità è dono di dio. Le membra che sono le più deboli sono le più necessarie. Le varie membra abbiano cura le una delle altre. Prendersi cura di povertà e bisogno diventa vita, comunità.
Ultima riflessione comune è stata come contribuire concretamente “da queste frontiere” ai “Cantieri” della seconda tappa del Sinodo. Questo secondo anno, dopo l’ascolto di tutte le diocesi del mondo e delle realtà e movimenti ecclesiali, la Chiesa italiana e mondiale affronta 3 cantieri e noi siamo chiamati ad animarli:
- la strada e il villaggio: importanza di raccontare e ascoltare le storie di vita e di fede e importanza che il linguaggio rimanga aperto, accogliente e rispettoso perché faccia da ponte, accesso alle esperienze che sembrano estranee;
- l’ospitalità e la casa: essere tutti corresponsabili della vita della comunità lavorare con tutta la comunità cristiana perché la storia personale di ogni battezzato con le sue ferite le sue vittorie, con i colori affettivi delle sue relazioni , con speranze e timori venga integrata nella storia comune della stessa comunità;
- le diaconie e la formazione spirituale: servizi e ministeri a cui ogni battezzato, e anche persone lgbt+, possano accedere senza pregiudizi e discriminazioni attraverso una formazione per tutti che valorizzi la prospettiva cristiana di Evangelii Gaudium e Amoris Laetitia (accogliere, discernere, integrare).
Dopo queste giornate intense la consapevolezza dell’importanza di essere visibili nelle nostre comunità come cristiani LGBT+ è importante e la chiesa italiana lo sta riconoscendo, a volte con fatica e altre con slancio ed entusiasmo.
Per questo anche a Cagliari e in Sardegna è bene che i credenti cattolici LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali che li seguono abbiano luoghi di condivisione, confronto e preghiera comune, ed è bene che anche a livello nazionale la Comunità di Vita Cristiana (CVX) sia attenta a questa realtà in cammino insieme a chi se ne prende cura.
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[1] Come scrive Padre Martin, autore del volume “costruire un ponte”, usare l’acronimo LGBT è “teologicamente utile e rispettoso” e “riferendosi alle persone LGBT con il nome che in questo momento più utilizzano per se stesse, fa parte del “rispetto” richiesto dal Catechismo (N. 2358 ). Abbiamo con gioia fatto nostre le parole contenute al n. 250 di Amoris laetitia: «Ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto» e non solo, «deve avere gli aiuti necessari per comprendere e realizzare pienamente la volontà di Dio nella propria vita».
[2] Il Progetto Gionata nasce nel 2007 durante la preparazione della Veglia contro l’omofobia e dal 2018 è sostenuto dall’Associazione cristiana “La Tenda di Gionata” fondata da alcuni volontari su sollecitazione di don David Esposito, un sacerdote della diocesi di Fermo prematuramente scomparso, che ha voluto far nascere una realtà di servizio (διακονία) che favorisse in Italia l’accoglienza, la formazione e l’informazione dei cristiani LGBT, dei loro familiari e degli operatori pastorali ed il dialogo su questi temi nelle diverse realtà cristiane.
> Le altre testimonianze sugli Esercizi Spirituali “Dalle Frontiere” per le persone LGBT+, i loro genitori e gli operatori pastorali (Bologna, 28 ottobre/2 novembre 2022)