La mia genesi come pastore transgender
Testo di Austen Hartke tratto da “Transforming: The Bible and the Lives of Transgender Christians” (Trasformazioni. La Bibbia e le vite dei cristiani transgender), editore Westminster John Knox Press, 2018, 225 pagine), capitolo 4, liberamente tradotto da Diana di Torino, revisione di Giovanna di Parma
“E all’inizio Dio creò i cieli e la terra”. (Genesi 1:1 NIV) Da bambino leggevo queste prime parole della Bibbia più volte, non perché le trovassi particolarmente interessanti, ma perché io ero il tipo di persona che ha sempre amato leggere i libri dall’inizio e sembrava che non potessi proseguire prima di perdere interesse.
Mi piaceva la prima storia della mia Bibbia per le illustrazioni. : Su su una pagina c’era un bel sole arancione e sull’altra una luna gialla splendente e stelle scintillanti., Poi poi un oceano con alte onde di fronte a una pagina con montagne e foreste. Anche in una Bibbia per bambini era ovvia la distinzione di Dio nella creazione dell’universo. Ogni parte del mondo era suddivisa in coppie e opposti. Per un bambino che amava l’ordine e l’organizzazione, la storia della Creazione in Genesi 1 era perfetta. C’era posto per tutto, ogni cosa al suo posto.
Ho apprezzato questa struttura della Bibbia fino alla mia adolescenza, quando ho iniziato a capire meglio che non sempre la vita era bianca e nera. Da un punto di vista biologico ho imparato che il mondo non è separato nettamente in terra e mare; ci sono anche le paludi, gli estuari e le barriere coralline.
Personalmente, quando ho iniziato a comprendere meglio la mia identità di genere, mi sono chiesto se davvero tutte le persone era divise in maschi e femmine, come pareva dire Genesi1. Per molto tempo ho pensato di essere l’unica persona preoccupata per questa separazione dei generi. Non sapevo che c’era un’altra persona dall’altra parte del paese che si poneva le stesse domande.
Il pastore M. Barclay era nato e cresciuto a Pensacola, Florida, che veniva descritta come “l’Alabama meridionale”. Barclay crebbe nella Chiesa Metodista Unita, ma non era particolarmente attirato dagli ideali politici e teologici conservatori da cui era circondato. “Le persone queer o transgender non rientravano tra i miei interessi” mi spiegò una sera mentre stavamo discutendo. “Mi sentivo diverso, ma non sapevo nulla delle persone omosessuali. Nessuno ne parlava”.
Quando M. Barclay era al liceo si unì ad alcuni amici che frequentavano un gruppo giovanile in una grande chiesa aconfessionale in città. Lì non trovò panche, ma comode sedie e divani; non inni ma canti di lode. Era come se la fede spuntasse nuova e fresca e lui si avvicinò come un’anitra all’acqua. Verso la fine del liceo cominciò a sentire la vocazione al ministero, ma la chiesa che stava frequentando all’epoca non approvava il ministero delle donne; così M. Barclay trovò davanti a sé un muro di mattoni. “Mi fu detto che le donne non potevano essere ordinate sacerdoti e mi ci vollero due anni per superare questa barriera, anche quando fui ritenuta una donna cisgender etero”.
Sebbene M. non fosse pienamente consapevole della sua identità transgender, la barriera da affrontare sarebbe diventata fin troppo famigliare. “Quella era la lotta costante – mi sentivo chiamato al ministero, ma la gente diceva che le Scritture affermavano che la mia vocazione non era veritiera”.
Così M. tornò alla tradizione metodista, dove le donne predicavano da secoli, da Sarah Mallet nel 1787 a Sojourner Truth nel 1827 fino a Maud Keister Jensen, la prima donna a ricevere la piena consacrazione come ministro nel 1956.
“C’erano più persone nella Chiesa Metodista che mi aiutavano in questa lotta”, spiegò M. “C’erano donne metodiste pastori, e io volevo davvero impegnarmi e questo è uno dei motivi per cui sono ritornata indietro alla mia prima chiesa”.
La fede di M. si approfondì al college quando cominciò ad analizzare la teologia e ad incontrare altre persone al di fuori del piccolo mondo conservatore cristiano. Cominciò a studiare la Bibbia da un punto di vista storico critico cercando di interpretare il mondo della Bibbia e le intenzioni oltre il linguaggio originale e letterale.
Leggendo le opere degli studiosi e del clero attraverso le varie epoche, diventava chiaro che esisteva più di un modo di leggere ed interpretare la Bibbia. Fu una meravigliosa scoperta per M. comprendere che non tutto quanto le era stato insegnato da giovane era indiscutibile. Apriva gli occhi alla possibilità che l’accoglienza o il rifiuto di Dio delle persone LGBTQ non fosse un discorso chiuso, come era sempre stato ritenuto.
Appena uscito dal college M. iniziò il seminario. La sua vocazione al ministero era più forte che mai, ma nel suo intimo stava lottando con le proprie credenze sulle identità queer in una vita di fede.
M. spiegava: “uno dei cambiamenti più importanti per la mia comprensione delle identità di genere avvenne quando ero in seminario. Mi ricordo il momento esatto: stavo osservando il mio miglior amico fare coming out. Era un ragazzo gay e io ero giunto ad accettare pienamente le persone LGBT, ma dal punto di vista teologico, non avevo ancora compreso tutto. Ma vederlo pieno di vita durante il processo di coming out fu per me una rivelazione: il suo coming out non era contrario alla mia comprensione dell’amore di Dio, il Creatore, colui che porta la vita in ognuno di noi”.
Dopo essere stato testimone di questo avvenimento il modo di M. di vedere la fede cambiò. “La mia comprensione delle Scritture fu influenzata da questo coming out: tale comportamento o identità nel nostro mondo crea vita nelle persone o nella comunità?”.
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