La mia omofobia! Quante volte sono stato “vittima” e quante “carnefice”
Testimonianza di Maurizio
Sono un uomo di 60 anni passato dalla scoperta di essere omosessuale, al rifiuto dell’omosessualità e della sessualità in toto negli anni 50 e 60, e poi per tanti anni dopo. Ho cercato di sublimare la mia sessualità per dare un senso alla mia vita: la sessualità s’intreccia intimamente a tanti, forse tutti i piani della mia persona.
Ho avuto la fortuna, e forse il coraggio di vivere questa sublimazione in un’esperienza religiosa intensa, onesta, determinata, ricca di preghiera e di impegno per la promozione umana.
Non mi sono mai sentito “amputato” ho vissuto l’amore dandomi come ero capace agli altri, con la maggiore generosità possibile. Non è che non facessi sesso l’ho fatto, ma solo “spiritualmente”: amando con tutto me stesso un Essere incorporale, il non agire corporalmente era il modo che avevo per donarmi con passione, direi con erotismo al mio Amore senza un corpo per l’amore.
Il solo corpo del mio Amore che avvicinavo era nei poveri e bisognosi che amavo senza intenti sessuali, ma con passione si, si, con intensità, disciplina e rispetto.
Quante notti, solo, urlavo il mio bisogno di essere toccato di essere baciato, carezzato. Quanto dolore che si trasformava in desiderio, in sudore dolce e terribile, ma sempre così appassionato. Sono stato un uomo molto felice, ho sperato di essere l’amante di un Dio, senza illusioni fantastiche, ma con un atto di fede umile e granitico.
Ho sbagliato nel disprezzare l’attrazione omo (sessuale, filica), ho disprezzato una possibilità di bellezza e verità… i nodi vengono al pettine, le rimozioni tornano a bussare alla porta della vita. L’amore mistico ed appassionato per Dio mi ha reso un uomo felice ed integro. Non accettarmi per quello che sono, ha spezzato quell’equilibrio.
Dio mi ha sempre amato per quello che ero… io no e mi sono odiato, mi sono fatto del male, spesso con l’aiuto di altri che odiando la propria affettività omosessuale (anche nella Chiesa) colludevano col mio odio. Ho odiato gli omosessuali insieme a tanti altri “benpensanti” più o meno virtuosi. Quest’odio ha fatto certamente male a fratelli più “unificati” nel loro mondo interiore di me, fratelli che disprezzavo e invidiavo contemporaneamente.
Quest’odio di me, o di una parte di me, mi ha messo in conflitto con chi mi amava tutto intero: Dio. Non si può amare Dio con tutto se stessi se non ci si ama integralmente. Vedere l’omofobia in me, in tanti altri mi ha aperto gli occhi e ho scoperto quante volte sono stato “vittima”, ma anche quante volte sono stato “carnefice”!
I gruppi di gay credenti e le veglie per pregare per le vittime ed i carnefici dell’omofobia sono formidabili esperienze che fanno aprire gli occhi, che sostengono nei momenti di solitudine e turbamento. Sono luoghi di guarigione psichica e di riconciliazione con un Dio molto più grande dei nostri piccoli cuori e delle nostre ancor più piccole menti.