La mia storia di omofobia quotidiana sul lavoro
Immaginate di essere impiegati presso una società di beni di lusso, circondati da colleghi di tutte le nazionalità e di tutte le età tra i 19 e i 54 anni. Provenienti da Parigi, dalla banlieue parigina (NdT la periferia di Parigi), dalla provincia e dai 5 continenti. Un ambiente ricco di culture diverse, che promette scambi interessanti.
Per quanto riguarda me, sono moro, porto gli occhiali, di origine basca, dalla tempra forte ma sempre pronto a dare una mano.
Ho 35 anni, innamorato di Parigi, dei pic-nic, delle serate tra amici, bevo come unico alcolico lo champagne. Mi piace la musica da sballo alla Sigur Ros, una piccola dose di Mylène Farmer e di Bjork, a volte classica a volte lounge. Mi piace ballare per il solo piacere di ballare, di andare in giro per discoteche me ne frego. Bravo cuoco. Accoppiato.
Un uomo che ama un altro uomo e che gli è fedele da qualche anno. Amante dei romanzi americani di diverse generazioni e di aforismi. Romantico. Faccio attenzione a restituire il sorriso ai miei amici quando mi guardano… Di tutto ciò i miei colleghi più giovani pensano solo una cosa: “lavoriamo accanto ad un frocio”.
Non sono il solo a lavoro ad essere omosessuale; sfortunatamente l’altro è completamente diverso da me e accumula gli stereotipi di cui i suoi colleghi sono avidi: sculetta come un ballerino, è un artista tormentato, gli piace parlare delle sue sensazioni anali e dei suoi molteplici incontri, recita a gran voce delle scenette alla drag queen un paio di volte al giorno, adoooora Céline Dion, non esita a spiegare nel dettaglio i suoi accurati lavaggi delle parti intime.
Il tutto con l’orgoglio di essere un tipo che non ha paura di parlarne… è sottinteso che gli altri omosessuali che non ne parlano agiscono proprio come lui, ma si vergognano.
Per quanto mi riguarda, non ho nessun punto in comune con lui e penso che ognuno sia libero di fare quelle che sente con il proprio corpo, nei limiti del rispetto per gli altri.
Mi vedono come il secondo omosessuale del gruppo, vale a dire come una copia del primo e come uno che si fa sodomizzare ogni sera da altri tipi.
Eh sì, la grande paura dell’etero è l’immagine di uno che si presume «faccia la donna» e si faccia scopare da un altro che, si presume, «resti virile».
Immagine riduttiva e senza sentimento (dopotutto sanno che sono accoppiato) per la quale “questi paria, per fortuna di numero infimo, fanno le cose contro natura”.
Così a mezzogiorno o durante la pausa ho diritto a sentirmi dire: «mahhh, come fai ad essere omosessuale, mi fanno vomitare i vostri giochetti»; «voi omosessuali saltate addosso a tutti i tipi che incrociate, io non ti lascerei avvicinare al mio uomo se ne avessi uno»; «questa sera dici che vai a prenderti una birra… dove te la prendi? nel ahahah»; «ad ogni modo essere omosessuali non è una cosa normale, è un’uscita non un’entrata, “un’altra ancora”, poi ci hanno detto che scopate qualsiasi cosa nel didietro senza problemi»; «dì un po’, quando ti lavi provi piacere anche tu», sottinteso come il mio collega omosessuale.
Mentre invece uno ricordava due tipi, stile banlieue, che ha visto una sola volta nella sua vita fare sesso: «trovo che sia schifosa l’idea, disse un magrebino, per fortuna non ce ne sono dalle nostre parti, vero! non può essere», rassicurato del fatto che i tipi di fronte a lui fossero bianchi.
Un mezzo diverbio l’ho avuto a mensa per un fodero di di plastica trasparente, lungo un metro, che simboleggia una cappotta gigante… una ragazza mi disse «gerimax (NdT marca di un integratore a base di gingseng), c’è una sorpresa per te a mensa, è una cosa che dovrebbe piacerti». Senza fare riferimento al disegno di un pene che mi avevano attaccato sulla schiena, mentre ero di fronte a dei clienti.
Senza contare di avere sempre come riferimento l’altro omosessuale (lui non è consapevole dell’impatto e apprezza semplicemente il fatto di avere un pubblico, non è colpa sua), che è fiero di svelare i segreti degli omosessuali al mondo degli etero.
Diventando l’uomo della parola di Dio. Dando per scontato che tutti gli omosessuali dell’universo siano esattamente come lui in fatto di comportamento per quegli etero avidi di sensazioni alla Voici (Rivista francese tipo Gente), ma in versione supersexy. Questo ambiente mi avvizzisce, mi sacrifico nell’attesa di una trasferimento lontano da questi giovincelli a cui piace provocare.
Semmai facessi un’osservazione verso una delle magrebine a proposito delle loro origini, mi addosserei subito una denuncia perchè lei non ha scelto le sue origini ed i preconcetti che esistono su quelli che hanno le sue stesse origini.
Le immagini che le sono state veicolate in maniera falsa e deformata, lei le ha subite ma non ne ha tratto nessun insegnamento di tolleranza. Ma anche io non ho scelto un giorno di essere un uomo che si sarebbe innamorato di un altro uomo. Ho proprio detto INNAMORATO.