La mia vita Rossovermiglio. Veri amori, falsi amanti
Non sapevo cosa fare e cosa cercare. Vivevo in uno stato di ansia che si faceva via via intollerabile. In questo clima ovviamente faticavo a concentrarmi nello studio, e impiegavo mesi a preparare un esame.
Cosi`, sull’esempio di una compagna di scuola, ho iniziato a trascorrere la mia giornata nella biblioteca della facoltà, forse per studiare in modo piu` concentrato, sicuramente per potermi trovare in mezzo ad altre persone. Senza saperlo mi sono introdotta nel principale luogo di riferimento di un nutrito gruppo di studentesse lesbiche.
Non ho trovato alcuna accoglienza da parte loro, e non ne e` nata alcuna amicizia. Le sentivo estranee anche se nello stesso tempo ne ero affascinata proprio per via del loro libertinaggio.
Mi sono invece legata con una ragazza eterosessuale che le bazzicava. Con lei ho avuto la mia prima storia vera, e per la prima volta mi sono sentita immessa nel flusso della vita: avevo finalmente la mia ragazza accanto e mi bastava, non cercavo altro. La mia storia vera e` durata tre anni.
Durante questi anni i rapporti con la mia famiglia sono stati molto tesi. I miei avvertivano il mio progressivo cambiamento, io non sentivo bisogno di intimità con loro, soprattutto con mio padre. Spesso confliggevamo, e mia madre soprattutto non riusciva ad accettare la mia irrequietezza e l’ipotesi di un’esistenza disordinata da parte mia. Temeva enormemente per il mio futuro e per l’emarginazione da parte della società.
La presenza di una ragazza al mio fianco era una realtà inaccettabile per lei, che riusciva forse ad ammettere la condizione omosessuale, ma non l’azione che ne derivava. Io non avevo mezzi per andare a stare da sola, e non volevo lasciare l’Universita`, ma neppure sapevo come procacciarmi un lavoro che mi desse un reddito minimo senza sacrificare gli studi. Peraltro non mi ponevo grandissimi interrogativi sul futuro, ma con le unghie e con i denti carcavo di arrabattarmi per vedere la mia ragazza, stare assieme e possibilmente avere un luogo riservato per noi. Non pensavo a Dio in quei giorni, non era nei miei orizzonti.
Conclusasi poi la storia, gli miei esami erano nel frattempo aumentati di numero, io ero piu` sicura di me, le tizie della biblioteca di filosofia si erano laureate o comunque diradate, le varie coppie separate in modi variamente squallidi. Io era ancora li`, divenuta ormai una delle anziane.
Frequentavo una serie di persone di varia inclinazione, leggevo di tutto e stavo via via modificando la mia impostazione morale. Intendendo con cio` non tanto il fatto incontrovertibile della mia omosessualita`, ma la considerazione e la gestione dei miei rapporti umani.
Venivano meno la rigidita` del mio carattere, ma nello stesso tempo mi aprivo a ogni possibilità comportamentale. Senza saperlo mi stavo affacciando su un baratro da cui forse sarebbe stato difficile risalire. Non pensavo piu` tanto ad un amore stabile e forte, ma a procacciarmi qualcuno con cui praticare un’attivita` sessuale soddisfacente.
Il vuoto interiore che mi attanagliava pero` non scompariva, ero solo piu scafata e molto meno timida. In questo periodo sono successe due cose, che insieme hanno cambiato la rotta alla mia vita.
Avevo conosciuto una ragazza lesbica mia compagna di studi, intelligente e vivace, con la quale avevo instaurato un dialogo brillante fatto di grande umorismo. Con lei passavo ore piacevoli. Questo rapporto ha avuto una svolta nel momento in cui ci siamo accordate, cosi senza alcun imbarazzo, di andare a letto assieme alla prima occasione buona.
Questa e` giunta presto dato che lei abitava da sola e godeva di ampia liberta`. Unico neo, il precedente legame di lei con un altra ragazza, rapporto che continuava nonostante la mia presenza. Facevo praticamente la funzione dell’amante, e non avevo messo in conto che questo avrebbe generato un conflitto in me e fuori di me. Non ero capace, e non lo sarei mai stata, di limitare il mio sguardo esistenziale al solo corpo, alla soddisfazione di esigenze fisiche. Non ero in grado di non legarmi a questa persona.
Prima di cio` e sul finale della precedente relazione, e` pero accaduta una cosa completamente diversa e nuova per me, che ha introdotto una significativa variazione di tono alla mia esistenza. I miei genitori avevano iniziato a frequentare il movimento carismatico cattolico, e con alcune persone la mamma si era lasciata andare a confidarsi, anche relativamente alla mia situazione.
E` stato giocoforza che nella mia famiglia anche questo nuovo evento sia diventato presto pubblico. Io e mio fratello abbiamo “spiato” una conversazione telefonica in cui si stava parlando di noi, e in un modo decisamente al di fuori del convenzionale.
E` stata l’apertura di una finestra insospettata. Il vento che ne e` entrato ha portato in me uno scompiglio completo. Ho iniziato ad interessarmi a questa nuova dimensione del vivere che non avevo mai conosciuto. Avevo continuato si` ad andare in montagna qualche volta, o negli avanzi di vacanza che ancora trascorrevo con i miei. Ma non avevo piu` incontrato Lui. Fumavo anche parecchio in quel periodo, faticavo a fare grandi escursioni ed ero ormai immersa in altri mondi.
Si vede che era passato troppo tempo dal nostro incontro sull’altipiano di Sennes. Lui e` venuto a reclamare la mia presenza. Sin dai primi incontri di preghiera mi e` stato chiaro che questa Persona esisteva, che era vivo almeno come me, se non di piu`.
Ma si poneva immediatamente il grande problema del conflitto tra la sua legge positivamente emanata e rappresentata dalla tradizione cattolica, e la mia condotta di vita extra-vagante rispetto all’ordine che si supponeva dato alla creazione. Questo messaggio, mutuato dalle persone che erano venute in contatto con me, era forte e chiaro. Non c’era condanna, ma necessita’ di rettificazione, per la mia salvezza e felicita`, presente e futura.
Il conflitto in me e` stato violento, ed ha avuto termine anche grazie all’impossibilita di legittimare la mia storia affettiva, che ormai durava da tempo. Ricordo benissimo lo strazio che ho provato e la nostalgia che sentivo giorno dopo giorno, ora dopo ora. Con questa persona ero riuscita per la prima volta ad instaurare un dialogo che, sebbene difficile e crudo, era vero e aperto.
Di lei avevo potuto apprezzare il cuore e la serieta` con cui continuava a rapportarsi con la ‘legittima’ ragazza. Non avrei mai vinto questa guerra, e comunque non era ne` giusto, ne` buono, ne` sano dividere due persone che invece erano incontrovertibilmente legate. Era desiderare la donna di altri.
Era il significato della parola diavolo, colui che divide. Fortemente spinta dalle mie istanze spirituali e dal dolore che provavo, ho lasciato il campo di battaglia. L’ho rivista una sola volta ancora, ma spesso prego per lei.
Faticosamente ho iniziato un genere di vita completamente diverso. Ho perso di vista tutte le vecchie amiche, ed alcune si sono allontanate da sole quando hanno capito quale direzione stavo prendendo. Sono rimasta completamente sola.