La mia vocazione al sacerdozio e la mia omosessualità. Un prete si racconta
Articolo di Bob Shine pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 31 agosto 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Quest’anno al Pride delle Filippine ha marciato anche un prete cattolico che ha condiviso la sua storia di gay, consacrato e credente. Il sito Rappler scrive che padre RJ (pseudonimo) ha marciato al Gay Pride di quest’anno. Assieme alla famiglia e agli amici, il sacerdote racconta: “Sono gay… L’omosessualità non è più un problema tra il clero cattolico… Perché dovrei vergognarmene? Le mie preferenze sessuali non hanno mai intralciato la mia missione di prete cattolico. Da quando ho capito la mia vera identità e ho abbracciato totalmente la mia sessualità, ho anche capito come servire veramente Dio con tutto quello che ho, senza far finta di essere chi non sono”.
Ordinato quattro anni fa, padre RJ sapeva di essere gay fin da adolescente, ma allora ne aveva una consapevolezza confusa e se ne vergognava. La sua famiglia era piuttosto conservatrice e le Filippine sono una nazione molto cattolica. Per molti anni passò sotto silenzio la sua omosessualità impegnandosi negli studi. Ma all’università si innamorò: “Mi innamorai di un uomo che mi insegnò ad accettare la mia vera identità”. Iniziò un anno di “prime volte”: il suo primo mazzo di rose, la prima passeggiata mano nella mano, la prima volta in cui parlò di “adorabili sciocchezze”, il suo primo bacio, la sua prima esperienza sessuale. “I giorni passati con lui sono stati tra i più felici della mia vita. Mi sentivo apprezzato: finalmente appartenevo a qualcuno. Ero più libero. Non dovevo più nascondere le mie paure. Ogni volta che ero con lui mi sentivo me stesso”.
La relazione finì ma padre RJ dice, attraverso quell’esperienza, di aver imparato ad “accettare me stesso e la mia sessualità”. Poco dopo capì di essere chiamato alla vita consacrata: “Il sacerdote ricorda di aver pregato perché la sofferenza e l’odio abbanonassero il suo cuore. Le cicatrici della sua prima agonia erano ancora lì… Guardando il cero pasquale che tremolava nella fresca brezza pomeridiana il sacerdote iniziò a capire che il suo primo amore non era l’uomo che gli aveva spezzato il cuore. Era Cristo”.
RJ iniziò la formazione religiosa un anno dopo e da allora è sacerdote. Dice di “non essersi mai sentito diverso o discriminato”: “Non so se sanno che sono gay, ma penso che se anche lo sapessero, non mi giudicherebbero… l’omosessualità è comune tra i preti. Ci scherziamo sopra. Quando ne parliamo seriamente, ci sono molti preti che dicono di essere omosessuali… [mentre altri] se ne stanno ancora nascosti per paura, o perché si sentono confusi e colpevoli”.
La storia di padre RJ ha dato l’avvio a un dibattito sui preti gay e, in misura più ampia, sui diritti delle persone LGBT nelle Filippine. Il professor Jayeel Serrano Cornelio dell’Ateneo di Manila, un’università cattolica dove dirige il Programma di Studi sullo Sviluppo, afferma che “un prete gay non è cosa inusuale” e aggiunge: “Credo che la questione più importante sia se anche altri cattolici trovino problematico questo discorso. Ci sono così tanti giovani che non lo considerano affatto tale. E forse sono ‘più liberi’ perché non sono sacerdoti… [la Chiesa dovrebbe dare] un messaggio di compassione e inclusione più forte”.
Comunque, gli ostacoli per i preti gay permangono, anche perché la Chiesa manda messaggi contrastanti su omosessualità e vita consacrata. Il nuovo articolo del Rappler cita padre Eduardo Apungan dell’Associazione dei Superiori Religiosi delle Filippine, il quale dice che un uomo apertamente gay non dovrebbe poter diventare prete, ma se un prete facesse coming out dopo l’ordinazione non dovrebbe essere condannato. Opinione condivisa dall’arcivescovo ausiliario di Manila, il cardinale Luis Antonio Tagle.
Lo stesso papa Francesco ha parlato dei preti gay, oggetto del famoso: “Chi sono io per giudicare?”, commento che ha poi esteso a tutte le persone LGBT. Le recenti controversie sull’omosessualità al seminario nazionale d’Irlanda e le dimissioni dell’arcivescovo John Neinstedt mostrano come la questione dei preti gay sia lontano dall’essere ricomposta, a detrimento degli stessi e del popolo di Dio che dovrebbero servire fedelmente.
Padre RJ sta contribuendo come può all’inclusione delle persone LGBT nella Chiesa. L’anno scorso ha scritto sul battesimo del bambino di una coppia omosessuale e ha controbattuto alla posizione contraria al matrimonio omosessuale dei vescovi filippini, dicendo che era “sbagliata e dolorosa, non in linea con il Vangelo”. Dare testimonianza condividendo la storia del suo coming out e della sua vita religiosa è un altro passo in tale direzione.
Testo originale: Priest Marches in Pride, Shares His Story of Being Gay and Faithful