In Cecenia nuova persecuzione contro le persone LGBT per “purificare” il popolo ceceno
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Articolo di Andrew Roth pubblicato sul sito del quotidiano The Guardian (Gran Bretagna) il 14 gennaio 2019, liberamente tradotto da Giacomo Tessaro
Due persone rimaste uccise e quasi quaranta detenute è il risultato della nuova ondata di persecuzioni contro le persone LGBT nella repubblica russa di Cecenia. Le morti sarebbero dovute alle torture della polizia, come riferiscono gli attivisti locali.
Una nuova retata, dunque, dopo quella del 2017, quando centinaia di gay vennero sequestrati dalla polizia, picchiati e sottoposti a scariche elettriche in prigioni segrete, provocando così proteste e sanzioni da tutto il mondo. Se confermata, questa nuova retata mostra come le pressioni sulla Russia e sul leader ceceno Ramzan Kadyrov non hanno dissuaso quest’ultimo dall’organizzare i nuovi pogrom contro le persone LGBT nella conservatrice Cecenia.
Il Network LGBT di Russia, una ONG di San Pietroburgo che lotta per i diritti delle minoranze sessuali in Russia ed è molto influente tra la comunità LGBT nel Paese, nel 2017 ha cercato di evacuare le persone LGBT dalla Cecenia. Secondo la ONG la nuova ondata di persecuzioni è iniziata alla fine di dicembre, dopo l’arresto dell’amministratore di un gruppo LGBT sul social network VKontakte.
La polizia ha utilizzato i contatti del suo telefono per arrestare altre persone. Secondo Igor Kochetkov, direttore del Network LGBT di Russia, sono stati arrestati sia uomini che donne. La polizia li ha portati in un carcere nella città di Argun, ha sequestrato i loro documenti perché non possano lasciare la Russia e ha minacciato i parenti perché non parlino pubblicamente di quanto è successo.
“La persecuzione di donne e uomini sospettati di essere omosessuali non è mai cessata, è solo aumentata di grado” dice Kochtetkov. Queste testimonianze sono state parzialmente confermate dal quotidiano russo Novaya Gazeta, le cui fonti hanno confermato la retata e riportato un messaggio postato su VKontakte: “Chiedo a chiunque sia ancora libero di prendere seriamente questo messaggio e di lasciare la Cecenia prima possibile”.
Le vittime del 2017 hanno descritto i brutali metodi usati dalle forze dell’ordine cecene contro le persone LGBT. Un giovane ceceno è stato picchiato con sbarre di ferro, torturato con l’elettricità e insultato a causa del suo orientamento sessuale. A quanto si sa, tre uomini sono morti in quella retata.
Un’altra vittima, Maksim Lapunov, è stato picchiato con la testa infilata in una busta di plastica, ed è stato il primo a denunciare ufficialmente quanto successo alle autorità investigative, ma fin’ora nessun procedimento è stato aperto.
Queste testimonianze hanno scatenato un coro di proteste e sanzioni contro Kadyrov, che nel 2017 è stato accusato dal governo statunitense di “omicidi extragiudiziari” e “purga anti-gay”. Kadyrov ha negato che la purga abbia avuto luogo, ma durante un’intervista ha detto che le persone omosessuali dovrebbero essere eliminate dal suolo ceceno “per purificare il nostro sangue”.
Testo originale: Chechnya: two dead and dozens held in LGBT purge, say activists