La nuova vita della coscienza nelle discussioni cattoliche sulle persone LGBT
Articolo di Francis DeBernardo pubblicato su Bondings 2.0, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 20 gennaio 2018, libera traduzione di Carmine Taddeo
Il dibattito sulla moralità delle relazioni fra lesbiche e gay, spesso tralasciato dalla gerarchia cattolica, è davvero un importante insegnamento sul primato della coscienza. Per la cronaca, questo è quello che il catechismo cattolico dice sull’importanza di obbedire alla propria coscienza:
«L’essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza. Se agisse deliberatamente contro tale giudizio, si condannerebbe da sé. Ma accade che la coscienza morale sia nell’ignoranza e dia giudizi erronei su azioni da compiere o già compiute.» (Catechismo della Chiesa cattolica, n.1790)
Il catechismo dice molto di più sulla coscienza mentre nessun’altra affermazione contraddice le direttive sopra citate. Infatti il catechismo cita il documento del Vaticano II Gaudium et spes (costituzioni pastorali sulla chiesa nel mondo moderno) sezione 16, che offre la ragione per cui la coscienza deve essere rispettata su tutte le altre regole e leggi:
«Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire. Questa voce, che lo chiama sempre ad amare, a fare il bene e a fuggire il male, al momento opportuno risuona nell’intimità del cuore: fa questo, evita quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo, e secondo questa egli sarà giudicato. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità». (GAUDIUM ET SPES, n.16)
Recentemente, il cardinale Reinhardt Marx, di Munich, in Germania, ha discusso di questo insegnamento con una rivista tedesca, applicandolo specificatamente all’omosessualità. La rivista cattolica Crux ha scritto: «il cardinale tedesco Reinhard Marx ha dichiarato che le decisioni sulla moralità sessuale si devono discernere secondo una coscienza ben formata, “l’intervento della libertà e della responsabilità”».
«Il presidente della Conferenza Episcopale tedesca ha affermato che la persona deve essere guidata nella piena realtà della fede attenta alla voce della chiesa. Non è sufficiente dire che qualcuno sa se qualcosa sia buona o no per te, questo non costituisce un processo decisionale da fare nel contesto del Vangelo».
e parlando alla rivista Herder Korrespondenz, il Cardinale Marx ha affermato che questo può essere applicato anche all’omosessualità.
Una vera valutazione comprensiva della pena non è possibile senza uno sguardo alla coscienza dell’individuo, senza uno sguardo alla sua realtà e alle circostanze concrete.
Il cardinale Marx si è scagliato contro l’interpretazione di questo intervento della libertà e della responsabilità come fosse relativismo, dicendo che «deve esserci rispetto per la decisione che ciascuno di noi prende singolarmente, questo è sempre presente nel contesto del Vangelo. Sarebbe veramente terribile considerare questo atto come relativismo, come qualcuno indubbiamente ha ripetutamente concluso, come se tutti potessero fare qualsiasi cosa piacesse loro».
I commenti di Marx sono coerenti con l’insegnamento del catechismo sulla coscienza che sottolinea anche che una persona deve avere una coscienza formata e che la preghiera e la riflessione sulla Scrittura, la passione e il sacrificio di Gesù, la guida dello Spirito Santo, i consigli degli altri e l’insegnamento della chiesa sono parti del processo di formazione della coscienza.
Nella sezione n.1785 il catechismo afferma: «Nella formazione della coscienza la Parola di Dio è la luce sul nostro cammino; la dobbiamo assimilare nella fede e nella preghiera e mettere in pratica. Dobbiamo anche esaminare la nostra coscienza rapportandoci alla croce del Signore. Siamo sorretti dai doni dello Spirito Santo, aiutati dalla testimonianza o dai consigli altrui, e guidati dall’insegnamento certo della Chiesa».
Mi viene in mente quello che ho sentito dire da un eminente teologo, padre Charles Curran, in un dibattiro sulla coscienza. Padre Curran ha osservato che la visione cattolica sulla coscienza non è conforme all’idea americana di “forte individualismo“, che premia le persone che prendono decisioni indipendenti. La visione cattolica della coscienza è più di un processo comune in cui un individuo prende una decisione ,considerando la saggezza della nostra tradizione di fede e arrivando ad una decisione basata sulla conversazione e l’interazione con altre persone, non da solo.
I commenti di Marx su “circostanze concrete” mi hanno anche ricordato ciò che l’arcivescovo di Baltimora, William Borders, ha detto sul prendere decisioni secondo coscienza. In quelle situazioni, Borders ha detto:
“‘. . . il ruolo della coscienza è quello di un giudice, non di un insegnante; . . . la coscienza non insegna ciò che è buono o cattivo, né crea il bene o il male. Pesa i dati accumulati, giudica in situazioni molto concrete, non teoriche, le situazioni concrete della propria vita. “(Citato nel piano pastorale dell’Arcidiocesi di Baltimora del 1983, Un ministero per le persone cattoliche gay e lesbiche: Motivazione per il ministero)
L’intervento del cardinale Marx è coerente con l’approccio di Papa Francesco che sulla coscienza ha scritto nell’Amoris Laetitia: «In determinate circostanze le persone trovano grandi difficoltà ad agire in modo diverso. […] Il discernimento pastorale, pur tenendo conto della coscienza rettamente formata delle persone, deve farsi carico di queste situazioni. Anche le conseguenze degli atti compiuti non sono necessariamente le stesse in tutti i casi». (Amoris Laetitia, n.302)
“. . . bisogna incoraggiare la maturazione di una coscienza illuminata, formata e accompagnata dal discernimento responsabile e serio del Pastore, e proporre una sempre maggiore fiducia nella grazia. Ma questa coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio, e scoprire con una certa sicurezza morale che quella è la donazione che Dio stesso sta richiedendo in mezzo alla complessità concreta dei limiti, benché non sia ancora pienamente l’ideale oggettivo. In ogni caso, ricordiamo che questo discernimento è dinamico e deve restare sempre aperto a nuove tappe di crescita e a nuove decisioni che permettano di realizzare l’ideale in modo più pieno“. (Amoris Laetitia, n. 303).
È assai positivo che Marx abbia reintrodotto l’idea di coscienza nella discussione cattolica sulla sessualità, poichè è stato assente dalla discussione per troppo tempo. La cosa Ppù clamorosa è che i vescovi statunitensi hanno deciso di eliminare una discussione sulla coscienza che era apparsa in una prima bozza del documento del 1997 Always Our Children (sul ministero pastorale dei genitori con bambini lesbiche / omosessuali) dalla sua versione finale.
La coscienza non è una “clausola di fuga” dall’insegnamento della chiesa, né è un’opportunità per le persone di prendere decisioni, volenti o nolenti. L’insegnamento sulla coscienza è un insegnamento fondamentale della Chiesa cattolica perché descrive l’aspetto più importante della fede: il rapporto di Dio con ciascuno degli amati di Dio.
Testo originale: Reviving the Role of Conscience in Catholic LGBT Discussions