La pace di Cristo è qui e ora per le persone LGBT
Riflessioni bibliche di John Winslow pubblicato su Bondings 2.0*, blog dell’associazione cattolica New Ways Ministry (Stati Uniti), il 4 dicembre 2016, liberamente tradotto da Silvia Lanzi
Durante l’Avvento non riflettiamo solo sull’Incarnazione di Cristo come momento storico, ma anche come realtà contemporanea. Riflettiamo come Cristo si è manifestato per noi e con noi, ora. Oggi, in un passo del libro del profeta Isaia, leggiamo che “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello”, che “la pantera si sdraierà accanto al capretto” e che “il vitello e il leoncello pascoleranno insieme”. Veniamo a sapere che finiranno le relazioni basate sul paradigma dello sfruttamento e della violenza ciclica e infinita. La venuta di Cristo pone termine alla relazione più fondamentale della natura: quella tra predatore e preda. In Cristo, la vita di uno non dipenderà più dalla morte dell’altro. In Cristo tutta la creazione “sarà glorificata”.
Come cattolici LGBTQ conosciamo intimamente la relazione tra lupo e agnello. Durante l’adolescenza l’unica sensazione che associavo alla mia sessualità era la paura: una paura soverchiante, obnubilante e costante. Mi era entrata nelle ossa. Era intessuta ad ogni parola che dicevo, come una seconda lingua che non sapevo di aver imparato ma che un giorno, svegliandomi, parlavo fluentemente.
Come cattolici LGBTQ spesso ci sentiamo costretti ad imboccare almeno due diverse direzioni. Praticamente non entriamo in quelle categorie, o caselle, che la società ha creato per noi. Quelli che sostengono la nostra identità LGBTQ – identità che crediamo ci sia stata data da Dio – spesso vedono il nostro cattolicesimo come arretrato e legato inesorabilmente ad un conservatorismo culturale. D’altro canto, però, spesso le nostre comunità di fede (proprio quelle che ci hanno cresciuto) la demonizzano e ne deprivano il significato.
È semplicistico dire che questo contrasto è fomentato solo da gruppi esterni a noi. Per molti di noi si tratta di una continua ed estenuante lotta di autologoramento: a volte ci troviamo in pace con la nostra identità queer, altre con la nostra identità di cattolici, ma raramente ci sentiamo in pace con entrambe.
Per molte persone – specie quelle che fanno parte della comunità LGBTQ – è frustrante l’idea che un sacerdote cattolico dovrebbe fare di più che condannare la mia sessualità, ed essere invece più compassionevole e d’aiuto. Molti ridono quando racconto loro che il miglior consiglio sul mio coming out l’ho ricevuto da un prete. Ad essere sincero, non avrei mai immaginato di dire: “Il Giovedì Santo ho fatto coming out via e-mail con la mia famiglia perché me l’ha detto un prete”.
Ma è proprio vero. Non avrei mai fatto coming out senza l’amore, l’aiuto e il consiglio continuo di molti cattolici: religiose, seminaristi, laici e sì, anche preti. La sera prima del Giovedì Santo del mio primo anno di università rimasi alzato a leggere il diario che tenevo a fasi alterne da quando avevo quattordici anni. Lessi i racconti delle vacanze con la mia famiglia, i ricordi e le avventure del mio semestre all’estero. Lessi il mio elenco di prime volte: il primo bacio ad un ragazzo, la prima volta che avevo detto a qualcuno di essere gay, la mia prima esperienza sessuale. Lessi i miei appunti forsennati sulla Bibbia, le mie preghiere e le mie domande rabbiose. Toccai il foglio macchiato di lacrime della poesia che avevo scritto sulla mia prima cotta. Pensai a quanto disperatamente volessi la pace, una pace che il mondo sembrava incapace di darmi. Delle cose che potevano sorprendermi, avere la “pace” non era in cima alla mia lista. Ad essere sinceri, non era una cosa che pensavo di trovare, sicuramente non dopo il mio coming out.
Rileggendo la mia vita, con il consiglio del prete di fare coming out che continuava a passarmi per la mente, capii che farlo non significava fare qualcosa. Piuttosto sarebbe stato come il lupo e l’agnello che si abbracciano l’un l’altro con amore, lasciando semplicemente succedere qualcosa che sembrava impossibile. Quella del mio coming out è stata l’esperienza di pace più profonda che abbia mai fatto.
Questo Avvento è un’opportunità per ricordare che la pace di Cristo non è qualcosa che avverrà solo con la Parusia, la Seconda Venuta. No, Cristo ci offre la sua pace ogni giorno, una pace che ci dà riposo. Indipendentemente dalle condanne del Magistero, o dall’improvviso rinvigorimento, negli Stati Uniti, di omofobia e transfobia dopo le elezioni, o dal vetriolo delle nostre famiglie, noi siamo davvero amati per quello che siamo. Quando ci accettiamo nella nostra integrità, anche Cristo ci accetta. E questo ci darà la pace.
* Per le quattro settimane di Avvento Bondings 2.0 ospiterà delle riflessioni sulle letture del giorno fatte da teologi e ministri pastorali LGBTQ che studiano al Boston College. Le letture liturgiche per questa prima domenica di avvento sono: Isaia 11:1-10; Salmi 72:1-2, 7-8,12-13, 17; Romani 15:4-9; Matteo 3:1-12. La riflessione di oggi è di John Winslow, ex volontario gesuita e ora studente di teologia alla Boston College School of Theology and Ministry.
Testo originale: The Wolf and the Lamb: Coming Out and the Promises of Advent