La Pasqua tra Resurrezione e Speranza
Riflessioni bibliche* di Giacomo Tessaro, volontario del Progetto Gionata
La tomba vuota, ovvero l’assenza di Gesù nel sepolcro la domenica mattina successiva alla sua crocefissione e morte, è un tema che forse viene trattato poco nella predicazione cattolica e protestante, perché il centro della dogmatica cristiana classica è la Resurrezione: il sepolcro è vuoto perché Gesù è risorto, è vivo, ed è questo secondo aspetto che viene messo in risalto: la fede in Cristo, per come viene intesa da centinaia di milioni di cristiani, è un rapporto con Gesù vivente e presente qui, ora, in mezzo a noi.
Eppure, le donne (e i discepoli) che per prime hanno scoperto che il sepolcro era vuoto, dapprima forse a tutto hanno pensato, meno che ad avere “una relazione personale con il Salvatore Gesù Cristo”; all’inizio vediamo in loro molto timore, se non proprio paura, perché non capiscono dove possa essere finito il cadavere (e in seguito tornerà più volte il sospetto che sia stato trafugato) e perché delle creature in forma umana, ma che hanno nell’aspetto qualcosa di soprannaturale, dicono loro delle cose che forse dapprima non comprendono del tutto, ma meno ancora le comprendono gli apostoli, che le ritengono vaneggiamenti femminili: “Ma l’angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto” (Matteo 28:5-7); “E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse” (Luca 24:9-11).
I sentimenti primari delle discepole e dei discepoli di Gesù di fronte alla tomba vuota sono la paura e lo stupore. Le prime si affrettano a comunicare ai secondi che la tomba è vuota (ma secondo Marco 16:8 avevano talmente paura che non osarono, e lì il Vangelo si chiude), ma costoro crederanno davvero a partire dal momento in cui apparirà loro il Risorto (e anche allora, comunque, i dubbi non mancheranno affatto). Non solo la tomba vuota, ma anche le apparizioni, sono eventi che suscitano sconcerto e incredulità, anche per donne e uomini non immersi in una civiltà materialista ed empirista come la nostra. Ovviamente chi avversava Gesù già in vita, non crede alla Resurrezione e, di fronte al sepolcro vuoto, crede senz’altro che il cadavere sia stato trafugato, probabilmente dai discepoli, per validare le profezie di Gesù riguardo il suo ritorno dopo la crocefissione.
Per stabilire cosa possa voler dire per noi la tomba vuota, questo oggetto misterioso, vale la pena interrogarci su cosa significa per noi la Resurrezione di Gesù. La mia fede unitariana mi spinge non già a buttare nella spazzatura tutto ciò che, nella vicenda di Gesù, pertiene alla sfera del soprannaturale, ma a interpretare quest’ultimo in maniera simbolica, come eventi forse avvenuti, forse frutto della tensione apologetica ed evangelizzatrice degli autori dei Vangeli, ma comunque ricchi di significato spirituale e di saggezza, e quindi validi sempre, al di là dello stesso fatto di aderire al cristianesimo o meno.
Quello che il finale dei vari Vangeli ci dice è che le discepole e i discepoli, ma in particolare questi ultimi, sono oramai rassegnati al fallimento della singolare vicenda del loro Maestro, tanto rassegnati da tapparsi nelle loro case e reagire in maniera contraddittoria alla comparsa del Risorto, ma presto questa situazione si ribalterà, e Cristo verrà predicato in tutto il mondo conosciuto. Se si dovesse riassumere tutto il periodo pasquale in una sola parola, sarebbe certamente Speranza, quel sentimento più o meno razionale che molte persone non conoscono e che altre scherniscono, e che pure direi che sta al fondamento di gran parte delle religioni e delle spiritualità. Le discepole e i discepoli, fin dall’alba di Pasqua, imparano sempre meglio cosa voglia dire la Speranza, e successivamente la portano fuori, tra i popoli. Se il cristianesimo sta o cade con la Pasqua, allora sta o cade con la Speranza, che dovrebbe essere il segno distintivo dei seguaci di Gesù in ogni atto e momento della vita quotidiana, e il periodo pasquale è un’ottima occasione per riflettervi.
* I passi biblici sono tratti dalla Bibbia di Gerusalemme/CEI.