La passione di Cristo vista attraverso gli occhi delle persone LGBT
Riflessioni di Stephen Schmidt* pubblicate su IMPACT Magazine (USA) del marzo 2015, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
È un po’ scioccante all’inizio – per lo meno per un credente, ed anche per una persone gay. Lo stesso titolo è uno schiaffo in pieno viso, per prima cosa ci attira con toni religiosi familiari, poi quasi furtivamente con un pugno: The Passion of Christ: A Gay Vision (La passione di Cristo: una visione gayTesto di Kittredge Cherry. Illustrazioni di Douglas Blanchard, Apocryphile Press, 2014, 154 pagine). Metà di voi ne è oltraggiata, l’altra metà intrigata. Il vostro primo istinto è sfogliare le pagine, guardando le illustrazioni, con la stessa reazione: offesa e curiosità.
“Non puoi fare questo a Gesù. Non è così che è successo.” Ma se guardate un po’ più da vicino, vedrete l’Emmanuele – Dio con noi – ritratto in termini molto umani e moderni. E questo è vero per la storia del vangelo, come per qualsiasi quadro rinascimentale della passione di Cristo. E se vi prendete qualche minuto in più e leggete veramente qualche pagina, vi immergerete velocemente in un’atmosfera di devozione. Kittredge Cherry racconta in primo luogo ogni pennellata, sottolineando il simbolismo che altrimenti si potrebbe perdere, legando l’immagine più da vicino al racconto biblico che ritrae, e poi ci porta verso un momento di serena riflessione e di preghiera.
Lontano dall’essere oltraggiati, finirete con l’essere grati a questa nuova esperienza spirituale, per questa nuova opportunità di apprezzare l’opera di Cristo e di passare questi momenti in preghiera. “Aiutami a far diventare questo parte della mia vita.” Questo potrebbe essere uno dei libri devozioni più interessanti che avrete sui vostri scaffali.
Cherry ha iniziato a scrivere per la prima volta i commenti alle illustrazioni di Blanchard nella settimana santa del 2011, ed essi rimangono un modo privilegiato di meditare sugli eventi finali della vita di Gesù – in qualsiasi momento dell’anno – per fare una riflessione in più su una storia ormai conosciuta.
Douglas Blanchard è nato a Dallas e ha iniziato a lavorare ai ventiquattro pannelli della sua versione della passione un po’ prima degli attacchi dell’undici settembre. Disgustato dai risultati di una religione senza cervello, l’attacco terroristico lo ha immerso ancor di più nel progetto, motivandolo a guardare oltre la superficie delle storie di fede, fino al loro vero e profondo significato. Le sue immagini trasmettono un significato che potrebbe riguardare molte persone LGBT, in contrasto con l’impressione che il titolo potrebbe dare, Gesù non è ovviamente raffigurato come un uomo gay. Non c’è un modo radicale di ridipingere la storia di Cristo in un contesto gay, politicamente ostile e socialmente oppresso. A parte un piccolo indizio nel Gesù ascendente verso il Padre, non esiste affatto un vero accenno al suo orientamento sessuale. Gesù è semplicemente un uomo bianco, giovane, imberbe, atletico e urbano – il deliberato tentativo dell’artista di agganciare Gesù alla vita contemporanea.
L’intero punto ispiratore della serie, afferma Blanchard, è il riflettere sul messaggio di Dio che si fa solidale con noi. Così, invece di dipingere Gesù con la tradizionale solennità e la passività di uno sguardo vitreo, santo e inavvicinabile, il Cristo di questi dipinti è totalmente umano, vicino, qualcuno che attira a sé istintivamente le persone. Infatti, per evitare di estrapolare i quadri dal contesto, Blanchard ha dipinto una finta cornice intorno ad ognuno, completandolo con titolo e con il numero della sequenza.
Ma alcuni esempi funzioneranno meglio nel descrivere questo libro più di una breve recensione.
Il primo pannello presenta Gesù come “il figlio dell’uomo”, che si identifica in noi, come un sofferente. È dipinto con Giobbe e Isaia, figure bibliche associate ad una profonda sofferenza. E la meditazione di Cherry è potente:
“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità.” – Giovanni 1:14
Gesù è stato uno di noi, un vero essere umano. Ha amato tutti, inclusi i suoi nemici. Eppure qualcuno dice che le persone LGBT non appartengono alla storia di Gesù Cristo… Lo Spirito Santo ispira ogni persona a scorgere Dio sulla sua strada. Questa è la storia di un Gesù che ha enfatizzato la sua umanità chiamando se stesso Umano o il Figlio dell’Uomo. Non sembra molto gay. giovane e attraente, può passare per eterosessuale. È completamente nel presente, ma sente la vicinanza profonda con i profeti antichi, Giobbe e Isaia, che capiscono la sofferenza. Ha voluto servire Dio guarendo le persone e liberandole. Qui ricordiamo i suoi ultimi giorni, la sua morte e risurrezione. Gesù è stato un figlio di Dio che ha incarnato l’amore così completamente che ha trasceso la storia e anche la stessa morte. Ma mentre ciò stava accadendo, la gente non capiva. Come molte persone LGBT, è stato respinto dalla società. Hanno messo in prigione il liberatore. “Gesù, mostrami come hai vissuto ed amato”.
Sul secondo pannello, “Gesù entra in città” Cherry scrive:
“Ecco, il mondo gli va dietro.” – Giovanni 12:19
Ognuno ha applaudito quando Gesù ha argomentato per la giustizia e la libertà. Le folle l’hanno seguito nella città, gridando e agitandosi. I loro canti non erano così diversi dai nostri: “Possimo farlo! Fuori dal buio e nelle strade! Noi siamo qui, siamo strani abituatevi!”
Gesù era una superstar che faceva una grande entrata. Ma lo fece nel suo stile modesto e gentile. Sorprese la gente cavalcando un asino. Alcuni dei suoi sostenitori, coloro che avevano particolare successo, lo spingevano a far tacere gli altri – per assimilare, non per alienare. Voleva tenere un tono basso. Comportarsi in modo rispettoso, non per domandare rispetto. Non voleva ostentare se stesso. La sua risposta: “sono qui per liberare le persone!” Se le folle avessero fatto silenzio, avrebbero gridato i sassi! Era quel tipo di giornata, la Domenica delle Palme, quando tutti gridavano per l’uguaglianza e la libertà. Ma qualcuno sta ancora ascoltando? Eccomi qui Gesù!
Nel pannello 3 troviamo dipinto un Gesù che disperde i cambiavalute fuori dal tempio, e Cherry ci porta a meditare:
“È scritto: ‘La mia casa sarà chiamata casa di preghiera’, ma voi ne fate una spelonca di ladroni” – Matteo 21:13.
Gesù ha reagito quando ha visto qualcosa che non andava. Niente lo faceva arrabbiare di più che l’ipocrisia religiosa che bloccava le strade di Dio. Diventava matto quando i sacerdoti facevano pagare la gente per adorare Dio… ognuno raggiunge Dio gratuitamente…
Gesù, grazie per la tua rabbia. Dammi il coraggio di agire contro l’ingiustizia. Quando Gesù predica nel tempio, noi siamo portati a pregare, “Gesù insegnami, toccami!”
All’ultima cena, si vede il moderno Gesù in un cappotto sportivo, circondato da un gruppo multirazziale di tutte le età. Una vecchia donna nera abbigliata con abiti da chiesa e un cappello siede di fianco ad un giovane uomo in maglietta; un giovane uomo nero con una sigaretta sta alle spalle di un uomo bianco più vecchio in abiti da lavoro.
Una giovane donna in abito da cocktail e tacchi prende la mano di un ragazzo in giacca di pelle e jeans. E Gesù sta lì, abbracciandoli, con le braccia sulle loro spalle, con il vino e la matzah (pane non lievitato) e loro stanno seduti davanti a lui. “Questo è il mio corpo dato per voi. Fate questo in memoria di me.”… E noi rispondiamo “Gesù, grazie perché ci sfami!”
Gesù prega da solo, da qualche parte in un vicolo buio, il moderno Getsemani. “Guidami Dio! Metto la mia vita nelle tue mani.” E quando viene arrestato, siamo portati a pregare, “Gesù. Come potrei rispondere all’odio?”
Ci sono alcune immagini provocatorie nel libro. Quando Gesù è davanti ai soldati lo vediamo sedere nudo, ammanettato, con la schiena rivolta verso di noi, mentre moderni soldati gli puntano un coltello alla gola e cani gli ringhiano addosso da un lato.
Lo vediamo appeso nudo da un tubo mentre è flagellato e scorre il suo sangue lungo la schiena, i glutei e le gambe. È più stilizzato o irriverente di quel che è successo davvero? “Gesù è con tutti quelli che soffrono… e con tutti quelli che causano sofferenza.” E poi è crocifisso e noi siamo spinti a pregare, “Dio, aiutami a trovare un senso nella morte brutale di Gesù.” Quindi seguono le immagini della sua resurrezione, della sua apparizione a Maria, della cena con gli amici a Emmaus (“Vieni e viaggia con me, Gesù. O se già qui?”)
La pentecoste, ecco che “arriva lo Spirito Santo”, è dipinta come una donna con le ali e un abito d’oro fluttuante, che discende in un gruppo di uomini e donne, bianchi e neri, una persona sulla sedia a rotelle alza le mani in primo piano. “Vieni, Santo Spirito, e accendi una fiamma di amore nel mio cuore.”
Forse il più controverso quadro della serie è il 22, “Gesù ritorna a Dio.” Qui Blanchard evita deliberatamente il linguaggio religioso tradizionale e traduce “l’ascensione” nel suo significato più semplice. Qui un Gesù a torso nudo, che indossa un paio di jeans, è innalzato al cielo nelle braccia di un angelo virile che sembra baciarlo e abbracciarlo stretto con una mano sul sedere. È senz’altro un immagine omoerotica – ma suggerisce l’intimità che esiste quando “la carne mortale diventa radiosa perché è resa parte di Dio.”
Se ci si volesse lamentare di questo libro, questo pannello sarebbe la benzina usata per accendere il fuoco. Ma, nel contesto, e per i lettori LGBT, anche questa immagine evoca i sentimenti complessi che viviamo per integrare la nostra sessualità e la nostra fede. È vero. Se Gesù si è fatto carne per camminare insieme a noi, se si identifica con noi nella nostra complessa umanità, cosa potrebbe essere più potente e suggestivo della mescolanza della sua natura umana e divina?
Questo quadro provocatorio potrebbe essere una buona sintesi della mia reazione davanti a questo sorprendente lavoro di Cherry e Blanchard. All’inizio ero riluttante. Avevo timore che la mia sensibilità religiosa venisse aggredita. Ma ho finito col sentirmi più ricco dopo questa esperienza. Per quanto la mia educazione conservatrice, all’inizio, avrebbe voluto farmi rabbrividire ho trovato, invece, una verità più profonda in queste immagini e nei sui commenti, che mi hanno costretto a zittire i miei scrupoli, per apprezzare il mistero di tutto ciò.
* STEVE SCHMIDT è Teaching Pastor at Expressions Today a Oklahoma City. È diplomato al seminario dell’Ora Roberts University in Tulsa (USA) ed ha anche due masters in Biblica Liberatore and Divinità. Ha fatto le sue ricerche all’Università Ebraica di Gerusalemme e al Jewish Teologica Seminary of America a New York. È editore di IMPACT Magazine, e scrive il suo blog su Cafe Inspirado.
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The Passion of Christ: A Gay Vision. Testo di Kittredge Cherry. Illustrazioni di Douglas Blanchard, Apocryphile Press, 2014, 154 pagine
Testo originale: Review: “The Passion of Christ: A Gay Vision” by Kittredge Cherry & Douglas Blanchard