La preghiera come viaggio d’amore. Meditazioni queer sulla Via Crucis
Riflessioni di H. Adam Ackley* pubblicate sull’Huffington Post (Stati Uniti) il 23 marzo 2015, liberamente tradotte da Silvia Lanzi
Ognuno può usare la preghiera per rendere la sua relazione con Dio più intensa – non solo gli esperti di una religione in particolare. Come persona intersessuale, che ha di recente fatto la transizione tra il genere femminile assegnatomi alla nascita e quello maschile, fisicamente e psicologicamente più sano per me, ho lottato con la relazione della tradizione religiosa nella quale sono stato ordinato e ho insegnato a livello universitario per due decenni. La perdita del lavoro, il divorzio, l’isolamento sociale e la vergogna publica sui social media, sono stati parte del mio viaggio spirituale nei due anni scorsi. Comunque medito e prego ancora con i miei amici dentro e fuori dalla tradizione cristiana, particolarmente con quelli che hanno abbracciato un’identità queer.
Per mistici spagnoli del XVI secolo Giovanni della Croce (che ha descritto la sua unione mistica con Gesù con una poesia omoerotica) e la sua maestra Teresa of Avila, ci si deve aspettare una sofferenza periodica come parte normale di una esperienza di completa unione con Dio che si fa progressivamente più profonda e non deve essere schivata o negata. Essere consapevoli che la realta della sofferenza fa parte del nostro viaggio spitituale e ci permette di aver fiducia più chiaramente nell’opera di Dio. Teresa lo chiama “viaggio di preghiera”, un modo quotidiano di vivere in amicizia con Dio. Meditando l’esperienza di sofferenza di Gesù, noi preghiamo CON Gesù, approfondendo la nostra relazione.
Piuttosto che recitare semplicemente delle parole A Dio, meditiamo profondamente su chi sia Gesù e stiamo in Lui come modo di vita e di relazionarci: passiamo tempo da soli dediti a Dio senza distrazioni o riserve, scoprendo di più del nostro Amato, motivati dal nostro amore per Lui nello stesso modo in cui le coppie innamorate desiderano conoscersi a vicenda sempre più profondamente condividendo la mutua presenza, con o senza parole. Come una fune composta da molti fili non può rompersi facilmente (Ecclesiaste 4:12), attingere dai nostri modi umani di amare (philos, eros) rafforza solamente il dono divino dell’amore di Dio e con Lui (agape).
Background storico
Sant’Elena di Constantinopoli (ca 250-ca 330), madre dell’imperatore romano Costantino il grande, visse come domestica in quella che oggi è la Turchia. Quando aveva circa ottant’anni, fece un pellegrinaggio a Gerusalemme, usando la sua influenza di madre dell’imperatore per aiutare a recuperare i siti sacri ai cristiani (come la tomba di Gesù) che erano stati sepolti sotto i templi greco-romani: operazione per la quale è ancora conosciuta come santa patrona degli archeologi. Sotto la sua supervisione vennero costruiti santuari e chiese sui siti santi che erano stati riscoperti: i pellegrini potevano anche camminare dove lo aveva fatto Gesù – sulla Via Dolorosa. Più tardi, nell’Italia medievale, un aspirante cavaliere che aveva fallito nel suo intento di fare un pellegrinaggio in Terra Santa a causa di ferite e malattia (il futuro san Francesco d’Assisi), inventò un modo mistico di viaggiare con Gesù lungo questa via, semplicemente pregando le “stazioni” della croce.
La “Via Dolorosa” o Via Crucis, un nome che risale al XVI secolo, si riferisce alla strada che Gesù fece a Gerusalemme, portando la croce verso il Calvario (in aramaico “Golgota”, “Cranio”). Il viaggio inizia quando Gesù è giudicato da Pilato nel sito di quella che è stata la fortezza Antonia, dove viveva Pilato, il dignitario ebreo che rafforzò la dominazione romana tra la popolazione occupata. La “Via Dolorosa” quindi procede fino al Golgota, il luogo della crocefissione di Gesù, e finisce alla sua tomba.
Sin dal tardo Medioevo la via è composta dalle “quattordici stazioni della croce”. Nella stessa Gerusalemme, i pellegrini iniziano al monastero della Flagellazione, dove non solo Gesù fu interrogato e condannato da Pilato, ma anche flagellato e coronato di spine. La seconda stazione è l’arco dell’Ecce Homo, il luogo dove i soldati romani si giocarono ai dadi gli abiti di Gesù, dove Ponzio Pilato mostrò Gesù alla folla. Alla terza stazione i pellegrini meditano la prima caduta di Gesù sotto il peso della croce, e, alla quarta, l’incontro con sua madre. Poi, alla quinta, i pellegrini considerano l’incontro con Simone di Cirene, che porta la croce di Gesù al Golgota/Calvario, come dicono i vangeli sinottici. La sesta, dove meditano sull’incontro tra Gesù e la Veronica, il nome tradizionalmente dato alla donna che asciugò il viso di Cristo con il suo velo di seta (conservato ancora a Roma, in san Pietro). La settima, in cui riflettono sulla seconda caduta di Gesù sulla via, e l’ottava con l’incontro con le pie donne o “figlie di Gerusalemme” (come riportato in Luca 23.26-28). La nona stazione è la terza caduta.
Le rimanenti sono tutte nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme: queste includono, tradizionalmente, Gesù cui vengono strappate le vesti; Gesù inchiodato alla croce, dove promette il suo regno al (buon) ladrone pentito; la morte di Gesù sulla croce; la deposizione; e Gesù messo nella tomba. Alcuni cristiani di oggi aggiungono, come quindicesima stazione non tradizionale, la resurrezione.
Fuori da Gerusalemme, gli ortodossi orientali, i cattolici romani e i prorestanti (specialmente anglicani e luterani) hanno continuato la pratica medievale francescana di meditare sulle ultime ore di Gesù, insieme o da soli, più comunemente durante la quaresima, il periodo di quaranta giorni di riflessione che porta alla Pasqua (il giorno che celebra la resurrezione di Gesù).
Lo scopo di questa pratica devozionale antica e ancor’oggi molto diffusa, è quello di fare un “pellegrinaggio spirituale” pregando e meditando le sofferenze di gesù Cristo, forse anche come parte del nostro “incessante sforzo di stare accanto alle infinite croci sulle quali il Figlio di Dio continua ad essere crocifisso”.
Sebbene la Bibbia stessa ammetta che non tutto ciò che ha fatto Gesù è stato scritto (Giovanni 21.25), alcuni cristiani si sono interessati alle tradizionali stazioni della croce, dal momento che non tutte sono identificate esplicitamente nelle Scritture.
Alcuni cristiani hanno trovato dei modi creativi per modificare questa pratica devozionale quaresimale e per incentrarla completamente sulla Bibbia come in questo esempio: 1. Gesù prega nell’orto del Getsemani (Matteo 26.36-41), 2. Gesù, tradito da Giuda, è arrestato (Marco 14.43-46), 3. Gesù è condannato dal sinedrio (Luca 22.66-71). 4. Gesù è rinnegato da Pietro (Marco 15.1-5, 15), 6. Gesù viene giudicato da Pilato, flagellato e coronato di spine (Giovanni 19.1-3). 7. Gesù porta la croce (Giovanni 19.6, 15-17), 8. Gesù è aiutato a portare la croce da Simone di Cirene (Marco 15.21), 9. Gesù incontra le donne di Gerusalemme (Luca 23.27-31), 10. Gesù viene crocifisso (Luca 23.33-34), 11. Gesù promette il suo regno al buon ladrone (Luca 23.39-43), 12. Gesù parla a sua madre e al suo discepolo (Marco 15.1-5, 15), 13. Gesù muore sulla croce (Luca 23.44-46), 14. Gesù è posto nel sepolcro (Matteo 27.57-60).
Meditazioni individuali da una prospettiva queer post-cristiana sulle quattordici stazioni tradizionali sono postate nei quattro articoli che seguono.
* H. Adam Ackley, attualmente è responsabile della formazione per una hotline di aiuto per persone transgender ed è un agente di sicurezza pr ivata. Un tempo era un professore di Studi Religiosi e ministro ordinato, attualmente insegna yoga. Prima di ritirarsi dal lavoro universitario, era un professore ordinario, direttore di dipartimento e di una facoltà. E’ stato politicamente impegnato ed ha pubblicato diversi libri, capitoli e articoli con editrici universitari e in riviste accademiche, ed è un blogger sul Huffington Post USA per la sezione Religione e Voci gay dal 2013.
Testo originale: Queering the Way of the Cross: Meditations on a Queer Spiritual Journey