La proibizione dell’omosessualità nel Levitico (Lv 18,22 e 20,13)
Riflessione di Victor Paul Furnish* tratta da AA.VV., Bibbia e omosessualità, Claudiana editrice, 2002, pp.13-15
Due formulazioni di una norma contro i rapporti sessuali di un maschio con un altro maschio si trovano nella cosiddetta Legge di Santità di Levitico vv 17- 26.
Questo codice, che assunse la forma in cui ci è pervenuto all’epoca dell’Esilio (VI secolo a.e.v.), è con tutta probabilità un insieme di più raccolte di leggi e norme originariamente distinte. Le due versioni della proibizione dell’ «omosessualità» maschile si trovano in due diverse raccolte all’interno di questo codice, e ognuna ha una sua storia di trasmissione.
Nel suo insieme il codice, così come ci è pervenuto, riflette la preoccupazione dell’antico Israele per la purità, che era intesa in modo decisamente oggettivo come la condizione in cui si è puliti e incontaminati, in contrapposizione a quella in cui si è sporchi e contaminati. Essere «puri» significava essere un esemplare incontaminato di una certa specie, che non avesse promiscuità con altre specie (il che avrebbe comportato la contaminazione).
In questo contesto, perciò, «corruzione» non significa corruzione morale, ma sporcizia in senso letterale, fisico. E questa la ragione per cui la Legge di Santità proibisce per esempio di accoppiare «bestie di specie differenti», di seminare il proprio campo «con due specie di semi», di indossare una «veste tessuta di due diverse materie» (Lev. 19,19).
E questo il contesto culturale in cui le proibizioni di Levitico 18,22 e 20,13 vanno ricollocate per essere comprese correttamente. Esse condannano i rapporti sessuali tra due individui di sesso maschile perché in simili atti uno dei due partners deve – come dice letteralmente l’ebraico – «giacere la giacitura (o nella posizione) di una donna».
In questo modo, secondo la concezione ebraica antica, la virilità di quel partner restava compromessa: egli non era più un esemplare incontaminato della sua specie, ed essendo contaminato, tutto l’atto risultava impuro: e così anche l’altro partner.
E importante osservare che questa norma del Levitico non prende in considerazione in modo specifico il problema di che cosa sia «buono» o «giusto» o «amorevole». L’unica sua preoccupazione è la purità, intesa in un senso oggettivo e letterale.
E anche per questo motivo che la proibizione è così assoluta e priva di ulterioriozioni. L’identità dei due individui di sesso maschile non ha importanza, né conta la loro età, la natura della relazione che li lega, se ci sia stato reciproco consenso.
L’unica cosa che ha importanza è che uno di loro verrebbe fisicamente contaminato dall’assunzione del ruolo femminile, e in tal modo contaminerebbe l’atto stesso e il suo partner.
* VICTOR PAUL FURNISH è pastore della United Methodist Church e professore emerito di Nuovo Testamento alla Perkins School of Theology della Southern Methodist University di Dallas (U.S.A.)